Lettera aperta ai Neo-eletti Sindache e Sindaci

Neo-elette Sindache, neo-eletti Sindaci,

ci rivolgiamo a Voi, all’indomani del risultato elettorale conseguito, perché uno dei primissimi compiti che Vi spetta è la nomina degli Assessori che comporranno le Giunte dei Comuni che dovrete amministrare.

Riteniamo, infatti, doveroso ricordarVi che tra i criteri che orienteranno le Vostre scelte ve n’è uno ineludibile: il rispetto della parità di genere.

Il principio non è consacrato soltanto a livello sovranazionale (in particolare dalla Carta di Nizza, ora dotata di valore giuridico, che impone la parità tra i sessi “in tutti i campi”) e dalla nostra Costituzione (precisamente dall’art. 51, che garantisce e promuove condizioni di uguaglianza nell’accesso a tutti gli “uffici pubblici”); un vincolo deriva, infatti, anche dalla legge, rivolta specificamente alle amministrazioni locali.

L’art. 6 Tuel già stabiliva che gli statuti dei Comuni dovessero introdurre norme per “promuovere” la presenza di entrambi i sessi nelle Giunte, negli organi collegiali, enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti.

Oggi la portata vincolante di questa previsione è stata però resa ancor più inequivocabile grazie alla novella introdotta dalla legge n. 215 del 2012 (recante disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni).

Per effetto di questo intervento normativo quello che prima era un obiettivo da “promuovere” è diventato ora un risultato da “garantire”.

A conferma del fatto che si tratta di un obbligo immediatamente operante, al quale le neo-elette Sindache e i neo-eletti Sindaci devono attenersi sin da subito, l’art. 46 Tuel espressamente afferma che “Il sindaco e il presidente della provincia nominano, nel rispetto del principio di pari opportunità tra donne e uomini, garantendo la presenza di entrambi i sessi, i componenti della giunta”.

Vi ricordiamo che già nella vigenza della precedente formulazione normativa l’assenza o la scarsa presenza di donne nelle Giunte degli enti locali (così come negli Esecutivi delle Regioni) è stata censurata dalle autorità giudiziarie, adite da cittadini e associazioni per veder rispettato il principio della parità.

A maggior ragione, dunque, i Giudici non esiterebbero oggi ad annullare i decreti di nomina delle Giunte in via di formazione qualora queste fossero ‘affette da squilibrio di genere’. Essi riscontrerebbero, infatti, la diretta violazione delle disposizioni contenute nella legge n. 215 del 2012, disposizioni che, peraltro, sono state già interpretate nel senso che non potrebbe di certo soddisfare il vincolo da esse posto la mera presenza di un rappresentante per ogni genere. Il presupposto su cui si basa questo intervento normativo è, infatti, che gli organi decisionali sono in grado di guadagnare in termini di funzionalità ed efficienza quando donne e uomini siano in essi congruamente rappresentati.

Per queste ragioni Vi invitiamo a formare Giunte composte in modo paritario, nelle quali non solo sia garantito l’equilibrio tra i generi, ma siano altresì assegnati, senza discriminazioni, gli assessorati di rilevante peso politico.

Diversamente, non ci asterremo dal far valere il rispetto della parità tra i generi dinanzi alle autorità giudiziarie competenti, impugnando gli atti di nomina delle Giunte per violazione di legge.

Ci auguriamo di non dover procedere a ricorsi, in quanto questa volta potrebbero essere accompagnati anche da azioni per accertare eventuali responsabilità per atti consapevolmente compiuti in violazione di legge, dai quali potrebbero derivare gravi conseguenze non solo economiche a danno della collettività.

In tal senso ha deliberato l’Assemblea della nostra Associazione, tenutasi lo scorso 5 giugno.

E’ gradita l’occasione per inviare i nostri più cordiali auguri di buon lavoro.

