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Lettera aperta al Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni

Egregio Signor Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni,

salutiamo come molto positive le nuove disposizioni relative ai criteri e ai vincoli per le prossime nomine nei CDA e collegi sindacali di importanti società partecipate dallo Stato: prendiamo atto con piacere dell’impegno di questo Governo per criteri di nomina che garantiscano trasparenza, onestà, merito, competenza e per una ricerca di talenti e competenze che rompa l’inveterata concentrazione delle responsabilità in poche (e sempre le stesse) mani. Siamo convinte che sia questa una strada da battere per far uscire il nostro paese dall’immobilismo e sostenere quel che in esso c’è di valido e dinamico.

Riteniamo tanto più importante che in questo quadro ci siano stati, nel corso del dibattito in Aula al Senato sui criteri per le nomine, precisi ed espliciti richiami alla legge 12 luglio 2011, n. 120, e al successivo decreto, relativi alla presenza di donne negli organi dirigenti di società di questo tipo. Inoltre la mozione TOMASELLI, approvata il 19 giugno scorso, cita espressamente il decreto del Presidente della Repubblica 30 novembre 2012, n. 251, che impone che almeno un terzo dei componenti di ciascun organo sociale appartenga al genere meno rappresentato, stabilendo che per il primo rinnovo successivo all’entrata in vigore del regolamento tale soglia sia almeno pari a un quinto.

Abbiamo notato, però, che tale esplicito richiamo è scomparso dalla Direttiva del 24 giugno emanata dal Suo Ministero. Tale mancanza ci allarma, per precedenti esperienze, dove abbiamo visto perdere per strada norme di garanzia di genere innovative (come quella sulla par condicio di genere nei Media introdotta dalla L. 215 del 2012), fino al loro annullamento di fatto. Poiché come Ministro Lei si è riservato l’insieme di atti di alta amministrazione per la piena realizzazione della Direttiva, La invitiamo a dar corso a quanto previsto dalle disposizioni della legge su menzionata, anche con un’attenta vigilanza rispetto ai singoli e specifici atti amministrativi che il Suo Ministero va emettendo su questa materia.

– Suggeriamo inoltre che le due società incaricate per la raccolta e primo vaglio dei curricoli vengano da codesto Ministero impegnate a fare quanto accade da anni in altri paesi, che delle competenze e talenti delle donne intendono realmente usufruire:
1. che siano raccolti per almeno il 33 % curricoli di donne (un giornalista italiano chiedeva a un cacciatore di teste norvegese come facessero a trovare donne per i posti di responsabilità, visto che è difficile trovarle. La risposta fu: le cerchiamo, e le troviamo sempre).
2. che tali società facciano riferimento alle numerose fonti ormai esistenti in tal senso: in particolare i data base Ready for Board Women, quello della Fondazione Bellisario, l’elenco con oltre mille nominativi già a suo tempo inviato a codesto Ministero dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, oltre a vari altri elenchi creati a livello locale.

– Chiediamo che la dimensione di genere sia esplicitamente considerata nelle operazioni di monitoraggio previste dalla Sua Direttiva, che a nostro parere va in tal senso formalmente integrata.
– Suggeriamo, infine, che il Comitato di garanzia ivi previsto, ove abbia a venire in essere, sia composto di donne e uomini in numero uguale, a garanzia anche di quanto stiamo sottoponendo alla Sua cortese attenzione.

Siamo consapevoli che tutto ciò renderà ancora più complessa la difficile partita a Lei affidata, ma riteniamo che il rispetto della legge 120, anche magari con anticipazioni già ora al 33% di nomine al femminile, sia del tutto in linea con l’esigenza di rinnovare e rendere più efficiente la dirigenza di importantissime aziende, al cui buon andamento come cittadine e contribuenti siamo strettamente interessate.

Inviamo i nostri più cordiali saluti.

