Soroptimist International Presenta S.H.A.W

La Nuova App del Soroptimist per la sicurezza delle donne

La App “ S.H.A.W.” è stata ideata per la sicurezza delle donne, ma anche pensata e realizzata per rispondere alla richiesta di informazioni e strumenti efficaci per la prevenzione della violenza di genere.

Ha come obiettivo quello di rendere gli smartphone delle utenti in situazione di potenziale pericolo strumenti utili per aiutare le donne a focalizzare l’attenzione sui temi della consapevolezza e della violenza sulle donne

La App rende inoltre immediatamente visibile una lista dei principali centri antiviolenza presenti sul territorio, fornendo un efficace aiuto alle donne che decidano di rivolgersi a professionisti e persone formate ad hoc.

La app “S.H.A.W” è scaricabile gratuitamente dai principali market (App Store e Google Play Market.
Gli utenti potranno accedere ai market sia cercando il nome della App, sia cliccando in modo semplice e veloce dal minisito dedicato www.appshaw.it


Scarica la presentazione per maggiori informazioni


Convegno: DONNE E MODELLI DI LEADERSHIP

DONNE E MODELLI DI LEADERSHIP

Casa dell’Aviatore
Viale dell’Università, 20 – Roma

15 Novembre 2014 ore 15,30


Apertura dei lavori Daniela Monaco – Moderatrice

Gigliola Corduas – Presidente Nazionale CNDI
Rosa Oliva – Presidente Rete per la Parità

Interventi

“Comando e cura: stili di leadership femminili”
Annarita Calabrò – • Università Pavia

“Leader al femminile nelle vecchie e nelle nuove attività – ambiti ed esperienze”

La voce delle Associazioni federate:
AIDM – • Antonella Vezzani
AGI – Antonella Anselmo •
CNAI – • Cecilia Sironi
Fondazione Domus Nostra – • Maria Teresa Spagnoletti
FILDIS – Gabriella Anselmi •
Minerva Associazione Culturale – • Pia Ferrari
Soroptimist • Italia – Emilia Visco
Zonta International Distr. • 28 – Emanuela Tanzi

Dibattito e conclusioni

Verranno proiettate immagini del film “Per la mia strada” di Corrente Rosa con l’intervento della Presidente Serena Romano


Il CNDI Consiglio Nazionale Donne Italiane, fondato nel 1903 a Roma come ramo italiano dell’I.C.W.,International Council of Women, è una federazione di associazioni femminili e miste impegnate per il miglioramento della condizione sociale delle donne. Si ispira al rispetto di ogni idea politica e di ogni religione, ma osservando rigorosamente il principio della assoluta indipendenza dai partiti e dalle confessioni religiose. Opera anche attraverso i suoi Coordinamenti: Regione Lazio e Regione Lombardia.
Associazioni federate: ADEI; AGI; AIDDA; AIDM; AMI; CNAI; CPD; FILDIS; Casa delle Donne Maltrattate; Fondazione Domus Nostra; International Women’s Club of Rome; Minerva Associazione Culturale Femminile; Soroptimist International d’Italia; Telefono Donna; UFN; YWCA-UCDG; Zonta International: i Club Italiani del Distretto 28 e 30.


Email: info@cndi.it
Sito web: www.cndi.it


Scarica INVITO Donne e modelli di leadership


INTRODUZIONE CONVEGNO ” DONNE E MODELLI DI LEADERSHIP”

CONVEGNO “DONNE E MODELLI DI LEADERSHIP”
15 novembre 2014
INTRODUZIONE

L’idea di lavorare sul concetto delle nuove professionalità al femminile era stato lanciato con una Conferenza stampa a Napoli il 1 luglio 2011 e la presentazione del progetto: ” La presenza femminile tra vecchie e nuove professioni. Le associazioni del CNDI si interrogano: proposte e problemi.”
Le domande poste allora erano:

  1. Com’è cambiato il mondo del lavoro e delle professioni in rapporto all’incremento della presenza femminile?
  2. Sono cambiati i modelli professionali nelle attività tradizionalmente maschili?
  3. Come si sono modificati gli ambiti tradizionalmente femminili? Che rapporto c’è tra femminilizzazione delle professioni e caduta di stato sociale?
    La collaborazione tra le Associazioni federate aveva poi permesso di suddividere in tre grandi aree la materia oggetto di studio: Ambito della CURA; Ambito delle professioni GIURIDICHE e ambito ECONOMICO .
    Lavorando insieme a questo tema ci si è imbattuti nel concetto di Leadership e di come questo rappresenti per alcune donne una limitazione e per altre la realizzazione di quel concetto di pari opportunità e di gender mainstreaming poi lanciato nel 1995 alla quarta Conferenza mondiale sulle donne di Pechino.

I festeggiamenti per i 50 anni della Storica sentenza n.33 del 13 maggio 1960 della
Corte Costituzionale che apriva alle donne l’accesso a tutte le carriere pubbliche in un cammino non ancora concluso ha sicuramente ampliato la platea sulla Leadership al femminile e di come sia ora esercitata nelle carriere anche pubbliche.
Di sicuro ci sono alcuni aspetti che bisogna oggettivamente considerare:

  • La Società è individualista: è importante arrivare, riuscire al di la’ delle motivazioni;
  • Le donne hanno due importanti limitazioni:il mercato e la crisi della famiglia; spesso la scelta della libertà significa solitudine; ruolo delle donne nella famiglia;
  • Linguaggio e uso all’interno dei vari ambiti lavorativi.