Roma, 13 giugno 2013

La Presidente
Rosanna Oliva

Il treno delle riforme attende ancora il via – parte 2

Il treno delle riforme attende ancora il via.
Numero 2 aggiornato al 3 giugno

Le questioni di genere non possono essere trascurate. Il Convegno della Rete per la Parità si pone l’obiettivo di richiamare a una visione di genere le istituzioni: Presidenza della Repubblica, Governo, Parlamento, Partiti e Movimenti, alle prese con il difficile avvio delle riforme.
Se saremo ascoltate, la complessità del tema delle riforme se ne avvantaggerà, sarà il segnale che coloro cui il compito è affidato, quasi esclusivamente uomini, stanno agendo nell’interesse generale, desiderano davvero modificare le leggi per eliminare ostacoli all’attività pubblica e adottano decisioni non nell’ottica di interesse di singoli gruppi ma di tutte e tutti.

Tempo fa, nello scegliere la prima settimana di giugno per questo incontro eravamo consapevoli che sarebbe stato il momento giusto.

La fortuna ci ha anche aiutato, perché proprio alla fine di questa settimana, dopo un percorso di poco più di un mese dal 28 aprile, giorno del giuramento del Governo Letta, il cammino del treno delle riforme, che in un proprio post Aspettare stanca ha definito piuttosto un bus Stop & Go, dovrebbe arrivare ad una prima tappa: il Disegno di Legge del Governo, che fa seguito alla mozione bipartisan approvata dal parlamento. Non sono mancate le polemiche per una mozione che non fa cenno della riforma della legge elettorale e la mancata approvazione di quella proposta dal vicepresidente del Senato, il PD Giachetti, per il ritorno al Mattarellum.

Anche le preoccupazioni non mancano, innanzitutto perché, la riforma elettorale sembra oscurata e rinviata a un momento successivo, ma anche per il rischio che potrebbe correre tutto l’impianto democratico nell’ipotesi di una revisione della Costituzione che, con l’introduzione del presidenzialismo o semipresidenzialismo, dovrebbe comportare un riassetto drastico dell’intero sistema di equilibrio tra poteri.

Per la verità anche la cosiddetta “messa in sicurezza” dell’attuale legge elettorale preoccupava non poco.
L’inizio del cammino verso le riforme elettorali in questa legislatura potrebbe essere fissato al 16 aprile, prima ancora del Governo Letta, con le parole del Presidente della Corte costituzionale Gallo che ha ricordato che molti, troppi, sono stati gli inviti a legiferare rivolti alle Camere rimasti «finora inascoltati». Tra gli appelli indirizzati al Parlamento dalla Corte, Gallo ha ricordato anche quelli relativi ai pronunciamenti della Consulta che invitano ad «introdurre una normativa che abbia una maggiore considerazione del principio costituzionale di uguaglianza fra uomo e donne.”

Tra le cose raccomandate alle Camere e disattese, Gallo ha sottolineato inoltre che la Consulta «ha invano sollecitato il legislatore a riconsiderare gli aspetti problematici della legge elettorale”.
In relazione agli sviluppi che sta avendo di ora in ora la questione delle riforme all’attenzione del Governo e del Parlamento, vi mettiamo al corrente che nei giorni scorsi, quando sembrava che il Consiglio dei Ministri avrebbe insediato una commissione di esperti, tutti uomini, cui affidare il compito di proporre le riforme, l’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria ha chiesto una commissione paritaria.

Inoltre, come direttivo della Rete per la Parità, ci siamo affrettate a segnalare al presidente del Consiglio, alla ministra per le Pari opportunità e al ministro per le Riforme nove nomi di esperte.

Ci fa piacere che anche la competenza e l’esperienza delle donne siano state prese in considerazione come meritano.
Come Rete per la Parità abbiamo chiesto anche la consultazione di associazioni e gruppi: servono modi innovativi di affrontare i problemi.