Roma, 30 giugno 2013
La presidente Rosanna Oliva


Leggi anche la direttiva MEF giugno 2013


Riferimenti:


5 Giugno 2013: Convegno “Per una legge elettorale paritaria”

Per una legge elettorale paritaria. Le proposte delle associazioni delle donne a confronto con donne e uomini del mondo accademico.

Mercoledì 5 giugno 2013- ore: 15-19

Roma, Sala delle Colonne- Camera dei deputati, Via Poli 19

Introduce: Rosanna Oliva, Presidente della Rete per la Parità
Modera:Tiziana Bartolini, Direttora di Noi Donne

Relazioni di:

Lorenza Carlassare, Università di Padova
Roberto D’Alimonte, Università LUISS Roma
Marilisa D’Amico, Università degli Studi di Milano
Stefano Ceccanti, Sapienza – Università di Roma
Agnese Canevari, Aspettare stanca – Comitato scientifico della Rete per la Parità

Interventi delle Associazioni delle donne:

Rita Capponi Movimento Italiano Donne per la Democrazia paritaria

Daniela Carlà, Accordo di Azione comune per la democrazia paritaria

Carla Mazzuca, presentatrice della prima proposta di legge sul collegio binominale

Vittoria Tola, UDI, Associazione promotrice della proposta di legge d’iniziativa popolare sul 50E50

Dibattito

Conclusioni di: Teresa Gualtieri, Presidente del Comitato Scientifico della Rete per la Parità

Ufficio stampa: Rosangela Petillo 338.7002506 – rosangelapetillo@hotmail.com

Si prega inviare mail di conferma entro il 3 giugno a segreteria.reteperlaparita@gmail.com

Per entrare in sala è necessario un documento d’identità e per gli uomini la giacca



Gender and Science: the persistent patterns!

Abbiamo il piacere di invitare le nostre lettrici al seminario “Gender and Science: the persistent patterns!” che si terrà il 3 luglio p.v. alle ore 15.00 presso il “Salotto” Biblioteca Vilfredo Pareto, piano terra dell’edificio B, dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata – Via Columbia 2 – 00133 Roma

In allegato la locandina dell’evento.

Per motivi organizzativi si prega di dare conferma all’indirizzo master.procurement@uniroma2.it

Segreteria Master in Procurement Management

Dip. Studi di Impresa Governo Filosofia

Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Via Columbia, 2

00133 Roma

Tel: +39 06 72595430

Fax +39 06 72595804

Lettera aperta ai Neo-eletti Sindache e Sindaci

Neo-elette Sindache, neo-eletti Sindaci,

ci rivolgiamo a Voi, all’indomani del risultato elettorale conseguito, perché uno dei primissimi compiti che Vi spetta è la nomina degli Assessori che comporranno le Giunte dei Comuni che dovrete amministrare.

Riteniamo, infatti, doveroso ricordarVi che tra i criteri che orienteranno le Vostre scelte ve n’è uno ineludibile: il rispetto della parità di genere.

Il principio non è consacrato soltanto a livello sovranazionale (in particolare dalla Carta di Nizza, ora dotata di valore giuridico, che impone la parità tra i sessi “in tutti i campi”) e dalla nostra Costituzione (precisamente dall’art. 51, che garantisce e promuove condizioni di uguaglianza nell’accesso a tutti gli “uffici pubblici”); un vincolo deriva, infatti, anche dalla legge, rivolta specificamente alle amministrazioni locali.

L’art. 6 Tuel già stabiliva che gli statuti dei Comuni dovessero introdurre norme per “promuovere” la presenza di entrambi i sessi nelle Giunte, negli organi collegiali, enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti.

Oggi la portata vincolante di questa previsione è stata però resa ancor più inequivocabile grazie alla novella introdotta dalla legge n. 215 del 2012 (recante disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni).

Per effetto di questo intervento normativo quello che prima era un obiettivo da “promuovere” è diventato ora un risultato da “garantire”.