Leadership al femminile: non è un aizzare al conflitto tra uomini e donne ; è un invito a guardare le cose da altri punti di vista. Esistono due tipologie di leadership una femminile e una maschile e non è consigliabile associarle in modo univoco rispettivamente ai due sessi. La leadership (quando è di qualità) dev’essere versatile e pertanto è auspicabile che ognuno riesca a identificare quelle caratteristiche che meglio si adattano alle situazioni: la leadership deve andare oltre l’identità di genere

  • La cultura del modello è passata a quella dell’esempio “Il modello imprigiona e schematizza, mentre l’esempio è generativo di scelte e progetti” Il film di Corrente rosa.
  • Sul WEB tante scuole di approfondimento della Leadership al femminile.

    1. AMBROSETTI, società leader nel mondo della formazione e dell’aggiornamento continuo dei manager ha delineato un progetto monografico “Leadership al femminile” ….capace di offrire alle donne contenuti, stimoli e spazi di confronto per
      riflettere sul proprio modo di essere leader e per realizzarne il miglioramento….” Con un programma di coaching individuale e moduli formativi.
    2. BOCCONI SDA, il settore formativo dell’università milanese organizza corsi su:
      LEADERSHIP AL FEMMINILE: COSTRUISCI LA TUA CARRIERA un corso in due moduli e tra le motivazioni leggiamo: la gestione del potere rappresenta per le donne una sfida difficile: in Italia il 47,2% della forza lavoro è composto da donne, che però occupano solo il 9% delle posizioni di top management. In un terreno culturale e organizzativo che sembra muoversi secondo regole e valori differenti, le donne fanno fatica e spesso si autoescludono dall’assunzione di ruoli di comando. L’obiettivo del corso non è quello di proporre un modello di leadership antagonista o attivare un dibattito su quale sia lo stile più utile, quello maschile o femminile; l’obiettivo è arricchire il modello esistente di opzioni, possibilità, interpretazioni ulteriori, a vantaggio di tutti.
  • Il CNDI può spronare alla crescita le donne che operano nelle associazioni federate, aiutandole a costruire modelli positivi, femminili, diversi da quelli che la società propone.
    Il non riconoscersi nel mondo dei politici amiconi, degli imprenditori spregiudicati e dei lavoratori poco impegnati deve diventare una leva per le donne che devono affacciarsi con maggiore determinazione nel mondo politico ed economico.

Atti del convegno del 29 maggio 2014


L’equilibrio di genere nelle giunte e nei consigli di amministrazione

Roma, 29 maggio 2014

Sala Zuccari del Senato della Repubblica, Via della Dogana Vecchia, 29


ATTI

Programma

Saluto della Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli

Introduce: Rosa Oliva, presidente della Rete per la Parità

Ne parlano (in ordine alfabetico):
Roberta Agostini, parlamentare
Antonella Anselmo, avvocata
Maria Paola Azzario, presidente Centro UNESCO di Torino, Forum Internazionale delle Donne del Mediterraneo, Vice Presidente Federazione Europea dei Club e Centri UNESCO
Anna Rita Calabrò, professore di Sociologia e Direttrice del Centro interdipartimentale Studi di genere – Università degli Studi di Pavia
Maria Antonietta Confalonieri, professore di Organizzazione politica europea – Università degli Studi di Pavia
Marilisa D’Amico, professore di Diritto costituzionale – Università degli Studi di Milano, Vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa
Andrea Deffenu, professore di Diritto costituzionale – Università degli Studi di Cagliari
Anna Maria Isastia, presidente nazionale Soroptimist International d’Italia
Stefania Leone, ricercatrice di Diritto costituzionale – Università degli Studi di Milano
Aniello Nappi, componente del Consiglio Superiore della Magistratura
Monica Parrella, direttore generale Ufficio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità del Dipartimento per le Pari Opportunità – Presidenza del Consiglio dei Ministri
Linda Laura Sabbadini, direttore del Dipartimento per le statistiche sociali e ambientali ISTAT

Modera: Agnese Canevari, Associazione Aspettare stanca
Conclusioni di Teresa Gualtieri, presidente del Comitato Scientifico della Rete per la Parità
Con l’adesione del Presidente della Repubblica e il Patrocino del Senato
Accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Roma (4 punti formativi)

INTERVENTI

Saluto della Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli

( testo non rivisto)
Porta anche il saluto del Presidente Grasso. Occorre mettersi d’accordo insieme, la politica, le donne, le associazioni, su come agire.
E’ la rappresentatività il “tema”! Il nostro è il primo governo paritario nel mondo.
Proposta di emendamento per la riforma del Senato in discussione: i due generi devono essere paritariamente rappresentati.
Occorre dire con chiarezza che si vuole passare da una democrazia liberale a una paritaria.
Quanto alle scelte per la riforma costituzionale, discendono dall’art.51, ma non è scontato.
Quanto agli strumenti attuativi, è bene parlare di norme antidiscriminatorie, non di quote, e comunque occorre confrontarsi sulle proposte.

