Articoli

AGGIORNAMENTI AL 12 DICEMBRE

A Natale dona libri!

EVENTI
Da martedì 12 dicembre a domenica 21 gennaio – Roma, Spazio Eventi Tirso. Via Tirso, 14. “CALLAS E ROMA. UNA VOCE IN MOSTRA”. La voce divina della soprano assoluta è la vera protagonista di una mostra che racconta l’artista e il suo rapporto con la città eterna, attraverso un percorso vocale con le registrazioni di Norma, Traviata, il Turco in Italia che accompagna foto d’epoca, costumi di scena, lettere, documenti, titoli di giornali.

Mercoledì 13 dicembre – Roma, Casa della Memoria e della Storia. Via San Francesco di Sales, 5 – ore 17.30. PRESENTAZIONE DE “IL MOSAICO DELLA MEMORIA” OMAGGIO A GIACOMA LIMENTANI. La Società Italiana delle Letterate dedica alla scrittrice dalla attività multiforme, traduttrice, saggista e narratrice, un volume contenente scritti di studiose affermate e di giovani allieve, oltre a un intervento della stessa Limentani e un’intervista. Racconti autobiografici in cui l’autrice “dice, insegna narra” e storicizza il dolore, per chi voglia ascoltare. Ingresso libero.

INIZIATIVE
PACCO “TRAFFICHIAMO SPERANZA” – DICIAMO NO ALLA TRATTA
La campagna, lanciata dalla Cooperativa Sociale “New Hope” di Caserta, coinvolge vittime di tratta impegnate in un percorso di reinserimento sociale aiutate dalle suore di Casa Rut: nel loro laboratorio di sartoria etnica queste donne, quasi tutte giovani madri, creano manufatti unici cucendo stoffe dei loro paesi di origine. Al seguente link è possibile prenotare il pacco, disponibile nelle versioni casa, cucina e persona con il libro “Il coraggio della Libertà ” di Blessing, giovane nigeriana che ha avuto il coraggio di denunciare i suoi sfruttatori.

BANDI
CONCORSO NAZIONALE GIGLIOLA CORDUAS “LA SCUOLA: OCCASIONE E LUOGO DI CRESCITA, PER UNA COMPLETA PARITÀ UOMO/DONNA”
Il Concorso, patrocinato da FNISM, vuole stimolare la riflessione di studentesse e studenti sul valore della diversità e sull’importanza di una partecipazione corresponsabile fra donne e uomini alla crescita del Paese. Consulta il regolamento. Scade il 31 dicembre.

BORSE DI STUDIO DELLA FEDERAZIONE EUROPEA SOROPTIMIST SI/E
I premi sono in particolare rivolti alle candidate che, avendo iniziato un corso di studi o di formazione, si trovino in difficoltà nel portarlo a conclusione. Verranno accolte solo le domande relative all’anno scolastico successivo a quello in corso (anno accademico 2018/2019). Si consulti il bando qui. Completare la candidatura entro il 16 gennaio 2018.

CONCORSO PER 12 ATLETI NELLE FIAMME AZZURRE
Il gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria seleziona 5 agenti nel ruolo maschile e 7 agenti nel ruolo femminile. Per tutti i dettagli e il bando – con scadenza 28 dicembre: http://bit.ly/2AFAaJG

FORMAZIONE
CORSO DI PERFEZIONAMENTO “DIFFERENZE DI GENERE, PARI OPPORTUNITÀ, SOSTENIBILITÀ E NUOVI MODELLI DI CITTADINANZA”
Il corso, organizzato dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, inizierà a febbraio e terminerà a luglio 2018 e prevede 4 moduli: Storico-filosofico, Pedagogico-Antropologico, Sociologico-Giuridico, Economico. È possibile iscriversi anche a singoli moduli. Il modulo Diritto/Diritti/Giustizia ha l’accredito presso l’Ordine degli Avvocati. Il termine per le iscrizioni è il 10 gennaio 2018, ma sono già partire le preiscrizioni. Qui il Manifesto contenente tutte le indicazioni, i contatti e i link utili.

MASTER IN STUDI E POLITICHE DI GENERE
Il corso, diretto dalla prof.ssa Federica Giardini, si terrà presso l’Università degli Studi di Roma 3: sono aperte le iscrizioni. Per informazioni: http://www.masterstudiepolitichedigenere.it/il-master/#per-iscriversi

MASTER IN GERONTOLOGIA DI AIQUAV
Il master annuale di II livello organizzato presso l’Università di Chieti è da 60 CFU (posti disponibili 30). Scadenza iscrizioni: 22 dicembre 2017. Per informazioni e bando: https://www.unich.it/didattica/post-lauream/master

ESSERE LEADER AL FEMMINILE
Il corso, realizzato da Soroptimist International Italia in collaborazione con la SDA Bocconi di Milano, vuole offrire concreti strumenti per affrontare il mercato del lavoro con un atteggiamento attivo e propositivo. Consulta il bando. Entro il 19 gennaio 2018 presentare la domanda di iscrizione alla Presidente del Soroptimist Club competente per territorio, cioè quello di residenza o domicilio della candidata.

ACCESSO ALLA GIUSTIZIA DELLE DONNE. QUALE DIFFERENZA?
I seminari di studio – che avranno luogo da ottobre 2017 a maggio 2018 a Roma, presso la Fondazione Lelio e Lilli Basso (Via Dogana Vecchia, 5) dalle ore 16 alle 19 – sono articolati a partire da un caso giurisprudenziale, con l’obiettivo di suggerire per ogni tematica prospettive femministe che possano incidere in chiave trasformativa sulle argomentazioni delle decisioni di volta in volta esaminate. Scarica il programma.


“VIVERE LA DEMOCRAZIA, COSTRUIRE LA SFERA PUBBLICA  – UNA SCUOLA PER LA BUONA POLITICA”
Giunto al suo undicesimo anno di attività, il corso dedicato a Letture politiche del secondo Novecento organizzato dalla Fondazione Basso riapre le iscrizioni per il 2018. Termine ultimo per presentare domanda: 20 dicembre 2017. Scarica il bando.