Perché in Italia si riapre il gender pay gap

L’effetto-crisi sui differenziali di genere non è uguale per tutti. Se si guarda alle retribuzioni, l’Italia va controcorrente: mentre in tutt’Europa il gap salariale di genere è sceso, da noi è aumentato. Per l’arrivo di nuove occupate che guadagnano poco, e la precarizzazione delle giovani donne più istruite

Questa crisi ha ridotto le distanze tra donne e uomini nel mondo del lavoro, ma al ribasso e, secondo i dati europei, meno in Italia che in Europa. Il “meno” del nostro paese riguarda in particolare le differenze di salario per ora lavorata certificate dai dati europei. Nella media dell’Unione lo scarto percentuale del salario femminile rispetto a quello maschile – il “gender pay gap” per dirlo in inglese – era sceso di circa un punto percentuale nel 2011 rispetto al valore stimato nell’anno di inizio della crisi (16,2 percento contro il 17,3 nel 2008). L’andamento rilevato per l’Unione europea nel suo insieme è il risultato di una riduzione in 16 paesi mentre nei rimanenti paesi – Italia inclusa – il differenziale è rimasto stabile, è salito, o non si conosce il dato. Il nostro paese è il terzo più “virtuoso” dell’Unione poiché da noi le donne guadagnano su base oraria “solo” il 5,8% in meno degli uomini; ma il dato italiano risulta in salita rispetto al 2008 quando si attestava al 4,9%.

Perché dunque questi andamenti di segno opposto in Europa e in Italia? E il chiudersi della forbice in Europa è destinato a durare, così come il suo riaprirsi in Italia? Le variazioni sono ancora di entità piuttosto modesta in termini assoluti, ma la crisi potrebbe avere innescato o alimentato tendenze su cui conviene indagare. Un primo pezzo di indagine ci viene offerto dal rapporto del network Enege sulle ripercussioni occupazionali e di welfare della crisi in atto, che riprendo e aggiorno in questa nota.

Leggi tutto in: http://www.ingenere.it/articoli/perch-italia-si-riapre-il-gender-pay-gap
Fonte: InGenere

Il treno delle riforme attende ancora il via

Il treno delle riforme è fermo in stazione. Sembra invece che sia partito uno strano bus, di quelli a due piani STOP and GO, sul quale c’è chi sale e chi scende a piacimento.

E questo strano bus a volte fa addirittura marcia indietro.

Difficile seguire con tempestività l’evolversi della situazione, dagli annunci del Presidente del Consiglio all’atto dell’insediamento, e all’uscita dallo “spogliatoio”, intercalati con quelli del Ministro alle riforme e le notizie che emergono dai vari incontri, alcuni ufficiali, come quello avvenuto al Quirinale con il Ministro per le riforme e i Presidenti delle Commissioni Camera e Senato e altri di cui è dato riscontrare solo il risultato.
I corni del dilemma sono addirittura più dei classici due.

Il Governo deve fare i conti con le posizioni contrapposte al proprio interno: del PDL, che mira alle riforme della seconda parte della Costituzione, ma non ha nessun interesse a cambiare il porcellum, imposto a colpi di maggioranza nel 2005, e il PD, che vedrebbe molto bene un ritorno immediato al Mattarellum con piccoli ritocchi e teme colpi di mano del PDL su parti sostanziali della Costituzione.

A ciò si aggiunga la grave anomalia di un ruolo predominante che il Governo è chiamato ad assumersi per le riforme, a partire da quelle elettorali, che contrasta con quello di capofila che spetta al Parlamento.
Da qui le giuste reazioni di chi ha criticato l’ipotesi della Convenzione come prospettata in un primo momento, assolutamente inaccettabile, e risulta ancora scettico anche rispetto ad altre ipotesi, ridimensionate, che di volta in volta sono annunciate.

Il prossimo 2 giugno Libertà e Giustizia scenderà in piazza a Bologna per rinnovare un atto di fedeltà alla Costituzione e mandare un forte appello alla politica affinché rinunci al progetto e non si stravolga l’impianto complessivo della nostra Carta.