Introduzione di Rosa Oliva

La Rete per la Parità è impegnata da tempo sui due temi oggetto del Convegno.
Per l’equilibrio di genere nelle Giunte, nel 2012 abbiamo organizzato e diramato anche su FACEBOOK, in collaborazione con il Gruppo Toponomastica femminile, il monitoraggio delle nuove Giunte. Dopo un primo ricorso del 2012 contro la Giunta di Cervaro, concluso con una sentenza favorevole del TAR Lazio, nel 2013 abbiamo presentato un ricorso contro la Giunta di Colleferro, attualmente presso il Consiglio di Stato, promosso dalla Consulta le donne di Colleferro. Ricordiamo tra i tanti altri ricorsi quelli di Monica Cirinnà e Gemma Azuni contro la Giunta del Comune di Roma, quelli contro la Giunta della Regione Lombardia e di ANDE per la Giunta di Civitavecchia.
Non abbiamo mancato di sottolineare che i ricorsi potevano essere un rimedio molto limitato rispetto al dilagare del numero di Giunte composte di soli uomini o con una minima presenza femminile. Abbiamo salutato perciò con soddisfazione sia le norme della L. 215/2012, sia quelle del comma 137 della recentissima L. 56 del 7 aprile 2014, la cosiddetta Riforma Del Rio.
E’ facile prevedere che ci saranno ancora sindaci che non rispetteranno queste nuove disposizioni, perciò il nostro impegno proseguirà, utilizzando anche i contributi che deriveranno dal Convegno di oggi.
Sulla presenza delle donne nei CDA, la Rete per la Parità, in collaborazione con associazioni che ne fanno parte, come Aspettare stanca e con altre, come Pari o Dispare, si è impegnata per sostenere dapprima l’approvazione della Legge 120 del 2011, la cosiddetta Legge Golfo Mosca, e ne ha poi seguito il completamento attraverso i decreti legislativi.
In particolare abbiamo sottoscritto l’appello Più donne nei Cda e l’Italia cresce, lanciato nel giugno dell’anno scorso da numerose associazioni femminili e pubblicato su JOB 24 http://www.ilsole24ore.com/
Intendiamo monitorarne l’applicazione, come testimonia anche il convegno di oggi.
Si tratta di argomenti che completano l’obiettivo più generale della democrazia paritaria, che deve partire da una maggiore presenza delle donne nelle assemblee elettive attraverso la riforma del sistema elettorale, oggetto del nostro Convegno organizzato a giugno dello scorso anno.
Siamo consapevoli dell’importanza delle norme per procedere verso la Parità, ma non ci sfugge che è in atto da parte di alcuni uomini, una strategia che impedisce o rinvia a tempi successivi sia l’innovazione del nostro ordinamento stabilito dalla Costituzione, sia quella derivante dalla sempre maggiore presenza delle donne nella società, nella politica e in tutti i luoghi decisionali.
Il mancato rispetto delle leggi è un fenomeno antico (lo denunciò Dante Alighieri, grande Poeta, ma anche impegnato in politica), che constatiamo ancora diffuso e particolarmente se guardiamo l’ordinamento giuridico italiano in un’ottica di genere.
Ci troviamo ad affrontare una strategia contro il rinnovamento, messa in atto da uomini che approfittano della loro posizione dominante per ostacolare l’accesso delle donne, in particolare quando meccanismi poco trasparenti impediscono che la selezione avvenga per merito.
Qualche accenno alle altre attività, svolte e in programma, della Rete per la Parità.
La Rete per la Parità, associazione di promozione sociale, è stata fondata negli ultimi mesi del 2010, l’anno in cui si sono svolte le celebrazioni dei 50 anni della Sentenza della Corte Costituzionale che ha eliminato le principali discriminazioni contro le donne per l’accesso alle carriere pubbliche, un’occasione per il bilancio dei cinquanta anni trascorsi con uno sguardo al futuro.
Si sono svolti eventi in tutta Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, organizzati da un’aggregazione di Associazioni, Enti, Università. Le promotrici delle celebrazioni hanno deciso di fondare la Rete per la Parità per valorizzare l’importanza di trovare organismi così diversi uniti dal tema della parità.
Come dice lo stesso nome che abbiamo scelto, noi crediamo nella validità e nella necessità di impegnarsi per la parità insieme, e intendiamo insieme donne dell’associazionismo, del mondo accademico e delle istituzioni, ma anche insieme donne e uomini.
Sulla rappresentanza nelle assemblee elettive, insisteremo per le norme di garanzia all’interno della riforma della legge elettorale per il Parlamento, che ha visto alla Camera un gioco di squadra tra donne parlamentari di quasi tutti gli schieramenti e donne dell’associazionismo.
Così come sarà necessaria una lettura di genere della riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione.
Queste sfide coincidono in termini temporali con il semestre europeo a guida italiana, durante il quale, e precisamente il 23 ottobre, è prevista la presentazione a Roma del rapporto dell’EIGE, l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, su Strategia Europa 2020: a che punto siamo?
La situazione attuale italiana induce a trovare il giusto equilibrio tra facili ottimismi legati alle grandi novità positive che stiamo vivendo anche in questi giorni e la stanchezza che potrebbe derivare dai tempi, molto più lunghi di quelli di altri paesi europei, per ottenere il rispetto del principio della parità uomo donna che si trova scritto nella nostra Costituzione.