LA GRAMMATICA CHE MIGLIORA LA VITA
Sono aperte le iscrizioni alla seconda edizione del Corso online che sviluppa la competenza grammaticale per l’identità linguistica e culturale, per il benessere psicofisico, per un apprendimento proficuo e consapevole di tutte le lingue. I moduli sono impartiti dalla professoressa Giuliana Giusti, ordinaria di Linguistica presso Ca’ Foscari. Per iscrizioni – aperte dal 23 ottobre 2017: http://ok.unive.it/mod/page/view.php?id=1077


DONNE DIRITTI CULTURE. PERCORSI NEL TEMPO E NELLO SPAZIO
Il Corso di Alta Formazione, attivato dall’Università “La Sapienza” per il secondo semestre dell’anno accademico 2017-2018, attribuisce anche crediti per l’aggiornamento degli insegnanti. Scarica il bando. La domanda di ammissione deve pervenire entro e non oltre il 15 dicembre.


LETTURE
RAPPORTO CENSIS 2017
Il 2 dicembre è stato presentato il Rapporto Censis 2017. A questo link un video della presentazione e diversi comunicati/estratti con le riflessioni di sintesi dei vari capitali. Sempre allarmanti i dati su povertà e vulnerabilità economica e sociale delle famiglie.

TERZO RAPPORTO SUL SECONDO WELFARE IN ITALIA
Dati e riflessioni sul modello presente e futuro dello Stato sociale nel nostro Paese. Tre i punti: uno sulla fase evolutiva che il welfare sta attraversando; uno sulle trasformazioni concrete che abbiamo osservato; e un terzo sulla nozione stessa di secondo welfare”.

FUTURO ANTERIORE. RAPPORTO 2017 SU POVERTÀ GIOVANILI ED ESCLUSIONE SOCIALE IN ITALIA
Dati e riflessioni in un rapporto redatto dalla Caritas Italiana a partire da dati strutturali e da quelli dei propri punti di incontro con le persone e le famiglie in difficoltà.

UNA “TEMPESTA PERFETTA”. DALL’ISTAT I PERCHÉ DI 100.000 NASCITE IN MENO IN ITALIA
Chiara Saraceno in “Il tardi diventa mai: così l’Italia ha perso centomila bambini” commenta i dati Istat dai quali emerge che quasi tre quarti della differenza nel numero di nascite tra il 2008 e il 2016 è dovuta alla modificazione della struttura per età della popolazione femminile – Fonte GIO Gender Interuniversity Observatory, newsletter n. 26. Leggi l’articolo di Linda Laura Sabbadini “I nati fuori dal matrimonio disegnano una nuova Italia“ su lastampa.it

ROSATELLUM, CONSULTA: “CONFLITTI INAMMISSIBILI”
La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibili i conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato sollevati sulle procedure di approvazione delle leggi elettorali Italicum e Rosatellum. Leggi l’articolo.

RAPPORTI DI FORZA TRA I SESSI: RIVOLUZIONE O EVOLUZIONE?
Come sono cambiati gli equilibri tra i sessi? I dati parlano chiaro, le donne hanno sempre più potere ma in Italia il freno è la famiglia. Leggi l’articolo di Francesca Bettio e Barbara Leda Kenny su ingenere.it.

LE DONNE IN BANCA SONO QUASI PIÙ DEGLI UOMINI: MA REDDITO E CARRIERE RESTANO ANCORA INDIETRO
Studio First Cisl sui maggiori cinque istituti che pesano per due terzi dei 300mila bancari italiani: le quote rosa sono 84mila su contro 181mila, ma guadagnano ancora il 10% in meno e solo lo 0,5% diventa dirigente. Romani: “Cambiare quadro culturale e normativo”. Leggi l’articolo su repubblica.it – Fonte GIO Gender Interuniversity Observatory, newsletter n. 26

LE AZZURRE SI GIOCANO LA QUALIFICAZIONE AI MONDIALI. E LA DIRETTA TV?
“Gli addetti ai lavori lo avevano detto: se la nazionale di calcio di Gian Piero Ventura non si fosse qualificata per il Campionato del Mondo Russia 2018 sarebbe stata l’apocalisse. E “apocalisse” è stata”. Leggi l’articolo di Tiziana Pikler.

MILANO, LA BOCCONI ABBATTE IL «SOFFITTO DI VETRO». ALLE DONNE FONDI EXTRA E TEMPO PER LA RICERCA
Il rettore Verona: «Bisognava velocizzare il cambiamento. La presenza femminile alla Bocconi è sottorappresentata, fra i professori ordinari le donne non arrivano al dieci per cento». Leggi l’articolo di Federica Cavadini.

“TE LO SCRIVO IN ROMANO SE TE VEDO T’ACCIACCO”
“Te lo scrivo in romano: sei un gaggio, disgraito e pure buzzicone. Se te vedo t’acciacco”. Ad una settimana dalla decisione di Time Magazine di scegliere il movimento #MeToo come Person of the Year 2017, Asia Argento torna a parlare e lo fa su Twitter, per replicare ad Enrico Brignano.

IN ALABAMA TRUMP ALLA PROVA DEL #METOO
La posta in gioco, apparentemente, è “solo” la scelta di un senatore per l’Alabama. Ma in realtà la sfida tra il settantenne repubblicano Roy Moore, accusato di molestie sessuali su minorenni quando aveva trent’anni, e il democratico Doug Jones, 63 anni, ex procuratore sostenuto da un super Pac controllato dai vertici dem a Washington, è molto, molto di più. In ballo c’è il peso degli scaldali sessuali e della campagna #MeToo sulla scena politica americana, tanto più che l’ombra delle molestie grava anche sul presidente Donald Trump. Leggi l’articolo.

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INTRODUZIONE CONVEGNO ” DONNE E MODELLI DI LEADERSHIP”

CONVEGNO “DONNE E MODELLI DI LEADERSHIP”
15 novembre 2014
INTRODUZIONE

L’idea di lavorare sul concetto delle nuove professionalità al femminile era stato lanciato con una Conferenza stampa a Napoli il 1 luglio 2011 e la presentazione del progetto: ” La presenza femminile tra vecchie e nuove professioni. Le associazioni del CNDI si interrogano: proposte e problemi.”
Le domande poste allora erano:

  1. Com’è cambiato il mondo del lavoro e delle professioni in rapporto all’incremento della presenza femminile?
  2. Sono cambiati i modelli professionali nelle attività tradizionalmente maschili?
  3. Come si sono modificati gli ambiti tradizionalmente femminili? Che rapporto c’è tra femminilizzazione delle professioni e caduta di stato sociale?
    La collaborazione tra le Associazioni federate aveva poi permesso di suddividere in tre grandi aree la materia oggetto di studio: Ambito della CURA; Ambito delle professioni GIURIDICHE e ambito ECONOMICO .
    Lavorando insieme a questo tema ci si è imbattuti nel concetto di Leadership e di come questo rappresenti per alcune donne una limitazione e per altre la realizzazione di quel concetto di pari opportunità e di gender mainstreaming poi lanciato nel 1995 alla quarta Conferenza mondiale sulle donne di Pechino.