A conferma del fatto che si tratta di un obbligo immediatamente operante, al quale le neo-elette Sindache e i neo-eletti Sindaci devono attenersi sin da subito, l’art. 46 Tuel espressamente afferma che “Il sindaco e il presidente della provincia nominano, nel rispetto del principio di pari opportunità tra donne e uomini, garantendo la presenza di entrambi i sessi, i componenti della giunta”.

Vi ricordiamo che già nella vigenza della precedente formulazione normativa l’assenza o la scarsa presenza di donne nelle Giunte degli enti locali (così come negli Esecutivi delle Regioni) è stata censurata dalle autorità giudiziarie, adite da cittadini e associazioni per veder rispettato il principio della parità.

A maggior ragione, dunque, i Giudici non esiterebbero oggi ad annullare i decreti di nomina delle Giunte in via di formazione qualora queste fossero ‘affette da squilibrio di genere’. Essi riscontrerebbero, infatti, la diretta violazione delle disposizioni contenute nella legge n. 215 del 2012, disposizioni che, peraltro, sono state già interpretate nel senso che non potrebbe di certo soddisfare il vincolo da esse posto la mera presenza di un rappresentante per ogni genere. Il presupposto su cui si basa questo intervento normativo è, infatti, che gli organi decisionali sono in grado di guadagnare in termini di funzionalità ed efficienza quando donne e uomini siano in essi congruamente rappresentati.

Per queste ragioni Vi invitiamo a formare Giunte composte in modo paritario, nelle quali non solo sia garantito l’equilibrio tra i generi, ma siano altresì assegnati, senza discriminazioni, gli assessorati di rilevante peso politico.

Diversamente, non ci asterremo dal far valere il rispetto della parità tra i generi dinanzi alle autorità giudiziarie competenti, impugnando gli atti di nomina delle Giunte per violazione di legge.

Ci auguriamo di non dover procedere a ricorsi, in quanto questa volta potrebbero essere accompagnati anche da azioni per accertare eventuali responsabilità per atti consapevolmente compiuti in violazione di legge, dai quali potrebbero derivare gravi conseguenze non solo economiche a danno della collettività.

In tal senso ha deliberato l’Assemblea della nostra Associazione, tenutasi lo scorso 5 giugno.

E’ gradita l’occasione per inviare i nostri più cordiali auguri di buon lavoro.

Roma, 13 giugno 2013

La Presidente
Rosanna Oliva

Interrogazione urgente di Monica Cirinnà per il rispetto della “par condicio di genere”

Interrogazione urgente di Monica Cirinnà per il rispetto della “par condicio di genere”.

Presentata il 22 maggio un’interrogazione urgente da parte della senatrice Monica Cirinnà per ottenere il rispetto della par condicio di genere, secondo le richieste dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, Interrogazione n3-00076-parità di genere in tv, con la collaborazione della Rete per la Parità e dell’avv. Antonella Anselmo, che sin dall’inizio e costantemente in ogni tappa ci ha affiancato per la parte tecnica.

La campagna elettorale è agli sgoccioli, ma c’è ancora qualche settimana per i comuni in cui si andrà al ballottaggio e per quelli siciliani.

La par condicio di genere, introdotta dalla legge 215 del 2012 (più conosciuta per la grande novità della doppia preferenza di genere nelle elezioni amministrative), va rispettata nella comunicazione politica anche quando non sono in corso campagne elettorali.

Soprattutto stiamo cercando di creare le premesse perché le resistenze verso queste nuove norme non si ripetano in occasione delle future scadenze elettorali.

Ecco il comunicato di Monica Cirinnà:PAR CONDICIO: CIRINNA’, VIOLATA PARITA’ DI GENERE, INTERVENGA GOVERNO E AGCOM

“Ministri competenti e l’Agcom facciano rispettare la par condicio della presenza di genere nelle trasmissioni televisive”. A chiederlo è la senatrice del Pd Monica Cirinnà con un’interrogazione al ministro dello Sviluppo economico e a quello delle Pari opportunità.