Sembrerebbe, stando alle ultime (nel senso di più recenti), dichiarazioni del Ministro per le riforme, sia nell’audizione a Commissioni Prime riunite svoltasi del 22 maggio (sospesa e rinviata per le conclusioni al 28 prossimo), sia nei comunicati successivi, che si stia profilando un accordo per le riforme che inizi con ritocchi al Porcellum.

Ritocchi destinati a evitare di avere una legge elettorale delegittimata perché in attesa del giudizio della Corte costituzionale, al quale la Cassazione ha inviato il ricorso dell’avv.to Aldo Bozzi [1].

Si tratta del nipote omonimo del presidente della prima Commissione parlamentare per le riforme che nel 1983, come altre in seguito non portò alcun risultato [2].

E si prospetta l’ipotesi della modifica solo della percentuale necessaria per usufruire del premio di maggioranza e dell’eventuale introduzione delle preferenze. Un rimedio peggiore del male, anche se battezzato “messa in sicurezza”perché imporrebbe molto probabilmente , nel caso di ritorno alle urne, di nuovo un Governo di larghe intese.

Il classico serpente che si morde la coda. Il porcellum colpisce ancora. Il seguito al prossimo post, dopo l’audizione del Ministro per le Riforme, anche per trattare l’argomento delle norme di garanzia di genere.


[1] La ribellione personale di Aldo Bozzi http://www.radio24.ilsole24ore.com/notizie/2013-05-17/porcellum-parola-consulta-ribellione-144104.php

[2] Commissione Bozzi http://www.camera.it/parlam/bicam/rifcost/dossier/prec03.htm


Interrogazione urgente di Monica Cirinnà per il rispetto della “par condicio di genere”

Interrogazione urgente di Monica Cirinnà per il rispetto della “par condicio di genere”.

Presentata il 22 maggio un’interrogazione urgente da parte della senatrice Monica Cirinnà per ottenere il rispetto della par condicio di genere, secondo le richieste dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, Interrogazione n3-00076-parità di genere in tv, con la collaborazione della Rete per la Parità e dell’avv. Antonella Anselmo, che sin dall’inizio e costantemente in ogni tappa ci ha affiancato per la parte tecnica.

La campagna elettorale è agli sgoccioli, ma c’è ancora qualche settimana per i comuni in cui si andrà al ballottaggio e per quelli siciliani.

La par condicio di genere, introdotta dalla legge 215 del 2012 (più conosciuta per la grande novità della doppia preferenza di genere nelle elezioni amministrative), va rispettata nella comunicazione politica anche quando non sono in corso campagne elettorali.

Soprattutto stiamo cercando di creare le premesse perché le resistenze verso queste nuove norme non si ripetano in occasione delle future scadenze elettorali.

Ecco il comunicato di Monica Cirinnà:PAR CONDICIO: CIRINNA’, VIOLATA PARITA’ DI GENERE, INTERVENGA GOVERNO E AGCOM

“Ministri competenti e l’Agcom facciano rispettare la par condicio della presenza di genere nelle trasmissioni televisive”. A chiederlo è la senatrice del Pd Monica Cirinnà con un’interrogazione al ministro dello Sviluppo economico e a quello delle Pari opportunità.

Nonostante la legge preveda la possibilità nelle elezioni locali di esprimere la doppia preferenza di genere – spiega – persiste nelle trasmissioni di approfondimento politico, televisive e radiofoniche, la pratica scorretta di far partecipare ai dibattiti un numero esiguo di donne. Una palese violazione della par condicio di genere che si registra anche nei maggiori talk show politici delle emittenti pubbliche e private”.

“Ricordo – aggiunge – che dal 26 dicembre del 2012, i mezzi di informazione sono tenuti, senza eccezione di sorta, al rispetto dei principi di cui all’articolo 51, primo comma, della Costituzione, per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini. Un impegno che non è stato rispettato ove l’AGCOM, nonostante il chiaro disposto legislativo, ha continuato ad ignorarne le palesi violazioni nonostante siano in corso le campagne elettorali per l’elezione diretta dei Sindaci e dei Consigli Comunali nonché dei Consigli Circoscrizionali”.