I festeggiamenti per i 50 anni della Storica sentenza n.33 del 13 maggio 1960 della
Corte Costituzionale che apriva alle donne l’accesso a tutte le carriere pubbliche in un cammino non ancora concluso ha sicuramente ampliato la platea sulla Leadership al femminile e di come sia ora esercitata nelle carriere anche pubbliche.
Di sicuro ci sono alcuni aspetti che bisogna oggettivamente considerare:

  • La Società è individualista: è importante arrivare, riuscire al di la’ delle motivazioni;
  • Le donne hanno due importanti limitazioni:il mercato e la crisi della famiglia; spesso la scelta della libertà significa solitudine; ruolo delle donne nella famiglia;
  • Linguaggio e uso all’interno dei vari ambiti lavorativi.

Leadership al femminile: non è un aizzare al conflitto tra uomini e donne ; è un invito a guardare le cose da altri punti di vista. Esistono due tipologie di leadership una femminile e una maschile e non è consigliabile associarle in modo univoco rispettivamente ai due sessi. La leadership (quando è di qualità) dev’essere versatile e pertanto è auspicabile che ognuno riesca a identificare quelle caratteristiche che meglio si adattano alle situazioni: la leadership deve andare oltre l’identità di genere

  • La cultura del modello è passata a quella dell’esempio “Il modello imprigiona e schematizza, mentre l’esempio è generativo di scelte e progetti” Il film di Corrente rosa.
  • Sul WEB tante scuole di approfondimento della Leadership al femminile.

    1. AMBROSETTI, società leader nel mondo della formazione e dell’aggiornamento continuo dei manager ha delineato un progetto monografico “Leadership al femminile” ….capace di offrire alle donne contenuti, stimoli e spazi di confronto per
      riflettere sul proprio modo di essere leader e per realizzarne il miglioramento….” Con un programma di coaching individuale e moduli formativi.
    2. BOCCONI SDA, il settore formativo dell’università milanese organizza corsi su:
      LEADERSHIP AL FEMMINILE: COSTRUISCI LA TUA CARRIERA un corso in due moduli e tra le motivazioni leggiamo: la gestione del potere rappresenta per le donne una sfida difficile: in Italia il 47,2% della forza lavoro è composto da donne, che però occupano solo il 9% delle posizioni di top management. In un terreno culturale e organizzativo che sembra muoversi secondo regole e valori differenti, le donne fanno fatica e spesso si autoescludono dall’assunzione di ruoli di comando. L’obiettivo del corso non è quello di proporre un modello di leadership antagonista o attivare un dibattito su quale sia lo stile più utile, quello maschile o femminile; l’obiettivo è arricchire il modello esistente di opzioni, possibilità, interpretazioni ulteriori, a vantaggio di tutti.
  • Il CNDI può spronare alla crescita le donne che operano nelle associazioni federate, aiutandole a costruire modelli positivi, femminili, diversi da quelli che la società propone.
    Il non riconoscersi nel mondo dei politici amiconi, degli imprenditori spregiudicati e dei lavoratori poco impegnati deve diventare una leva per le donne che devono affacciarsi con maggiore determinazione nel mondo politico ed economico.

COGNOME MATERNO: LA PAROLA ORA PASSA ALLA CORTE COSTITUZIONALE

Si avvicina l’obiettivo della Rete per la Parità, individuato da anni, di arrivare a una legge sui cognomi che rispetti la parità tra i genitori e il diritto delle figlie e dei figli a uno status corrispondente alle origini, e metta l’Italia al passo con gli altri Paesi.

Apprezzabile l’iniziativa immediata del Governo dopo la condanna di Strasburgo di approvare un DDL sui cognomi. Si spera nel tavolo tecnico interministeriale istituzionale preannunciato dalla viceministra Guerra per integrarne e migliorarne i contenuti.

Va anche conosciuta la contemporanea decisione della Corte D’Appello di Genova di accogliere la questione di legittimità costituzionale, sollevata da Susanna Schivo, avvocata di Genova, componente del Comitato scientifico della Rete per la Parità, che patrocina una coppia e ha portato il ricorso contro l’attuale normativa italiana sui cognomi delle figlie e dei figli davanti alla Corte Costituzionale, che a breve dovrà occuparsene.

Davvero straordinaria la concomitanza delle notizie da Strasburgo e da Genova.

Ecco il link alla sentenza di Strasburgo, che al più presto dirameremo anche nel testo in italiano, non ancora disponibile

Ecco il testo del Comunicato stampa dell’avv. Susanna Schivo:
COMUNICATO STAMPA

“Con un tempismo casuale ma davvero straordinario, la Corte di Strasburgo ha deciso in questi giorni che l’inesistenza nel nostro ordinamento di una deroga all’automatica attribuzione del cognome paterno ai figli legittimi all’atto della nascita è gravemente “discriminatoria verso le donne” e costituisce violazione della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. Infatti, proprio nei prossimi mesi la Corte Costituzionale è chiamata a decidere in merito alla questione sollevata dalla Corte di Appello di Genova, con ordinanza depositata il 28 novembre scorso – lo afferma l’avv. Susanna Schivo del Foro di Genova, che ha patrocinato la richiesta di due coniugi nel giudizio sorto dopo il rifiuto di veder assegnati al proprio figlio entrambi i cognomi, come viene identificato quest’ultimo in Brasile, paese d’origine della madre.

A differenza della sentenza della Corte di Strasburgo, che non ha efficacia immediata e diretta nel nostro ordinamento – commenta il legale – la decisione della Corte Costituzionale potrebbe definitivamente eliminare la disciplina discriminatoria ad oggi vigente, consentendo finalmente a ciascun genitore di identificare la prole all’atto della nascita anche con il proprio cognome”.

Aggiunge ancora l’avv. Susanna Schivo: “In tempi ancora più brevi l’Italia potrebbe allinearsi agli altri paesi europei, se il Parlamento decidesse di discutere la normativa richiesta da più parti da oltre trent’anni (la prima proposta risale al 1979), che aveva portato in una passata legislatura anche ad una bozza di riforma del Codice civile”.

Per chiarimenti contattare l’Avv. Susanna Schivo al n. 329/1981508 o via email all’indirizzo avv.susannaschivo@libero.it.