Profilo: Presidente della Rete per la Parità. Già funzionaria dello Stato, nel 2006 fonda “Aspettare stanca” per la presenza delle donne nella politica e nei luoghi decisionali, di cui cura il blog. Nel 2010, a seguito delle celebrazioni dei 50 anni della sentenza 33/60 della Corte costituzionale, provocata da un suo ricorso per l’accesso delle donne nella P.A., ha fondato la Rete per la Parità, per la parità uomo-donna, secondo la Costituzione italiana. Grande Ufficiale della Repubblica, ha ricevuto il premio Minerva 2010 per l’uguaglianza di genere.

Linda Laura Sabbadini

Le donne nei luoghi decisionali: la situazione italiana sta cambiando rapidamente. Anche se ancora non si è raggiunta l’equità, non dobbiamo sminuire la svolta epocale che sta avvenendo. Occorrono nuove strategie per consolidare i risultati.
Nei CdA le donne sono al 18%, ma a che livello? Inoltre, con la legge Golfo-Mosca le norme sono temporanee (3 mandati), occorre prepararsi per migliorare.
Finora le poche donne nei CdA erano in maggioranza familiari, ora non più.
Dobbiamo andare oltre l’analisi quantitativa, e soprattutto valutare qualitativamente come l’ingresso delle donne migliora il lavoro del CdA, migliora le aziende? Su quali aspetti le donne influiscono positivamente?
Allo stesso tempo, in Italia le donne non crescono nel lavoro, la percentuale di occupate non aumenta, cresce invece il part time involontario…. Questo costituisce una contraddizione: nei luoghi di comando si va meglio, nel lavoro peggio.
Le donne in politica: sindaci 11%, presidenti Provincia 12,7%, presidenti Regione 3,5%
In Parlamento: 31%, nel Governo 50%, nel Parlamento Europeo 40% (28% nella rappresentanza italiana)
Nelle Giunte regionali raggiungono il 30%, ma a macchia di leopardo nel Paese.
Stiamo passando improvvisamente in testa alle classifiche, ma con fragilità, il cambiamento è avvenuto molto velocemente.
La doppia preferenza per le elezioni comunali e nelle primarie PD ha aiutato. Si sta creando una forza, anche per la forte pressione delle donne in forma trasversale.
La donne che hanno raggiunto luoghi decisionali devono fare massa critica.
Il problema che ostacola la crescita è che tra le cittadine/cittadini e la politica resta un forte distacco. Cresce l’astensionismo, ma cresce anche la partecipazione politica in forme invisibili, soprattutto delle donne, nonostante la grande sfiducia nei confronti del Parlamento.
Si tratta di una “reazione attiva”: cresce l’astensionismo, ma cresce la protesta.
E’ bene ribadirlo: le donne, soprattutto, non possono chiudere gli occhi sul cambiamento, è sbagliato sminuirlo.

Profilo: Direttore del Dipartimento per le statistiche sociali e ambientali ISTAT. Statistica, studiosa delle trasformazioni sociali. Ha guidato in Italia il processo di rinnovamento radicale nel campo delle statistiche sociali e di genere a partire dal 1990, prima ancora che venissero definiti standard europei e internazionali . È ed è stata membro di numerosi gruppi di alto livello presso l’ONU e la Commissione Europea nel campo delle statistiche sociali e di genere. Per l’innovazione condotta nel campo delle statistiche sociali e di genere, il Presidente Ciampi nel 2006 le ha attribuito l’onorificenza di Commendatore. Autrice di numerose pubblicazioni scientifiche e monografie, è stata esperta per molti anni della Commissione Nazionale Parità e della Commissione Povertà, oltre che di numerose altre importanti commissioni di natura istituzionale.

Marilisa D’Amico

Tratteggia il percorso di attuazione della parità tra donne e uomini sancita in Costituzione, evidenziando conquiste e battute d’arresto avutesi nel tempo. Specifica come ancora oggi l’idea che lo strumento della “quota”, soprattutto in materia elettorale, sia incostituzionale pesa molto e ostacola le azioni positive.
Quanto alle Giunte, fondamentale è stato il ruolo dei Giudici, stimolati dai cittadini. L’imposizione, di recente approvazione, dell’obbligo di riservare a ciascun sesso il 40% dei posti nelle Giunte dei comuni al di sopra dei 3000 abitanti fa tesoro di questa giurisprudenza, e rappresenta una “tendenza alla parità”.Quanto ai ruoli apicali del settore economico, la L.120/11, con la previsione della temporaneità della nomina, ha superato il problema della incostituzionalità delle azioni positive. In conclusione, le donne nei CdA e in politica devono far sentire nelle azioni la loro presenza positiva (come è avvenuto per la proposta del divorzio breve). In tal senso, il lavoro delle Associazioni e delle Università è fondamentale: il cambiamento deve essere culturale.


Leggi la relazione (allegato 1)


Profilo: Componente del Comitato Scientifico della Rete per la Parità per l’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO, Dip. Diritto Pubblico, processuale civile, internazionale ed europeo.
Ordinario di Diritto costituzionale nell’Università degli Studi di Milano, Vicepresidente del CPGA e Avvocato cassazionista. Nell’Ateneo milanese è Direttore della sezione di Diritto costituzionale; coordina corsi di perfezionamento in Pari opportunità e Corporate governance. In tema di democrazia paritaria ha pubblicato, tra i molti scritti, “Il difficile cammino della democrazia paritaria” (Giappichelli, 2011) e curato con A. Puccio “Le quote di genere nei consigli di amministrazione delle imprese” (Franco Angeli, 2013). In qualità di avvocato, ha ottenuto importanti vittorie in materia di fecondazione assistita e di parità di genere nelle Giunte regionali e degli enti locali.