Nonostante la legge preveda la possibilità nelle elezioni locali di esprimere la doppia preferenza di genere – spiega – persiste nelle trasmissioni di approfondimento politico, televisive e radiofoniche, la pratica scorretta di far partecipare ai dibattiti un numero esiguo di donne. Una palese violazione della par condicio di genere che si registra anche nei maggiori talk show politici delle emittenti pubbliche e private”.

“Ricordo – aggiunge – che dal 26 dicembre del 2012, i mezzi di informazione sono tenuti, senza eccezione di sorta, al rispetto dei principi di cui all’articolo 51, primo comma, della Costituzione, per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini. Un impegno che non è stato rispettato ove l’AGCOM, nonostante il chiaro disposto legislativo, ha continuato ad ignorarne le palesi violazioni nonostante siano in corso le campagne elettorali per l’elezione diretta dei Sindaci e dei Consigli Comunali nonché dei Consigli Circoscrizionali”.

“E’ necessario inoltre – sottolinea – che la RAI in ottemperanza al contratto di servizio, pur in assenza di specifico regolamento emanato dal Parlamento, assicuri comunque un’equilibrata rappresentanza di genere tra le presenze e pubblichi i dati di genere sul sito raiparlamento.it, rendendo consultabili sia i risultati quotidiani del monitoraggio che quelli settimanali”.

“E’ indispensabile – conclude Cirinnà – un intervento tempestivo dei ministri interessati e dell’Agcom affinchè il sistema dell’emittenza radiofonica e televisiva, pubblica e privata, rispettino i principi fondamentali della par condicio, anche nella rappresentanza di genere”.

Allegato Interrogazione in pdf

Intervista sulla “Par condicio di genere” alla nostra presidente Rosanna Oliva

Su VignaClaraBlog l’intervista sulla “Par condicio di genere” alla nostra presidente Rosanna Oliva


Elezioni, zoom sulla par condicio di genere

Con la modifica alla legge 28 del 2000, dal 26 dicembre 2012 è entrata in vigore quel che viene definita “la par condicio di genere”. In occasione delle elezioni i mass media, oltre a dare ugual spazio ai partiti, devono darlo anche ai candidati di sesso femminile. Quanto questa novità è già nota e quanto viene rispettata e applicata? Ne parliamo con Rosa Oliva, portabandiera delle pari opportunità tra donne e uomini.

Rosa Oliva, residente a Vigna Clara, esponente di spicco dell’associazione “Aspettare Stanca” e del “Comitato Cittadino XX Municipio”, nel 1960, con il suo ricorso alla Corte Costituzionale, portò alla cancellazione della norma che impediva l’accesso alle donne alle principali carriere pubbliche (leggi qui).
Nel 2010 è stata nominata Grande Ufficiale dal Presidente della Repubblica e le è stato assegnato in Campidoglio il Premio Minerva all’Uguaglianza di Genere.

Chi meglio di lei per illustrarci questa novità?

Rosa, il tuo impegno a favore delle pari opportunità ti ha portato, assieme a tante altre donne, a batterti per la par condicio di genere. Raccontaci la genesi di questa singolare battaglia. Quanto sforzo è stato necessario per giungere alla modifica della legge 28 del 2000?

L’impegno è stato notevole, ed è stato necessario aspettare per quasi un decennio (mai nome fu più indovinato per la piccola Associazione Aspettare stanca, fondata nel 2006 da un gruppo di donne del XX Municipio). Già la legge della Regione Campania n. 4 del 2009, passata al vaglio della Corte Costituzionale, oltre ad introdurre la doppia preferenza di genere regolava la presenza delle candidate durante le campagne elettorali, naturalmente con efficacia locale.

La norma nazionale è frutto di un’azione congiunta delle parlamentari di maggioranza e opposizione, supportata dall’esterno da Associazioni di donne che sostenevano le loro ragioni.
Come anni fa in occasione dell’approvazione della legge contro la violenza sessuale, un Parlamento a maggioranza schiacciante di uomini ha resistito a innovazioni che dovrebbero essere obiettivo di tutte e tutti, non solo delle donne.