Impugnativa davanti alla Corte costituzionale della Legge statutaria sarda

Impugnativa davanti alla Corte costituzionale della Legge statutaria sarda: un’occasione persa, ma se vuole il Presidente del Consiglio dei Ministri fa ancora in tempo a rimediare

Il Consiglio dei Ministri del 2 agosto ha deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge statutaria elettorale sarda ma non per le motivazioni espresse nella richiesta avanzata il 24 luglio da molte Associazioni sarde e nazionali, riguardanti l’incompletezza della legge, che con l’art. 4 comma 4 introduce soltanto un tetto alle candidature di ciascun genere senza garantire le pari opportunità.

Un’occasione persa, ma se vuole il Governo può rimediare: c’è ancora l’intero mese di agosto per integrare la decisione del Consiglio dei Ministri, secondo la richiesta formalmente inoltrata al Presidente del Consiglio dall’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, che riunisce 55 organismi tra i quali anche la Rete per la Parità.

L’unica norma considerata dal Governo è quella dell’art. 22 comma 3, che riguarda la previsione dell’incandidabilità/ineleggibilità del (della) presidente della Regione in caso di dimissioni prima della fine naturale della legislatura.

Il colmo è che il contrasto individuato dal Ministro Delrio, riferito all’articolo 22, comma 3, riguarda due articoli (3 e 51 della Costituzione), che sono tra quelli da considerare, secondo le associazioni, ai fini del ricorso alla Corte costituzionale ma con riferimento all’articolo 4 comma 4, che omette di promuovere con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.

Il Governo, quindi, si è mosso solo per difendere i diritti di chi copre cariche istituzionali, trascurando del tutto le questioni di genere.

Il primo, grave e clamoroso effetto della delega alle Pari Opportunità a una viceministra – denunciano le Associazioni – e non ha neanche funzionato, com’era facilmente prevedibile, il pubblico impegno da parte di Enrico Letta a farsi carico nel CdM delle questioni per le Pari Opportunità e a invitare la viceministra ogni volta che tali questioni sarebbero state trattate.

Roma. 4 agosto 2013

segreteria.reteperlaparita@gmail.com


Scarica la lettera al Presidente del Consiglio Enrico Letta

Se Non Ora Quando: “Emendamento salva-stalker: misura indegna di un Paese civile”

L’emendamento che esclude gli stalker dalla custodia cautelare in carcere è una misura indegna di un Paese civile. Il movimento Se Non Ora Quando, nato dalle piazze il 13 febbraio 2011, critica aspramente la modifica votata da Palazzo Madama al decreto “svuota carceri” con il parere favorevole del Governo e chiede alla Camera di invertire la rotta e rimediare al grossolano errore.

Prevedendo che la custodia cautelare in carcere (articolo 280, comma 2, del Codice di procedura penale) sia limitata solo “ai delitti, consumati o tentati, per i quali sia prevista la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni”, la norma salva gli stalker dalla custodia cautelare, perché il reato di stalking prevede una pena detentiva dai sei mesi ai quattro anni.

La modifica porta così al paradossale risultato di non contrastare affatto con misure congrue l’escalation di femminicidi, il più delle volte preceduti da molteplici denunce delle vittime nei confronti di chi poi si trasforma nel loro assassino.

Se Non Ora Quando esprime il suo sdegno e auspica che la commissione Giustizia della Camera sani questa palese ingiustizia. Di ben altro hanno bisogno le donne perseguitate dai propri stalker, a partire da un Piano nazionale antiviolenza, nonché della piena attuazione delle indicazioni comunitarie e internazionali per prevenire abusi e maltrattamenti.

Sbagli o disattenzioni non possono più accadere visto il ripercuotersi sulle vittime di una violenza gratuita, umiliante e purtroppo letale, quando non fermata in tempo. La modifica del testo è indispensabile: le deputate e i deputati di tutte le forze parlamentari diano prova della sensibilità delle Istituzioni e della politica tutta riguardo un dramma che coinvolge migliaia di donne. Il faro c’è, ed è quella Convenzione di Istanbul che questo stesso Parlamento ha appena ratificato all’unanimità.”

La presidente della Camera Laura Boldrini e il ruolo delle donne in Tv

Dal sito della Camera
http://presidente.camera.it/5?evento=152&intervento=152

Convegno sul tema ‘La violenza sulle donne è un’emergenza. L’immagine e il potere. Istituzioni e media verso il cambiamento’ – Milano, Aula Magna Camera del Lavoro

Buongiorno a tutte e a tutti. Vorrei ringraziare innanzitutto gli organizzatori e le organizzatrici di questo importante incontro:la Camera del Lavoro di Milano, la Cgil,le associazioni di donne milanesi che hanno portato qui stamattina un lavoro di anni. Venerdì e sabato scorsi sono stata in Calabria: per portare il mio sostegno alle sindache in lotta contro la ‘ndrangheta, agli imprenditori che vivono sotto scorta, e per ricordare – in mezzo a centinaia di giovanissimi “nuovi italiani” – che il nostro Paese è pronto per fare un passo avanti sul riconoscimento della cittadinanza. Ve ne parlo perché durante la visita ho vissuto uno dei momenti per me più difficili di questi primi mesi da Presidente.

È stato quando, nell’ufficio della sindaca di Rosarno, ho potuto incontrare i genitori di Fabiana Luzzi, la ragazza non ancora sedicenne bruciata viva da un suo quasi-coetaneo a Corigliano Calabro, alla fine di maggio. Quelli della sua uccisione erano i giorni e le ore in cui la Camera stava ratificando all’unanimità la Convenzione di Istanbul: a Fabiana molti deputati e deputate avevano dedicato il loro intervento, e l’aula si era fermata per ricordarla.

Trovarsi a parlare coi suoi genitori è stato aver di fronte e sentire lo strazio più grande che a un essere umano possa essere dato di vivere. Ripenso alla domanda che mi ha fatto la madre, mentre riponeva le bellissime foto di Fabiana che mi aveva appena mostrato: “Mi dica, Presidente: ma come si può portare una figlia in una borsa?”