Antonella Anselmo

I cambiamenti politici ai quali assistiamo registrano tutti una sottile linea “rosa”: l’azione dei movimenti e delle associazioni delle donne italiane. Grazie a queste “sollecitazioni” la l. 215/2012 ha introdotto disposizioni a favore della democrazia paritaria, anche in ordine alla composizione delle giunte comunali. Il legislatore ha tuttavia omesso di affrontare la questione della “massa critica”: se sia configurabile o meno un criterio quantitativo e di ragionevolezza sul riparto di cariche tra i due sessi. La questione del quantum ha dunque aperto la strada ad un travaglio giurisprudenziale. La giurisprudenza dei Tar, applicando i principi e le raccomandazioni dell’Unione Europea, ha riconosciuto che gli atti di nomina degli assessori sono atti di alta amministrazione, e non già politici, dunque sindacabili dal giudice amministrativo; ha poi stabilito che i Trattati e l’art. 51 Cost. sono disposizioni precettive, vincolanti per il Sindaco; che inoltre criterio tendenziale e proporzionale verso la parità democratica è la presenza di almeno un 40% di rappresentanti ciascun sesso, come desumibile dal contesto normativo internazionale. Tuttavia negli ultimi mesi si registra un certo rallentamento specie da parte del Consiglio di Stato, preoccupato degli aspetti connessi all’autonomia statutaria dei Comuni. L’incertezza giurisprudenziale ha spinto molte parlamentari, su sollecitazione dei movimenti e delle associazioni di donne, a sostenere una puntuale battaglia per l’introduzione, a livello normativo, del principio del 40% minimo di presenza nelle giunte di un medesimo sesso nei Comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti. Dunque il criterio quantitativo, che per il Tar Lazio era meramente tendenziale e declinava il principio di proporzionalità dell’agire amministrativo, oggi è vincolante e rigido, in virtù dell’entrata in vigore dell’articolo unico comma 137 della L. 56 del 7 aprile 2014, cd Riforma Del Rio. A questo punto occorrerà vigilare per la sua concreta e puntuale applicazione, che appare tutt’altro che pacifica e scontata.


Leggi la relazione (allegato 2)


Profilo: Avvocata del Foro di Roma. Amministrativista. Svolge attività scientifica in campo editoriale. Ha contribuito a fondare il movimento di donne Se non ora quando? curando al suo interno, tra l’altro, riflessioni e proposte per la legge di contrasto alla violenza nei confronti delle donne. Ha difeso importanti associazioni femminili, tra le quali la Rete per la Parità, per affermare in sede giudiziaria la parità di genere e non discriminazione nella formazione delle giunte degli enti locali.

Roberta Agostini

Sottolinea come a fronte del grande successo delle donne alle elezioni europee, non sia corrisposto lo stesso risultato nelle Regioni. La nuova norma prevista dalla legge n. 56 del 2014, in forza della quale nelle giunte comunali nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, è parte di un lavoro importante per la democrazia paritaria. Di questo lavoro fanno parte anche altre leggi: quella di riforma del finanziamento pubblico ai partiti, che prevede una disciplina anche sulla parità di genere, nonché la nuova legge per le elezioni europee. Questi sforzi nella elaborazione di regole stanno producendo effetti positivi; tuttavia, al grande successo ottenuto dalle donne alle elezioni europee, non è corrisposto lo stesso risultato nelle elezioni regionali. Quanto ai Comuni, il salto di qualità lo si era già fatto con la legge n. 215 del 2012, che ha avuto buoni esiti in fase applicativa. A livello nazionale, invece, la battaglia portata avanti in Parlamento durante l’esame dell’Italicum non ha avuto successo. Ma questa battaglia è stata importante in sé, perché ha destato attenzione sul tema, e forse anche a questo si deve il risultato positivo delle europee. Ciò ci spinge a perseverare, e a perseguire anche in Senato, attraverso un impegno trasversale, l’obiettivo di una democrazia paritaria.


Leggi la relazione (allegato 3)


Profilo: Laureata in Filosofia, lavora come documentarista, Ha sempre partecipato attivamente alla vita politica nelle organizzazioni giovanili e studentesche e nel 1993 è stata eletta consigliere comunale a Roma.
Nella segreteria dei DS di Roma nel 2004 è stata eletta coordinatrice delle donne. Nel 2003 è consigliere provinciale a Roma dove, fino al 2008, ha ricoperto il ruolo di presidente della Commissione cultura, sport e politiche sociali. Rieletta nel 2008, ha svolto l’incarico di presidente della Commissione delle elette fino al 2013. Da fondatrice del PD, ha fatto parte dell’Assemblea costituente, della Commissione nazionale che ha redatto lo statuto e della Direzione nazionale. In segreteria nazionale ha seguito le politiche della salute e la nascita della Conferenza delle donne del Pd, di cui nel 2011 è stata eletta portavoce, incarico che svolge attualmente insieme a quello di parlamentare e vicepresidente della Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati.