“E’ necessario inoltre – sottolinea – che la RAI in ottemperanza al contratto di servizio, pur in assenza di specifico regolamento emanato dal Parlamento, assicuri comunque un’equilibrata rappresentanza di genere tra le presenze e pubblichi i dati di genere sul sito raiparlamento.it, rendendo consultabili sia i risultati quotidiani del monitoraggio che quelli settimanali”.

“E’ indispensabile – conclude Cirinnà – un intervento tempestivo dei ministri interessati e dell’Agcom affinchè il sistema dell’emittenza radiofonica e televisiva, pubblica e privata, rispettino i principi fondamentali della par condicio, anche nella rappresentanza di genere”.

Allegato Interrogazione in pdf

Voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting e contributo per asili nido

L’INPS, con la circolare n. 48 del 28 marzo 2013, fornisce le istruzioni operative in merito modalità per richiedere l’erogazione dei benefici e dei voucher previsti dalla Legge n. 92 del 28 giugno 2012 nell’ambito degli interventi volti a favorire l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro e il sostegno alla genitorialità, attraverso l’introduzione di misure orientate a migliorare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e la condivisione dei compiti di cura dei figli.

La citata legge, in particolare, ha introdotto – all’art. 4, comma 24, lettera b) – in via sperimentale per il triennio 2013-2015, la possibilità per la madre lavoratrice di richiedere, al termine del congedo di maternità, e in alternativa al congedo parentale, voucher per l’acquisto di servizi di baby sitting, ovvero un contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati, da utilizzare negli undici mesi successivi al congedo obbligatorio, per un massimo di sei mesi.

I criteri di accesso e le modalità di utilizzo del contributo per l’acquisto di tali servizi – entro un limite di spesa di 20 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2013, 2014, 2015 – sono stati definiti dal Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze del 22 dicembre 2012.

Leggi la nota sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

Richiesta a Napolitano della nomina di dieci sagge per integrare i due gruppi di lavoro

Contro l’abuso di posizione dominante da parte degli uomini che detengono il potere va chiesto il rispetto dell’uguaglianza di genere Comunicatodell’Accordo – 30 marzo 2013

“Il livello di uguaglianza tra i sessi è un indicatore, un termometro del grado di civiltà di una nazione….. Ma anche oggi in Italia, dove la condizione delle donne non è certo comparabile al passato, resta ancora molto da fare.”.

Due frasi estrapolate dal discorso del Presidente della Repubblica dello scorso 8 marzo che fanno temere sull’esito della missione dei due gruppi di saggi nominati oggi, dieci uomini.

E’ stata trascurata l’importanza della forza innovatrice delle donne, nelle quali il Paese e alcune forze politiche hanno dimostrato di credere, visto il risultato delle recenti elezioni politiche.

Ci rivolgiamo al Presidente Napolitano perché fa ancora in tempo ad aggiungere di propria libera iniziativa altrettante donne competenti.

morroni@libero.it
danielacarla2@gmail.com

PS ricordiamo che durante la fase nascente del PD, Aspettare stanca è stata promotrice dell’iniziativa “Sagge e saggi per il PD”, che evitò nel 2006 la nomina di un Comitato con soli uomini

http://www.aspettarestanca.it/articoli/art00060.htm

http://www.aspettarestanca.it/articoli/art00050.htm

Nuova legge elettorale, riforma dei partiti, una donna al Quirinale

Le richieste dell’accordo di azione comune per la democrazia paritaria

Le associazioni, reti e movimenti aderenti all’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria si felicitano del fatto che, secondo i dati più recenti, (fatte salve le convalide delle Giunte per le elezioni o eventuali dimissioni ), la percentuale delle donne elette nel Parlamento sia superiore rispetto alle prime stime e sfiori il 31%: in dettaglio le donne parlamentari risultano essere 291, di cui 103 elette al Senato su 319 senatori (quasi il 30%) e 198 alla Camera su 630 deputati (sfiora il 30%). Si è ancora ben lontani dall’obiettivo di una presenza paritaria dei due generi, ma si tratta comunque di un passo avanti.