Ho seguito personalmente il lungo e difficile iter della legge 215 del 2012, la cui finalità principale è l’introduzione della doppia preferenza di genere per l’elezione dei consigli comunali. Per la verità, le parlamentari e le associazioni hanno cercato di far introdurre la doppia preferenza di genere anche per le elezioni regionali, ma inutilmente, per cui a febbraio nel Lazio, in Lombardia e in Molise sarà possibile esprimere soltanto una preferenza, limite che svantaggia le candidate. Forse ne dovremmo parlare a proposito delle prossime elezioni regionali e in prossimità di quelle amministrative di primavera.

Comunque la modifica della legge sulla par condicio è stata approvata soltanto grazie all’alleanza trasversale delle parlamentari e alle pressioni, per evitare l’invisibilità delle donne durante le campagne elettorali, dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, che raccoglie 51 associazioni, ( tra cui Aspettare stanca e Rete per la Parità.

Spiegaci ora per bene da chi e come dovrebbe, anzi come deve essere applicata la par condicio di genere.

La norma é rivolta ai mezzi di informazione, che dal 26 dicembre del 2012 sono tenuti non solo a “garantire la parità di trattamento e l’imparzialità rispetto a tutti i soggetti politici, l’accesso ai mezzi di informazione per la comunicazione politica” in particolare “durante le campagne per l’elezione al Parlamento europeo, per le elezioni politiche, regionali e amministrative e per ogni referendum” ma nelle trasmissioni per la comunicazione politica, sono anche tenuti “al rispetto dei principi di cui all’articolo 51,primo comma, della Costituzione, per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini”.

Si tratta di una delle norme della legge a costo zero Mai più donne invisibili che la Rete per la Parità, un’altra delle associazioni firmatarie dell’Accordo per la democrazia paritaria, aveva chiesto al Governo Monti. In aderenza alla nuova norma e con riferimento anche al Contratto di servizio nel quale, sempre grazie alle pressioni delle donne, erano state introdotte disposizioni attente al genere, il Regolamento della Commissione di vigilanza RAI in vigore dal 6 gennaio ha disposto che sia assicurata “parità di condizioni nell’esposizione di opinioni politiche”, ma anche “un’equilibrata rappresentanza di genere tra le presenze”.

Il Regolamento della Commissione vale per il servizio pubblico, mentre è stato più difficile ottenere disposizioni di attuazione (approvate soltanto il 16 gennaio a seguito di una lettera di protesta dell’Accordo) dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che regolamenta anche le emittenze private ed è competente per far osservare le regole anche nel servizio pubblico.

Questa la teoria. Ma la pratica? Nella campagna elettorale in corso, ti risulta che la legge venga rispettata?

Se guardiamo in questi giorni, l’avvio della campagna elettorale nelle televisioni si direbbe proprio di no: ci viene servito il solito monopolio maschile e maschilista, salvo rare eccezioni.
La norma è ancora troppo recente e poco conosciuta? Sicuramente uno dei motivi è questo e come Accordo stiamo cercando innanzitutto di farla conoscere, e ringrazio VignaClaraBlog.it per questa intervista.

Ci sono anche altri fattori che incidono: innanzitutto le carenze della stessa legge originaria sulla par condicio, ormai datata, con un’Autorità di garanzia, collegata anche ad un CORECOM in ciascuna Regione che è piuttosto contestata. La Commissione parlamentare ha tutti i limiti della sua origine, ma, forse anche grazie all’impegno di un grande giornalista, il senatore Zavoli che la presiede, svolge i proprio compito correttamente.

Più oscuro il ruolo del terzo attore, il Ministero delle Comunicazioni, che per la sua connotazione ancora più “politica” degli altri due organismi, risente anche di tutti i limiti della legge sull’emittenza televisiva, la cosiddetta legge Gasbarri, degna erede della Legge Mammì.

Esistono sanzioni per il mancato rispetto?