Vorrei che tenessimo bene a mente – soprattutto noi delle istituzioni – quel dolore, quando sentiamo i dati sul femminicidio. Già 60 sono state le donne uccise dall’inizio dell’anno nel nostro Paese. Una strage – di questo si tratta – che prosegue inesorabile, metodica, indisturbata: il rapporto Eures dice che tra il 2000 e il 2011 i femminicidi in Italia sono stati 2061, su un totale di 7440 omicidi. E di questi 2061, ben 1459 sono stati quelli maturati in ambito familiare. Un'”emergenza”, se con questa parola si intende un fenomeno gravissimo;ma non se si intende qualcosa di inaspettato, imprevedibile, perché gran parte dele donne uccise aveva già fatto una denuncia. Donne uccise in quanto donne, perché la loro autonomia è stata ritenuta insopportabile da mariti, compagni, fidanzati, ex-fidanzati.

Di questo parliamo, quando parliamo di femminicidio. Una parola nuova, per esprimere una nuova consapevolezza. Lo ha detto qualche settimana fa sul suo sito l’Accademia della Crusca, rispondendo a chi chiedeva se avesse senso sottolineare nel linguaggio il sesso di una vittima. Il fatto è – scrive l’Accademia – che alla base di questi delitti “c’è la concezione condivisa della “femmina” come un nulla sociale. Insomma non si tratta dell’omicidio di una persona di sesso femminile, a cui possono essere riconosciute aggravanti individuali, ma di un delitto che trova i suoi profondi motivi in una cultura dura a rinnovarsi e in istituzioni che ancora la rispecchiano, almeno in parte”.
La cultura e le istituzioni: questi i due piani di azione sui quali dobbiamo muoverci. Quello culturale e sociale, e poi quello normativo e istituzionale. A me, nella responsabilità che da quattro mesi esercito, compete soprattutto occuparmi del secondo livello. Ma so bene che nessuna nuova norma ha senso se non cammina insieme ad un profondo cambiamento del nostro modo di pensare, parlare, guardare.

Parto da qui, dunque, dal livello culturale. Perché il rispetto della donna è un fatto che passa anche dall’uso della lingua e dell’immagine. Faccio appena un accenno all’uso sessista della lingua. Ogni volta che si deve offendere una donna è immancabile il riferimento ai presunti comportamenti sessuali della stessa. Qualunque sia il ceto sociale di appartenenza, qualunque sia il grado di istruzione, qualunque sia la natura della discussione, l’uomo (anche giovane, purtroppo) di norma non ribatte sullo stesso terreno, ma sposta il piano su quello dell’offesa sessuale. Non è solo una mia constatazione. È la Corte di cassazione che lo afferma, in una sentenza dello scorso mese di gennaio. L’ho menzionata perché “porre le donne in condizione di marginalità e minorità” – come dice la sentenza – è uno degli effetti che ha ottenuto e ottiene parte della comunicazione.

Il gioco lo abbiamo capito e svelato. La denuncia fatta riguardo all’uso offensivo del “corpo delle donne” (cito anche io il video di Lorella Zanardo) è stata uno dei segni di risveglio più potenti arrivati dalla società italiana di questi anni. La denuncia di uno stereotipo di donna del tutto irrealistico e regressivo, esasperato nelle sue caratteristiche femminili, persino modificato con le più sofisticate tecnologie di ritocco dell’immagine, per cui talvolta capita – con effetti involontariamente paradossali – che le proporzioni del corpo siano totalmente innaturali. Un corpo che diventa un oggetto di visione, decorativo, allusivo e ammiccante, mercificato e degradato.
“Sii bella e stai zitta”, come dice il titolo di un libro della filosofa Michela Marzano, deputata in questa legislatura. Un oggetto – non un soggetto – al pari dei prodotti di cui promuove la vendita. Torno a sottolinearlo, come ho già fatto in questi mesi: è una nostra negativa anomalia, questa deformazione pubblicitaria della donna. In giro per l’Europa non è abituale usare donne seminude per vendere yogurt, televisori, valige.

Così come sarebbe difficile vedere in onda uno spot in cui papà e bambini stanno seduti a tavola, mentre la mamma in piedi serve tutti.

Per chi giustamente si preoccupa dell’immagine internazionale dell’Italia, queste immagini sono un problema. Come donne lo sappiamo. Ma la soluzione non si troverà finché saranno solo le donne a discuterne; finché non si comprenderà che il problema della sottorappresentazione e della rappresentazione offensiva della donna ha una dimensione maschile – di educazione al rispetto – che riguarda in primo luogo gli uomini. Questa rappresentazione regressiva della donna, infatti, è un ostacolo alla complessiva maturazione della società, specialmente nella sua componente maschile, a sua volta prigioniera di immagini e modelli del tutto irrealistici. Ed è anche nello scarto tra questi stereotipi e la carenza di strumenti culturali per elaborare una realtà quotidiana spesso difficile, che si annidano i germi del rancore e della violenza.

Come uscirne, come concorrere a produrre una nuova cultura? Innanzitutto nel dialogo tra i diversi soggetti coinvolti, come state facendo con l’iniziativa di oggi. Mettere a confronto con le voci della società civile le donne e gli uomini che creano pubblicità e fanno televisione, e tra i quali si stanno facendo strada – come abbiamo sentito anche stamattina – le domande che tante donne hanno posto da anni. Lo ricordava qualche giorno fa, proprio qui a Milano, Annamaria Testa all’Assemblea annuale dell’UPA (Utenti pubblicità associati, l’organismo che riunisce le più importanti aziende che investono in pubblicità): «educare non è compito della pubblicità. Devono farlo le famiglie, la scuola, le istituzioni. Ma – aggiungeva – la pubblicità può e oggi forse dovrebbe dare una mano, proprio perché è così efficace».

E per aiutarci a rappresentare più fedelmente l’universo femminile può fare moltissimo anche la tv, in un Paese in cui la televisione costituisce ancora la prima fonte di informazione e intrattenimento per la gran parte dei cittadini. In particolare la televisione di servizio pubblico, il cui pluralismo non può essere soltanto quello (pur essenziale) della equilibrata presenza delle forze politiche. C’è una par condicio che viene violata assai più frequentemente, ed è quella tra i generi e la loro rappresentazione. Qualche segnale importante però sta arrivando: penso alla decisione della Rai di rinunciare quest’anno a Miss Italia, per la quale ho già espresso il mio apprezzamento alla Presidente Tarantola. Qualcuno si è lamentato di questa scelta,come se si trattasse dell’imposizione di un clima di austerità cupa e bacchettona.

