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“Anche l’Italia deve condannare le gravi violazioni dei diritti umani in Afghanistan”: la richiesta delle Associazioni impegnate per i diritti delle donne

Le associazioni Rete per la Parità APS, Fondazione PANGEA ETS, CNDI – Consiglio Nazionale delle Donne Italiane, FIDM – Forum Internazionale delle Donne del Mediterraneo e DonneinQuota, che hanno tra gli obiettivi principali la realizzazione della parità di genere tra uomo e donna, con una lettera del 4 ottobre hanno chiesto al Ministro per gli Affari Esteri On. Antonio Tajani che anche l’Italia sottoscriva la dichiarazione rilasciata da Olanda, Germania, Australia e Canada il 25 settembre scorso, con il successivo sostegno di oltre venti Paesi, per condannare le gravi violazioni dei diritti umani poste in essere in Afghanistan dal regime talebano.

In particolare, si condannano le discriminazioni operate nei confronti delle donne dal suddetto regime, prospettando anche la volontà di promuovere un’azione contro lo stesso avanti al Tribunale Internazionale dell’Aja.

Le Associazioni hanno evidenziato come il regime talebano, a partire dal 2021, con l’emanazione di successive normative sempre più oppressive, abbia sostanzialmente cancellato la presenza delle donne in tutti gli ambiti della vita pubblica e sociale, impedendo loro di mostrare il volto in pubblico, di lavorare, di accedere all’istruzione, di ricoprire cariche pubbliche, di uscire da casa da sole, di fare sport e ultimamente, dall’agosto scorso, di parlare e di cantare in pubblico.

Le organizzazioni firmatarie hanno rilevato che, di fronte al sostanziale annientamento di una parte di popolazione afghana, fondato solo sull’appartenenza al genere femminile, il Governo italiano non possa tacere e debba agire in modo coordinato con i Paesi che già hanno intrapreso iniziative al riguardo. L’apartheid delle donne in Afghanistan – hanno evidenziato le associazioni – colpisce tutte le donne del mondo, perché crea un clima culturale globale in cui, ogni giorno di più, viene alzata la soglia di tolleranza nei confronti di situazioni di discriminazione di genere che si sostanziano in veri crimini contro l’umanità. È importante, dunque, che anche il Governo italiano prenda posizione in modo ufficiale, anche mediante l’adesione ad azioni giudiziali a livello internazionale, contro l’oppressione creata dal regime talebano.

Le Associazioni hanno chiesto che il Governo italiano si impegni altresì a:

– non creare presupposti per una normalizzazione di fatto dei rapporti con il regime talebano e rifiuti di intavolare trattative mediante delegazioni solo maschili, come richiesto dai talebani in diversi incontri internazionali;

– garantire che tutti i forum decisionali riguardanti il futuro dell’Afghanistan includano i diritti delle donne come parte dell’agenda e prevedano la partecipazione significativa delle donne;

– investire e rafforzare in Afghanistan le organizzazioni guidate dalle donne, condizionando il sostegno economico alla popolazione all’erogazione verificabile di una quota di almeno il 30% a iniziative economiche e sociali in favore delle donne.