Di particolare e positivo significato l’elezione a Presidente della Camera dei deputati di una donna, Laura Boldrini, cui le firmatarie del presente comunicato rivolgono fervidi rallegramenti e auguri.

Le firmatarie dell’Accordo rinnovano pertanto l’appello che, tenuto conto della presenza in ogni campo di donne di comprovata competenza ed eccellenza, capaci di prendersi cura delle più urgenti necessità del paese, si assegnino alle donne posti di responsabilità e di potere in tutte le cariche istituzionali e ritengono che, si possa avanzare la proposta di eleggere una donna alla Presidenza della Repubblica.

Pur se permane la preoccupazione per la situazione di incertezza politica col rischio di una breve durata della legislatura, le firmatarie dell’Accordo ribadiscono la richiesta che in ogni caso il nuovo Parlamento:

– metta mano subito alla modifica della legge elettorale introducendo regole elettorali rispettose del principio della democrazia paritaria e che, dunque, quale che sia il metodo elettorale adottato, prevedano norme di garanzia per la presenza del 50% di donne e per la loro elezione, secondo quanto proposto nel documento dell’Accordo;

– adotti una legge che regoli il sistema dei partiti secondo l’articolo 49 della Costituzione, prevedendo anche norme per la parità di genere negli organi politici, in particolare quelli incaricati della selezione delle candidature.

– aggiorni, rafforzandola, la legge 906 del 2012 in materia di trasparenza e di riduzione dei costi delle campagne elettorali.

Roma 21 marzo 2013

1. NOI RETE DONNE
2. AFFI – ASSOCIAZIONE FEDERATA FEMMINISTA INTERNAZIONALE
3. SE NON ORA QUANDO
4. AGI ( Ass. Giuriste Italiane – sez. romana)
5. AIDOS
6. ANDE
7. ASPETTARE STANCA
8. ASSOCIAZIONE ALMA CAPPIELLO
9. ASSOCIAZIONE BLOOMSBURY
10. ASSOCIAZIONE DONNE BANCA D’ITALIA
11. ASSOLEI
12. CENTRO ITALIANO FEMMINILE
13. CONSIGLIERA NAZIONALE PARITA’
14. CONSULTA DONNE DI COLLEFERRO
15. COORDINAMENTO ITALIANO LOBBY EUROPEA DELLE DONNE
16. COORDINAMENTO NAZIONALE DONNE ANPI
17. COMMISSIONE DIRITTI E PARI OPPORTUNITÀ ASS.NE STAMPA ROMANA
18. CORRENTE ROSA
19. CRASFORM Onlus
20. DOLS
21. DONNE CHE SI SONO STESE SUI LIBRI E NON SUI LETTI DEI POTENTI
22. DONNE E INFORMAZIONE
23. DONNE IN QUOTA
24. DONNE IN RETE PER LA RIVOLUZIONE GENTILE
25. DONNE PER MILANO
26. DONNE ULTRAVIOLETTE
27. FIDAPA
28. FONDAZIONE ADKINS CHITI – Donne in musica
29. FONDAZIONE NILDE IOTTI
30. GIO (Osservatorio studi di genere, parità e pari opportunità)
31. GIULIA (Giornaliste Unite Libere Autonome)
32. ILCORPO DELLE DONNE- BLOG di Lorella Zanardo
33. IL PAESE DELLE DONNE
34. INGENERE
35. LA META’ DI TUTTO
36. LE NOSTRE FIGLIE NON SONO IN VENDITA
37. LIBERA DONNA -ROMA
38. LIBERE TUTTE – Firenze
39. LUCY E LE ALTRE
40. MOUDE (Movimento Lavoratrici dello spettacolo)
41. MOVIMENTO ITALIANO DONNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA
42. NOID TELECOM
43. NOI DONNE
44. NOIDONNE 2005 – Sassari
45. PARIMERITO
46. PARI O DISPARE
47. PROFESSIONAL WOMEN’S ASSOCIATION
48. RETE ARMIDA
49. RETE PER LA PARITA’
50. SOLIDEA
51. TAVOLA DELLE DONNE sulla violenza e sulla sicurezza nella città di Bologna
52. TUTTEPERITALIA
53. UDI
54. USCIAMO DAL SILENZIO
55. WOMEN IN THE CITY