Io credo invece che ci si debba rallegrare di una scelta moderna e civile, e spero che le ragazze italiane possano avere, per farsi apprezzare, altre possibilità (anche televisive) che non quella di sfilare numerate. E mi auguro che il servizio pubblico sappia trovare anche forme di collaborazione con la scuola italiana proprio sul tema che oggi stiamo affrontando. Perché c’è bisogno di far crescere i nostri ragazzi anche nella capacità di decifrare i messaggi dei media, di “smontare” gli spot e i programmi dei quali sono intensi consumatori. C’è bisogno di ragionare insieme a loro sul modello di donna-oggetto che dallo schermo insistentemente viene proposto. Anche per questa via si può insegnar loro il rispetto delle coetanee ed evitare che diventino adulti violenti. Perché, se la donna viene resa oggetto, da lì alla violenza il passo è breve.

L’altro piano di intervento è il piano normativo e istituzionale, ed è quello sul quale, come Presidente della Camera, sono chiamata all’impegno più diretto.

Con la ratifica della Convenzione di Istanbul sulla violenza domestica un primo importantissimo passo è già stato mosso. Ora bisogna costruire un quadro giuridico coerente, partendo dalla conoscenza e dalla diffusione delle regole che già esistono.

In primo luogo, le regole europee. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea vieta qualunque forma di discriminazione fondata in particolare sul sesso. In modo più diretto era intervenuta, già nel 1989, la c.d. direttiva “Televisione senza frontiere”, poi rafforzata da una direttiva successiva. E ancora più esplicita è la risoluzione approvata dal Parlamento europeo nel 2008 e interamente dedicata all’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra uomini e donne. “La pubblicità e il marketing riflettono la cultura e contribuiscono altresì a crearla”, dice l’Europarlamento, e chiede perciò codici di condotta che proibiscano messaggi discriminatori o degradanti basati sugli stereotipi di genere. L’Europa ci chiede anche questo, non soltanto di essere in regola coi parametri finanziari.

In Italia mancano ad oggi leggi specifiche, nonostante la Costituzione offra, in più articoli, un solido ancoraggio all’intervento del legislatore a tutela dell’immagine e della dignità della donna. L’unica norma statale alla quale è possibile fare attualmente riferimento si trova nel Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici. Tra i suoi principi generali c’è quello per cui le pubblicità non devono pregiudicare il rispetto della dignità umana e non devono contenere discriminazioni fondate sul sesso. Su tali principi, come è noto, è chiamata a vigilare l’Autorità garante per le comunicazioni.

E’ chiaro che, in assenza di una legge, ci sono stati interventi di supplenza. Un esempio è il Codice di Autodisciplina della Comunicazione commerciale, promosso dall’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, che ha recepito i contenuti della risoluzione del Parlamento europeo del 2008. Non mancano, d’altro canto, esempi di buone pratiche da parte degli enti locali. Cito per tutti la legge del 2009 della Toscana sulla “Cittadinanza di genere”, con la quale la Regione intende attivarsi anche per eliminare gli stereotipi. E decisamente significative sono le esperienze maturate a livello comunale. Ho sentito e apprezzato il gran lavoro che proprio qui a Milano avete fatto, e che due settimane fa ha portato la Giunta di Palazzo Marino ad approvare le nuove regole per la valutazione dei messaggi da affiggere sugli spazi in carico all’Amministrazione comunale.

Questi provvedimenti hanno una valenza particolarmente importante, perché sono il frutto di un rinnovato impegno da parte delle donne, che tornano ad essere protagoniste. Non è censura moralistica, come qualcuno ha tentato e tenterà di affermare, ma è una battaglia per la libertà e l’inviolabilità della persona.

E sono importanti anche perché sollecitano il Parlamento ad adottare una legislazione condivisa. Il tempo è maturo per pensare ad una legge basata sui princìpi forti espressi dalla nostra Costituzione e dal diritto europeo. Ad oggi sono state già presentate alla Camera due proposte di legge (sulla pubblicità ingannevole che altera l’apparenza fisica e sulla tutela della dignità della donna nella pubblicità e nella comunicazione). Analoghe iniziative sono state presentate al Senato. Spero, anzi credo, che un Parlamento composto in larga parte da giovani,e con una rappresentanza femminile decisamente più significativa rispetto al passato, vorrà farsi carico di mettere il tema in agenda e di fare un altro passo in avanti nella tutela della dignità delle donne.

Lo dobbiamo a Fabiana, lo dobbiamo alle tante donne che non ci sono più, lo dobbiamo a noi stesse.

Lettera aperta al Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni

Egregio Signor Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni,

salutiamo come molto positive le nuove disposizioni relative ai criteri e ai vincoli per le prossime nomine nei CDA e collegi sindacali di importanti società partecipate dallo Stato: prendiamo atto con piacere dell’impegno di questo Governo per criteri di nomina che garantiscano trasparenza, onestà, merito, competenza e per una ricerca di talenti e competenze che rompa l’inveterata concentrazione delle responsabilità in poche (e sempre le stesse) mani. Siamo convinte che sia questa una strada da battere per far uscire il nostro paese dall’immobilismo e sostenere quel che in esso c’è di valido e dinamico.

Riteniamo tanto più importante che in questo quadro ci siano stati, nel corso del dibattito in Aula al Senato sui criteri per le nomine, precisi ed espliciti richiami alla legge 12 luglio 2011, n. 120, e al successivo decreto, relativi alla presenza di donne negli organi dirigenti di società di questo tipo. Inoltre la mozione TOMASELLI, approvata il 19 giugno scorso, cita espressamente il decreto del Presidente della Repubblica 30 novembre 2012, n. 251, che impone che almeno un terzo dei componenti di ciascun organo sociale appartenga al genere meno rappresentato, stabilendo che per il primo rinnovo successivo all’entrata in vigore del regolamento tale soglia sia almeno pari a un quinto.

Abbiamo notato, però, che tale esplicito richiamo è scomparso dalla Direttiva del 24 giugno emanata dal Suo Ministero. Tale mancanza ci allarma, per precedenti esperienze, dove abbiamo visto perdere per strada norme di garanzia di genere innovative (come quella sulla par condicio di genere nei Media introdotta dalla L. 215 del 2012), fino al loro annullamento di fatto. Poiché come Ministro Lei si è riservato l’insieme di atti di alta amministrazione per la piena realizzazione della Direttiva, La invitiamo a dar corso a quanto previsto dalle disposizioni della legge su menzionata, anche con un’attenta vigilanza rispetto ai singoli e specifici atti amministrativi che il Suo Ministero va emettendo su questa materia.