Stefania Leone

Si sofferma sul profilo concernente il rispetto della parità di genere nella composizione delle Giunte regionali. I Giudici amministrativi hanno affermato anche in tale ambito i principi già enunciati con riferimento agli organi di governo degli Enti locali. Esito non scontato, perché il potere di nominare gli assessori regionali ha una specifica copertura costituzionale.
Ciò non di meno, gli atti di nomina dei membri delle Giunte regionali non sono atti politici liberi, che possano sfuggire al rispetto di principi sovraordinati, come, appunto, quello al rispetto della parità di genere enunciato in Costituzione e negli Statuti regionali (così Corte cost., sent. n. 81 del 2012, all’esito della vicenda riguardante la composizione della Giunta campana).
Quanto alle scelte normative degli Statuti, preferibili sono le disposizioni elastiche, che lasciano qualche margine di manovra ai responsabili delle nomine, anche se, in questo caso, si corre per vero il rischio di interpretazioni giudiziarie molto diverse tra loro, che possono produrre problematiche incertezze.


Leggi la relazione (allegato 4)


Profilo: Componente del Comitato Scientifico della Rete per la Parità per l’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO, Dip. Diritto Pubblico, processuale civile, internazionale ed europeo.
Ricercatrice di Diritto costituzionale nell’Università degli Studi di Milano e Avvocato del Foro di Milano. Nella propria attività di ricerca, si è occupata di forma di governo e pari opportunità, temi sui quali tiene anche lezioni in corsi di formazione. Con Franco Angeli ha pubblicato nel 2013 “L’equilibrio di genere negli organi politici. Misure promozionali e principi costituzionali”. Come avvocato, ha fatto parte dei collegi difensivi che hanno agito per il rispetto della parità di genere nelle Giunte delle Regioni e degli enti locali.

Andrea Deffenu

(testo non rivisto dal relatore )
Dopo considerazioni più generali sull’applicazione del principio costituzionale delle P.O. , si sofferma sul’applicazione della norma, inserita nella legge 7 aprile 2014, n. 56, su Città metropolitane, province, unioni e fusioni di comuni, che ha introdotto una disposizione più incisiva delle precedenti (la legge n. 23 novembre 2012, n. 215 prevede che il sindaco nomina la giunta nel rispetto del principio di pari opportunità tra donne e uomini, garantendo la presenza di entrambi i sessi.).
In base alla nuova disposizione nelle giunte comunali, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico; sono esclusi dall’ambito di applicazione della norma i comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti (art. 1, comma 137). Il mancato rispetto della disposizione sul 40 per cento determina l’illegittimità nella composizione della giunta.
Il Ministero dell’Interno, con una nota del Dipartimento degli Affari interni e territoriali in data 24 aprile 2014, diramata ai Prefetti, ha fornito chiarimenti sull’applicazione della legge 56 del 2014.
Per quanto riguarda la Rappresentanza di genere, per i comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, dopo aver chiarito che nel computo dei componenti della giunta va inserito anche il sindaco e che occorre lo svolgimento da parte del sindaco di una preventiva e necessaria attività istruttoria preordinata ad acquisire la disponibilità allo svolgimento delle funzioni assessorili da parte di persone di entrambi i generi, aggiunge che “Laddove non sia possibile occorre un’adeguata motivazione sulle ragioni della mancata applicazione del principio di pari opportunità.”
Sorprende che il Ministero dell’Interno dia una lettura non compatibile col testo della disposizione Interpretazione pericolosa perché apre una finestra che potrebbe incidere sulla portata precettiva della norma. Non c’è nessun appiglio per sostenere che la norma sia derogabile perché è noto che le deroghe devono essere esplicite. In questo caso il legislatore ha previsto una deroga nel disporre che la norma non si applica ai comuni più piccoli, con popolazione fino a 3000 abitanti.
Il tema delle Pari Opportunità va trattato come si tratta qualsiasi altro tema giuridico, senza quei sorriseti che fino a qualche tempo fa lo accompagnavano.


Leggi la Circolare del Ministero dell’Interno (allegato 5)


Profilo: Associato di Diritto costituzionale nell’Università di Cagliari e Avvocato del Foro di Cagliari. Nella propria attività scientifica, si è occupato di diritto regionale, forme di governo e riforme istituzionali, azioni positive e lotta alle discriminazioni. Su tali temi ha pubblicato numerosi scritti e tenuto relazioni a convegni di livello nazionale e internazionale. Da ultimo, ha pubblicato un volume dal titolo “Il principio di pari opportunità di genere nelle istituzioni politiche” (Giappichelli, 2012).

Monica Parrella

Renzi ha la delega alle PO e la vigilanza sulle società pubbliche. La Consob ha la vigilanza sulle società quotate. Non esiste ancora un database completo delle società pubbliche italiane, anche se è quasi ormai completato dall’Ufficio di vigilanza.
La società civile, le associazioni possono comunicare dati, casi di violazioni… l’Ufficio ha ricevuto finora pochissime segnalazioni, ma è intervenuto e le società si sono adeguate quasi tutte.
Delle 3954 società controllate da pubbliche amministrazioni, più del 30% ha l’amministratore unico, quindi la legge non si applica, anzi dopo l’entrata in vigore della legge molte sono passate da CdA ad amministratore unico, con la conseguenza che buona parte della legge è vanificata. Si configura un problema di “efficacia” della legge: la Rete potrebbe intervenire.
Il tema importante è riflettere su come fare le selezioni. A parte i meccanismi tecnici e le regole per garantire criteri di trasparenza e meritocratici, e non criteri vari che nessuno conosce.
E’ molto importante l’effetto emulatorio, quindi la valorizzazione delle donne nelle posizioni di vertice (le ministre nel governo Renzi), la proposizione di modelli… cioè inserire il concetto di quota entro un’operazione culturale più ampia.
Di conseguenza, è essenziale analizzare se le donne nominate presidenti dei CdA riescono ad avere un effetto rilevante sul funzionamento delle società… un progetto in fase di svolgimento con la Bocconi ha l’obiettivo di valutarne gli aspetti positivi e negativi.