Per ipotizzare l’applicazione di sanzioni ai comportamenti difformi dagli obblighi previsti dalla par condicio di genere, occorrono due presupposti: che la difformità sia ufficialmente rilevata e che scatti l’iniziativa dell’AGCOM. Per il monitoraggio purtroppo ci risulta che le tabelle elaborate in campagna elettorale sono state finora pubblicate sul sito dell’AGCOM in una versione ridotta, senza la parte dedicata alle fasce di programmazione e alla presenza di uomini e donne.

Come Accordo chiederemo formalmente a RAI e AGCOM che sia effettuato anche il rilevamento del pluralismo di genere e che venga assicurata la massima informazione per assicurare il rispetto delle nuove disposizioni.
Sulle sanzioni, ma soprattutto sull’obiettivo del riequilibrio, stiamo elaborando altre iniziative.

Dobbiamo approfondire i meccanismi della legge sulla par condicio e, come sempre accade, partendo da una questione che coinvolge le donne, si scopre che bisogna affrontare problemi più generali, che riguardano la democrazia, non solo quella paritaria.

Secondo te, sono i media a non privilegiare le donne in politica o sono i partiti a tenerle lontane dalla stanza dei bottoni e dai riflettori?

Nonostante la presenza di tante donne giornaliste nei media, anche in questi prevale, come nei soggetti politici, una schiacciante maggioranza di uomini nelle stanze dei bottoni. Comunque i reali interlocutori sono proprio i partiti e i movimenti politici.
Prosegue l’impegno delle associazioni di donne per evitare che la posizione dominante degli uomini porti a una reazione gattopardesca.

L’appuntamento è per il prossimo 28 gennaio, quando sarà presentata l’Agenda della democrazia paritaria, per presentare e discutere gli impegni per la prossima Legislatura e per garantire la Par condicio di genere in questa campagna elettorale.

Claudio Cafasso

Par condicio di genere: l’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria scrive a Commissione di vigilanza, Rai e AGCOM

ACCORDO DI AZIONE COMUNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA

Al Presidente Sergio Zavoli
e all’Ufficio di Presidenza
Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
Alla Presidente Annamaria Tarantola
al Direttore Generale Luigi Gubitosi
e ai Direttori di testata
RAI TV
Al Presidente Angelo Marcello Cardani
Al Commissario relatore Francesco Posteraro
Al Segretario Generale Antonio Perrucci
e Al Segretario Generale ad interim Laura Aria
Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni

Come è noto la legge 28 del 2000, che regolamenta la “par condicio” sui media tra i soggetti politici che si presentano alle elezioni, è stata modificata dall’articolo 4 della legge 215 del 2012, entrata in vigore il 26 dicembre 2012.

All’articolo 1 della legge 22 febbraio 2000, n. 28, e’ aggiunto, in fine, il seguente comma:
«2-bis. Ai fini dell’applicazione della presente legge, i mezzi di informazione, nell’ambito delle trasmissioni per la comunicazione politica, sono tenuti al rispetto dei principi di cui all’articolo 51, primo comma, della Costituzione, per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini».

Purtroppo, nonostante tale importante novità, alla quale l’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria ha concorso, recepita nel Regolamento della Commissione di vigilanza e oggetto della circolare del 15 gennaio dell’AGCOM, finora le candidate donne hanno avuto l’opportunità di scarsissime presenze e altrettanto poche sono le giornaliste che conducono trasmissioni “politiche”.

Le tabelle di monitoraggio non includono i dati di genere e la stessa informazione sulla norma voluta dal Parlamento è inesistente. Basti citare il lungo servizio andato in onda il 18 gennaio all’interno del TG2 delle 20,30, che, oltre a ricostruire la nascita ed i contenuti della legge sulla par condicio, l’ha posta a confronto con quanto avviene in altri paesi ed ha diffusamente ricordato anche come si svolgeva la campagna elettorale nell’antica Pompei, omettendo però qualsiasi accenno all’equilibrio nelle presenze delle donne e degli uomini secondo le nuove disposizioni e nel rispetto dei principi costituzionali.