– Suggeriamo inoltre che le due società incaricate per la raccolta e primo vaglio dei curricoli vengano da codesto Ministero impegnate a fare quanto accade da anni in altri paesi, che delle competenze e talenti delle donne intendono realmente usufruire:
1. che siano raccolti per almeno il 33 % curricoli di donne (un giornalista italiano chiedeva a un cacciatore di teste norvegese come facessero a trovare donne per i posti di responsabilità, visto che è difficile trovarle. La risposta fu: le cerchiamo, e le troviamo sempre).
2. che tali società facciano riferimento alle numerose fonti ormai esistenti in tal senso: in particolare i data base Ready for Board Women, quello della Fondazione Bellisario, l’elenco con oltre mille nominativi già a suo tempo inviato a codesto Ministero dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, oltre a vari altri elenchi creati a livello locale.

– Chiediamo che la dimensione di genere sia esplicitamente considerata nelle operazioni di monitoraggio previste dalla Sua Direttiva, che a nostro parere va in tal senso formalmente integrata.
– Suggeriamo, infine, che il Comitato di garanzia ivi previsto, ove abbia a venire in essere, sia composto di donne e uomini in numero uguale, a garanzia anche di quanto stiamo sottoponendo alla Sua cortese attenzione.

Siamo consapevoli che tutto ciò renderà ancora più complessa la difficile partita a Lei affidata, ma riteniamo che il rispetto della legge 120, anche magari con anticipazioni già ora al 33% di nomine al femminile, sia del tutto in linea con l’esigenza di rinnovare e rendere più efficiente la dirigenza di importantissime aziende, al cui buon andamento come cittadine e contribuenti siamo strettamente interessate.

Inviamo i nostri più cordiali saluti.

Roma, 30 giugno 2013
La presidente Rosanna Oliva


Leggi anche la direttiva MEF giugno 2013


Riferimenti:


Report assemblea ordinaria 5 giugno 2013

(presso Camera dei Deputati, sala delle Colonne, Via Poli 19, ore 11.30-13.30)
Presenti: oltre al Direttivo al completo, la Presidente del Comitato scientifico, alcune rappresentanti di Associazioni e Università aderenti e singole socie.

Nel corso della riunione, come previsto dall’Ordine del giorno, l’assemblea, dopo aver approvato il verbale della precedente assemblea del 13 febbraio 2013, ha deliberato:

1. L’approvazione del bilancio consuntivo 2012 e del bilancio preventivo 2013

I bilanci sono stati predispostii utilizzando il prospetto a ONERI e PROVENTI delle Associazioni non profit, che tiene conto delle liberalità erogate da soci, sia dal punto di vista di anticipazioni economiche non richieste a rimborso, sia di ore lavoro offerte nonchè le liberalità anche da non soci per la vita associativa e la realizzazione delle varie iniziative. Questo criterio consente di fare emergere meglio l’effettiva consistenza dell’Associazione.
Quando l’iter per iscrivere la RxP all’Albo regionale delle Associazioni di Promozione sociale sarà stato completato sarà possibile iscriversi all’elenco delle Associazioni che possono richiedere il 5 per mille e si potranno detrarre le liberalità erogate a favore della RxP.

2. L’elezione del Direttivo
Il Direttivo è confermato, con i seguenti incarichi: Presidente Rosanna Oliva, Segretaria Serena Dinelli, Tesoriera Daniela Monaco, Consigliere Gigliola Corduas e Anna Maria Isastia e potrà chiamare a collaborare altre socie relativamente a specifici progetti e/o iniziative.

3. Il cambio sede, la cui richiesta era stata già avanzata nell’assemblea dello scorso anno
L’argomento Criteri per la nomina delle socie e soci onorari, dopo una breve discussione generale è rinviato.
Nella sua relazione Rosanna Oliva, Presidente dell’Associazione ha ringraziato le partecipanti, specie chi viene da altre città; Teresa Gualtieri, da Catanzaro; Giuliana Giusti- Univ. Venezia; Susanna Schivo Zonta club Genova;  Letizia Giello, da Modena; Marilisa D’Amico, Università di Milano; ha fatto presente con soddisfazione che una relatrice e un relatore al nostro convegno che seguirà oggi nel pomeriggio, Lorenza Carlassare e Stefano Ceccanti, sono stati appena nominati dal Presidente del Consiglio tra gli esperti e le esperte per le riforme. Nella Commissione governativa sono presenti dieci donne grazie alle forti pressioni esercitate da più parti, a partire dalle proteste dell’Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria in occasione della nomina di soli saggi uomini da parte del Presidente della Repubblica, rilanciate dall’Accordo quando circolavano soltanto nomi di uomini per la Commissione governativa per le riforme.

Ha, inoltre, riferito sulle varie iniziative in corso e ha comunicato a che la RxP è stata invitata a un incontro a fine giugno con la ministra Idem, che non potrà intervenire al Convegno sulla riforma elettorale.
Nella sua relazione Teresa Gualtieri, Presidente del Comitato Scientifico, premette che il C.S. intende lavorare utilizzando le due caratteristiche positive della Rete per la Parità: 1. La dimensione nazionale; 2. La compresenza di associazioni e università. Riferisce di due importanti iniziative portate avanti insieme alla Presidente della RxP: 1. Un progetto per azioni positive con l’Università degli Studi di Milano e CONFSAL, che poi ha trovato difficoltà per un taglio di fondi, e che sarà ripreso con altra formula. 2. Il Progetto “Donne nel Mediterraneo”, che è stato avviato insieme con Maria Paola Azzario del Forum donne del Mediterraneo e si avvarrà della collaborazione delle Università di Pavia e Ca’ Foscari.