Guarda le slide (allegato 6)


Profilo: Direttore generale, Coordinatrice Ufficio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità- Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Avvocato e dottore di ricerca in diritto della banca e dei mercati finanziari presso l’Università di Siena, è stata assunta nel 2001 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con concorso per esami, in qualità di dirigente di seconda fascia e dal 2006 ha ricoperto incarichi di direzione generale. E’ autrice di scritti in tema di diritto commerciale e amministrativo e da sempre interessata ai temi delle discriminazioni e delle pari opportunità. Dal 2010 è segretario generale dell’Associazione Classi dirigenti della pubblica amministrazione e nel 2011 ha fondato Rete Armida – Alte professionalità femminili della pubblica amministrazione.

Maria Paola Azzario

Con il mio intervento vorrei aprire una finestra internazionale. E’ indubbio che le conquiste italiane siano strettamente legate a ciò che avviene fuori dai nostri confini: le nostre ragazze studiano all’estero, imparano, lavorando in altri Stati, altri canoni di collaborazione nelle istituzioni, apportano il loro bagaglio di esperienze al nostro mondo italiano fortemente “ingessato”! Così anche da noi possiamo assistere a cambiamenti quali quelli degli ultimi mesi.
L’UNESCO dedica da molto tempo una grande attenzione al cammino delle donne in tutto il mondo!
Da sempre, infatti, l’Organizzazione, che si occupa di Educazione, Scienza, Cultura e Comunicazione, sprona gli stati Membri a considerare le donne come il vero motore per uno sviluppo sostenibile. E’ dimostrato che le donne posseggono una capacità creativa, lavorativa e di impegno nell’affrontare e risolvere i molti compiti che la vita loro propone ed a volte impone, che supera quella degli uomini o, almeno, ne è pari.
Da otto anni il tema donna è centrale per l’UNESCO e da dodici ogni progetto, studiato e realizzato dalle Organizzazioni delle Nazioni Unite, deve prendere in esame la posizione delle donne per il suo armonico sviluppo. Ciò ha comportato maggiore responsabilità ed anche maggiore visibilità.
Le Nazione Unite insistono sul fatto che le donne sono le più idonee ad educare all’etica ed a praticarla. Le conquiste ottenute con la Primavera araba ed anche con le ultime elezioni del 25 maggio in Italia ci confortano sul fatto che il cammino sta raggiungendo tappe irreversibili e confortanti per tutte.
Bisogna tenere alta la guardia, ma la sensibilità ormai è visibile e l’atteggiamento culturale di fondo sta lentamente migliorando. Continuiamo a lavorare insieme istituzioni e mondo associativo!

Profilo: Componente del Comitato Scientifico della Rete per la Parità per il FORUM Internazionale delle Donne del Mediterraneo.
Consulente UNESCO per la formazione di formatori, fondatrice e presidente del Centro UNESCO di Torino, Vicepresidente della Federazione Europea dei Centri e Club UNESCO. Dal 1997, su sua iniziativa, il Forum Internazionale delle Donne del Mediterraneo é ospitato a Torino. Si tratta di una ONG UNESCO ed ECOSOC che realizza programmi di ricerca e di cooperazione in 22 Paesi del Mediterraneo. Per il mese di settembre sta organizzando un Incontro Internazionale a Torino su “Etica Globale e Pari Opportunità: il contributo delle donne allo sviluppo“.

Anna Rita Calabrò

Leggi la relazione (allegato 7)


Profilo: Componente del Comitato Scientifico della Rete per la Parità per l’UNIVERSITA’ DI PAVIA – Centro Interdipartimentale studi di genere.
Professore associato presso l’Università degli Studi di Pavia. Coordina il Master universitario in “Immigrazione, genere, modelli familiari e strategie di integrazione” e dirige il “Centro interdipartimentale di Studi di Genere” dell’Ateneo. Rappresentante del Rettore al tavolo tecnico istituito a Pavia sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne. Tra le sue ultime pubblicazioni: con M.A. Confalonieri, Potere e cura. Stili di leadership femminili, Milano 2012; Il linguaggio ambivalente delle donne, in A.R. Calabrò (a cura di). Oltre il soffitto di cristallo.

Anna Maria Isastia

Illustra l’importanza della diffusione di una cultura di genere.

Profilo: Ordinario di Storia contemporanea alla “Sapienza”, Università di Roma. Presidente nazionale del Soroptimist International d’Italia, Si occupa da anni di storia e cultura di genere, con particolare attenzione al riequilibrio della rappresentanza.
Tra le sue numerose pubblicazioni: Le donne nelle Forze Armate italiane, in La donna italiana da Salò alla prima repubblica, a cura di Romain H. Rainero, Milano, Ed. Libreria CUESP, 2010, Donne in magistratura. L’Associazione Donne Magistrato Italiane (ADMI), Debatte ed., 2013.
Dirige la rivista trimestrale “La voce delle donne”, particolarmente attenta al tema dell’equilibrio di genere, cui dedica largo spazio.