Tale situazione è inaccettabile, non solo perché aggiunge un ulteriore elemento che riduce, anziché favorire una maggiore presenza delle donne in politica, ma perché fa mancare, nelle discussioni che precedono il voto, la visione “di genere”, aumenta il distacco della maggioranza delle donne dalla politica e fornisce un’informazione distorta ad elettrici ed elettori.

Vi invitiamo a tener conto che il rispetto della par condicio incide, come affermato nella sentenza n. 155 del 2002 della Corte Costituzionale, sul diritto alla completa ed obiettiva informazione del cittadino “ tutelato in via prioritaria soprattutto in riferimento a valori costituzionali primari, che non sono tanto quelli relativi alla “pari visibilità dei partiti”, quanto piuttosto quelli connessi al corretto svolgimento del confronto politico su cui in permanenza si fonda, indipendentemente dai periodi di competizione elettorale, il sistema democratico.”
Di conseguenza chiediamo formalmente, a ciascuno degli organismi e delle persone in indirizzo, nella propria competenza, di adoperarsi perché in questa campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento e di tre Consigli regionali sia rispettata la par condicio, compresi gli aspetti “di genere”, oggetto principale delle nostre richieste, provvedendo:

  • a monitoraggi comprensivi di dati di genere da pubblicare secondo le disposizioni in vigore;
  • ad aprire gli spazi assegnati ad un numero di donne non rapportato soltanto a criteri già in partenza penalizzanti, come quello della presenza come capo della coalizione o capolista, per assicurare confronti svolti da donne e uomini in proporzione corrispondente alla composizione demografica del Paese;
  • a fornire una completa informazione sui contenuti della legge sulla par condicio, così come modificata dall’art. 4 della legge 215 del 2012;
  • ad agire tempestivamente d’ufficio, e/o tenendo in debito conto le segnalazioni che dovessero pervenire da parte di cittadine e cittadini o associazioni, sulle violazioni della par condicio.

Inviamo i nostri più cordiali saluti.

Daniela Carlà, Marisa Rodano, Rosanna Oliva
Roma, 19 gennaio 2013

morronir@libero.it
danielacarla2@mail.com

Elezioni Il calendario per la presentazione delle liste e delle candidature

Per le elezioni politiche i giorni sono domenica 20 e lunedì 21 gennaio 2013, per le elezioni regionali venerdì 25 e sabato 26 gennaio 2013

I partiti o gruppi politici, che intendono partecipare alle elezioni in programma domenica 24 e lunedì 25 febbraio 2013, devono depositare le liste e candidature, con le firme necessarie, con le seguenti diverse modalità:

Per le elezioni politiche presso le cancellerie delle Corti di Appello o dei Tribunali nei seguenti giorni e orari: domenica 20 gennaio (dalle ore 8 alle ore 20) e lunedì 21 gennaio 2013 (dalle ore 8 alle ore 20);

  • Per la ‘circoscrizione estero’ presso la cancelleria della Corte d’Appello di Roma nei seguenti giorni e orari: domenica 20 gennaio (dalle ore 8 alle ore 20) e lunedì 21 gennaio 2013 (dalle ore 8 alle ore 20).
  • Per le elezioni regionali le liste provinciali dei candidati alla carica di consigliere regionale dovranno essere presentate venerdì 25 gennaio (dalle ore 8 alle ore 20) e sabato 26 gennaio 2013 (dalle ore 8 alle ore 12) presso la cancelleria del Tribunale del capoluogo di provincia in cui ha sede l’ufficio centrale circoscrizionale; le liste regionali, in Lazio e Molise, e le candidature alla carica di Presidente della Regione, in Lombardia, dovranno essere presentate, nei medesimi giorni e orari, presso la cancelleria della Corte di Appello in cui ha sede l’ufficio centrale regionale.

http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/notizie/elezioni/2013_01_18_liste.html