Partendo dalle comunicazioni delle due presidenti e da interventi delle presenti, sono stati approfonditi i seguenti punti:

a. Nomine
Marilisa D’Amico (C.S.) propone che si predispongano curricula di donne competenti e effettivamente disponibili, e che non siano contro le donne. Questo è importante perché prossimamente ci saranno da fare parecchie nomine significative. Sul tema interviene anche Carla Mazzuca: propone di organizzare un incontro tra le socie della RxP con i “saggi”.

b. Contro l’abuso di posizione dominante
L’egemonia che ancora si evidenzia nelle scelte per le nomine è la manifestazione dell’abuso di posizione dominante di una oligarchia maschile che non ha alcuna intenzione di cedere in parte potere alle donne: come già denunciato dalla RxP col lavoro della socia Francesca Spadaro. Oliva riferisce di una possibile iniziativa giuridica con implicazioni anche internazionali, di cui si è discusso nell’ultima riunione del Comitato Scientifico. In quella sede Maria Paola Azzario (FORUM delle donne del Mediterraneo), ha fornito interessanti indicazioni. Sarebbe un’iniziativa perfettamente in linea con gli obiettivi della RxP. Va affidata dal Comitato scientifico ad un gruppo ristretto, in collaborazione col Direttivo.

c. Par condicio di genere
Con impegnative battaglie delle donne parlamentari in maniera bipartisan, sostenute dalle associazioni femminili, si è ottenuta l’estensione alla presenza delle donne della legge sulla par condicio nei media durante le campagne elettorali e nella comunicazione politica (articolo 3 della legge 215 del 2012), ma l’Agcom la ignora. La RxP, con la collaborazione della socia avvocata Anselmo, ha inviato una diffida all’Agcom per ottenere il rispetto della norma (è ancora un caso di abuso di posizione dominante). Sul tema è stata anche inviata una lettera dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria alla RAI. Inoltre la senatrice Monica Cirinnà ha presentato un’interrogazione parlamentare, rivolta ai Ministri dello sviluppo economico e per le Pari Opportunità.

d. Ricorsi contro le giunte monosex o non equilibrate
Sono state ottenute decisioni favorevoli sui ricorsi della Rete per la Parità contro la Giunta monogenere del Comune di Cervaro contro la giunta di Colleferro. Siamo tempestivamente informate sui ricorsi presentati da ANDE Roma, importante quello riguardante la Giunta di Civitavecchia perché la decisione del TAR contiene una definizione formale di “presenza equilibrata” fissandola ad almeno il 40 %. D’Amico rileva che definizione analoga è stata adottata nelle decisioni sui ricorsi contro la Giunta regionale in Lombardia (TAR e Consiglio di Stato).
Per una strategia che riduca la necessità di ricorrere ex post, si delibera di mandare una lettera aperta alle nuove sindache e ai nuovi sindaci, inviata per conoscenza all’ANCI, avvertendoli che se non rispettano le disposizioni vigenti le associazioni, oltre ai ricorsi per l’applicazione della legge 125/2012 e delle altre normative, si chiederà alla Corte di Conti di valutare se sottoporli a giudizio per responsabilità contabile, in quanto il non rispetto delle norme inficia e mette a rischio l’attività della Giunta.

Azioni per il doppio cognome. Susanna Schivo sta seguendo personalmente un ricorso a Genova per il caso di un bambino che ha la doppia cittadinanza. Il tema del doppio cognome fu trattato nel convegno organizzato da Giuliana Giusti, presidente del CUG di Cà Foscari (C.S.). Ciò che occorrerebbe è in realtà una legge, ma il Parlamento non provvede. Addirittura il Senato nella scorsa Legislatura ha eliminato dal DDL sull’equiparazione della prole una disposizione approvata dalla Camera che impediva il cambio del cognome del figlio/figlia riconosciuto solo successivamente dal padre.

Comunicazione La presidente informa che allo scopo servirà anche il nuovo sito www.reteperlaparita.it. ora sul web grazie alla collaborazione gratuita che è riuscita ad ottenere.
Si potranno inviare commenti e, inserendo la propria mail potranno essere ricevuti gli aggiornamenti.
www.reteperlaparita.it.
segreteria.reteperlaparita@gmail.com

Indispensabile una Ministra per le Pari Opportunità

“Lo spacchettamento delle deleghe della Ministra dimissionaria Josefa Idem non può essere una soluzione definitiva.” Lo afferma la Rete per la Parità che come altre associazioni aveva chiesto con una formale lettera (in https://www.reteperlaparita.it/dimissioni-idem-la-rete-per-la-parita-chiede-la-nomina-di-una-nuova-ministra-alle-pari-opportunita/) al Presidente del Consiglio la nomina di una nuova Ministra.

Non si comprende come mai il Governo abbia scelto solo per le Pari Opportunità, materia tipicamente trasversale ad ogni argomento, di attribuire la delega ad un vice ministro che non partecipa, se non invitata e senza diritto al voto, al Consiglio dei Ministri, mentre vi partecipano a pieno titolo i due Ministri delegati alle politiche giovanili e allo sport.

Formalmente il vero delegato sarebbe il Ministro del lavoro? Torniamo alla situazione Fornero, o, peggio, a prima della Conferenza di Pechino del 1995?

Il grave inconveniente non può quindi essere superato immaginando uno specifico invito di volta in volta alla Vice Ministra, e spetta al Presidente del Consiglio trovare la soluzione definitiva e completa ai problemi aperti dalle dimissioni di Idem, che non possono ritenersi risolti solo attraverso il mantenimento degli equilibri esistenti tra le forze politiche che compongono il Governo.

Roma, 27 giugno 2013

La Rete per la Parità chiede la nomina di una nuova ministra alle Pari Opportunità

La Rete per la Parità, preoccupata per l’annuncio che le deleghe della ministra dimissionaria potrebbero essere ridistribuite all’interno dell’attuale compagine governativa, chiede, se questa fosse la soluzione temporanea dettata dall’urgenza, che si individui almeno anche una sottosegretaria con la delega alle Pari Opportunità.

La Rete per la Parità, che riunisce associazioni nazionali e Università, ritiene comunque utile, o, meglio, necessaria, la nomina di una nuova ministra, e chiede che la scelta rimanga estranea a vecchie logiche spartitorie e sia sostenuta anche dalla consultazione di associazioni e gruppi impegnati su queste tematiche.

Servono modi innovativi di affrontare i problemi – prosegue la lettera aperta inviata al Presidente del Consiglio e diffusa sul WEB – e quelli con cui deve confrontarsi la Ministra per le Pari Opportunità riguardano trasversalmente tutte le priorità nell’agenda di Governo. Dall’occupazione giovanile, o, meglio, delle donne e dei giovani, all’impoverimento del Paese, alla violenza contro le donne, alle riforme istituzionali, a partire da una legge elettorale che la Rete per la Parità ha chiesto si collochi in una prospettiva di democrazia paritaria.

La lettera conclude segnalando i nomi di donne impegnate su queste tematiche, a partire dalle due parlamentari Valeria Fedeli e Monica Cirinnà, e poi Linda Laura Sabbadini, Daniela Carlà, Chiara Saraceno e Marilisa D’Amico.

Rosanna Petillo
Giornalista – fotografa
cell. 338.7002506

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Leggi la lettera aperta al Presidente del Consiglio – On.le Enrico Letta