http://aspettarestanca.wordpress.com/2013/03/24/nuova-legge-elettorale-riforma-dei-partiti-una-donna-alquirinale-le-richieste-dellaccordo-di-azione-comune-per-la-democrazia-paritaria/

Nuova legge elettorale, riforma dei partiti, una donna al Quirinale

Le richieste dell’accordo di azione comune per la democrazia paritaria

Le associazioni, reti e movimenti aderenti all’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria si felicitano del fatto che, secondo i dati più recenti, (fatte salve le convalide delle Giunte per le elezioni o eventuali dimissioni ), la percentuale delle donne elette nel Parlamento sia superiore rispetto alle prime stime e sfiori il 31%: in dettaglio le donne parlamentari risultano essere 291, di cui 103 elette al Senato su 319 senatori (quasi il 30%) e 198 alla Camera su 630 deputati (sfiora il 30%). Si è ancora ben lontani dall’obiettivo di una presenza paritaria dei due generi, ma si tratta comunque di un passo avanti.

Di particolare e positivo significato l’elezione a Presidente della Camera dei deputati di una donna, Laura Boldrini, cui le firmatarie del presente comunicato rivolgono fervidi rallegramenti e auguri.

Le firmatarie dell’Accordo rinnovano pertanto l’appello che, tenuto conto della presenza in ogni campo di donne di comprovata competenza ed eccellenza, capaci di prendersi cura delle più urgenti necessità del paese, si assegnino alle donne posti di responsabilità e di potere in tutte le cariche istituzionali e ritengono che, si possa avanzare la proposta di eleggere una donna alla Presidenza della Repubblica.

Pur se permane la preoccupazione per la situazione di incertezza politica col rischio di una breve durata della legislatura, le firmatarie dell’Accordo ribadiscono la richiesta che in ogni caso il nuovo Parlamento:

– metta mano subito alla modifica della legge elettorale introducendo regole elettorali rispettose del principio della democrazia paritaria e che, dunque, quale che sia il metodo elettorale adottato, prevedano norme di garanzia per la presenza del 50% di donne e per la loro elezione, secondo quanto proposto nel documento dell’Accordo;

– adotti una legge che regoli il sistema dei partiti secondo l’articolo 49 della Costituzione, prevedendo anche norme per la parità di genere negli organi politici, in particolare quelli incaricati della selezione delle candidature.

– aggiorni, rafforzandola, la legge 906 del 2012 in materia di trasparenza e di riduzione dei costi delle campagne elettorali.

Roma 21 marzo 2013

1. NOI RETE DONNE
2. AFFI – ASSOCIAZIONE FEDERATA FEMMINISTA INTERNAZIONALE
3. SE NON ORA QUANDO
4. AGI ( Ass. Giuriste Italiane – sez. romana)
5. AIDOS
6. ANDE
7. ASPETTARE STANCA
8. ASSOCIAZIONE ALMA CAPPIELLO
9. ASSOCIAZIONE BLOOMSBURY
10. ASSOCIAZIONE DONNE BANCA D’ITALIA
11. ASSOLEI
12. CENTRO ITALIANO FEMMINILE
13. CONSIGLIERA NAZIONALE PARITA’
14. CONSULTA DONNE DI COLLEFERRO
15. COORDINAMENTO ITALIANO LOBBY EUROPEA DELLE DONNE
16. COORDINAMENTO NAZIONALE DONNE ANPI
17. COMMISSIONE DIRITTI E PARI OPPORTUNITÀ ASS.NE STAMPA ROMANA
18. CORRENTE ROSA
19. CRASFORM Onlus
20. DOLS
21. DONNE CHE SI SONO STESE SUI LIBRI E NON SUI LETTI DEI POTENTI
22. DONNE E INFORMAZIONE
23. DONNE IN QUOTA
24. DONNE IN RETE PER LA RIVOLUZIONE GENTILE
25. DONNE PER MILANO
26. DONNE ULTRAVIOLETTE
27. FIDAPA
28. FONDAZIONE ADKINS CHITI – Donne in musica
29. FONDAZIONE NILDE IOTTI
30. GIO (Osservatorio studi di genere, parità e pari opportunità)
31. GIULIA (Giornaliste Unite Libere Autonome)
32. ILCORPO DELLE DONNE- BLOG di Lorella Zanardo
33. IL PAESE DELLE DONNE
34. INGENERE
35. LA META’ DI TUTTO
36. LE NOSTRE FIGLIE NON SONO IN VENDITA
37. LIBERA DONNA -ROMA
38. LIBERE TUTTE – Firenze
39. LUCY E LE ALTRE
40. MOUDE (Movimento Lavoratrici dello spettacolo)
41. MOVIMENTO ITALIANO DONNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA
42. NOID TELECOM
43. NOI DONNE
44. NOIDONNE 2005 – Sassari
45. PARIMERITO
46. PARI O DISPARE
47. PROFESSIONAL WOMEN’S ASSOCIATION
48. RETE ARMIDA
49. RETE PER LA PARITA’
50. SOLIDEA
51. TAVOLA DELLE DONNE sulla violenza e sulla sicurezza nella città di Bologna
52. TUTTEPERITALIA
53. UDI
54. USCIAMO DAL SILENZIO
55. WOMEN IN THE CITY

http://aspettarestanca.wordpress.com/2013/03/24/nuova-legge-elettorale-riforma-dei-partiti-una-donna-alquirinale-le-richieste-dellaccordo-di-azione-comune-per-la-democrazia-paritaria/

Giunta paritaria nella Regione in Lombardia, Giunta con sei donne nel Lazio

Il 19 Marzo 2013, si è insediata la Giunta relativa alla X Legislatura di Regione Lombardia,per la prima volta ci sarà una Giunta PARITARIA, con un numero pari di uomini e donne.

Un risultato politico, raggiunto grazie a una battaglia di varie associazioni di donne in via giudiziaria, iniziata in Lombardia nell’ormai lontano Giugno 2010, proseguita anche in altre regioni e in particolare nel Lazio contro Giunte monogenere o con scarsa presenza di donne.

Oggi, 20 marzo, anche la Regione Lazio ha la sua Giunta: nessun consigliere e ben sei donne, tra cui Lidia Ravera alla cultura.

Ecco quanto ha dichiarato a questo proposito il presidente Zingaretti:

«Un motivo in più di orgoglio è la forte presenza femminile nella Giunta. Siamo andati oltre la logica del 50%, facendo della Giunta del Lazio quella con la maggiore rappresentanza femminile tra le Regioni italiane.

Voglio sottolineare che non si tratta di una scelta di facciata, ma del risultato dei grandi cambiamenti in atto nella nostra società e del ruolo che, con coraggio e fatica, stanno finalmente conquistando le donne anche nel nostro Paese.

Era ora che anche la politica se ne accorgesse». Zingaretti ha concluso: «Ora ci aspetta un lavoro molto difficile, vista la situazione dell’ amministrazione che troviamo e dell’intera regione. Ma sono sicuro nella capacità delle persone che abbiamo scelto, che insieme alle qualità e competenze dei consiglieri di maggioranza faranno ripartire davvero il Lazio».

Si potrebbe aggiungere che quella donna in più rappresenta il dovuto risarcimento per le poche consigliere elette.

http://www.unita.it/italia/regione-lazio-zingaretti-br-giunta-rosa-e-competente-1.490219