Aniello Nappi

Comunica che è stato promotore della delibera, approvata con un solo voto contrario, per l’inserimento di componenti femminili nel CSM. Ha sostenuto la proposta facendo notare che i concorsi di magistratura sono vinti in maggioranza da donne, le quali dimostrano quindi di essere brave, più brave. Di conseguenza, l’argomento del merito in opposizione alle quote, sostenuto peraltro da molte donne, non ha valore per il campo della magistratura. La composizione del CSM è in questo senso emblematica: come mai più donne che uomini vincono il concorso e pochissime riescono a farne parte? L’accesso alle candidature è il problema. Sia in magistratura che in politica gli organismi che decidono le candidature chiudono alle donne. Il problema della democrazia paritaria va liberato dal carattere contestativo, rivendicativo, per far capire che è un problema di rappresentanza sociale, che è un problema di vera democrazia, di emancipazione sociale. Bisogna innanzi tutto farlo capire alle donne che si sentono umiliate; bisogna far capire che non si tratta di difendere le donne, ma di tutelare la democrazia.


Leggi la relazione (allegato 8)
Leggi la delibera del CSM (allegato 8 bis)


Profilo: Consigliere presso la Corte di Cassazione, nel 2010 è stato eletto al Consiglio Superiore della Magistratura. Autore di numerose pubblicazioni e volumi di diritto penale e di diritto processuale civile e penale. È stato tra i promotori, in seno al Consiglio Superiore della Magistratura, della delibera con la quale si richiede che il sistema di elezione dell’Organo sia improntato al rispetto delle pari opportunità.

Teresa Gualtieri

Evidenzia le finalità della Rete per la Parità, la cui esistenza stessa ha il senso di costituire stimolo per il pensiero e per l’azione, con l’obiettivo di far diventare patrimonio culturale condiviso il diritto alla partecipazione, il “diritto ad avere diritto” per le donne.
Qualche sottolineatura:
– sui consigli di amministrazione, le donne da poco entrate nelle stanze dei bottoni hanno responsabilità collaterali allo specifico lavoro, dovrebbero contribuire a far crescere la nuova leva di donne italiane competenti tra cui scegliere in futuro anche amministratori delegati.
….devono lavorare anche per produrre un miglioramento, un cambiamento, del metodo con il quale si sceglieranno le loro successore. Occorrerà riflettere sul sistema stesso delle nomine, delle scadenze dei CDA, valutando sistemi quale lo staggered board che prevede scadenze, e quindi nomine, ogni anno solo di una parte degli amministratori, in modo tale che all’interno del CDA stesso avvengano valutazioni e nomine, in modo tale che il consiglio si rinnovi lasciando sempre al suo interno alcuni amministratori, che via via tramandano ai nuovi componenti dell’organo il know-how e l’esperienza acquisita, in sostanza, non lasciando, forse, le nomine interamente alla politica…
Due momenti sono significativi nel percorso di costruzione dell’equilibrio di genere:
il Gender Equality Act della Norvegia, che dal 1979 ha costituito un riferimento importante nel panorama internazionale, per la lotta alla discriminazione basata sul sesso in tutti i settori della società, prevedendo anche trattamenti differenziali positivi per promuovere la parità di genere… legge più volte modificata, con previsione di programmi, progetti di formazione, per la creazione di reti di donne di talento da coinvolgere nelle direzioni aziendali sia nel settore privato, che nel settore pubblico, sperimentando programmi di mentoring, di consulenza di carriera, per le donne manager.
Riguardo alle tappe significative, dalla Norvegia passando idealmente attraverso la Finlandia, con azioni tra l’altro in tema di riduzione del divario retributivo di genere…il Belgio, con buone pratiche in campo aziendale (una sorta di marchio di qualità di parità di genere e di parità di retribuzione, previsione di premi per le aziende che adottano tali criteri…), un recente atto legislativo in ideale rapporto con il primo della Norvegia, è quello ancora in corso di approvazione in Francia. Si tratta di una legge sulla parità di genere, accolta dai vari osservatori internazionali come una legge estremamente all’avanguardia, che disegna “la terza generazione di diritti delle donne”. www.assemblee-nazionale.fr/14/ta/ta0282.asp
E’ interessante il modello delle leggi norvegese e francese, potrebbe essere replicato….mira a costruire uno scenario completo per una parità di fatto, prevedendo quello che dovrebbe essere sancito in tema di uguaglianza in campo politico, lavorativo e retributivo.
Di questa legge se ne sono occupati nei mesi scorsi tutti i giornali internazionali, quelli italiani l’hanno quasi ignorata… e allora, il problema di fondo resta sempre quello culturale…
La Rete per la Parità può offrire contributi ad azioni di questo tipo, avendo esperienza che la ”rete”, seppure virtuale, rappresenta un luogo di incontro, nel quale studiare insieme e proporre nuove procedure.
Comunica che, in tema di lavoro, la Rete ha programmato per settembre, insieme alla Confsal, un convegno sul tema dell’imprenditoria femminile, che è uno dei segnali più promettenti per la crescita del lavoro femminile, un settore nel quale le donne stanno dimostrando di avere lo sguardo giusto.


Leggi la relazione di Gualtieri all’assemblea della Rete per la Parità


Profilo: Presidente del Comitato scientifico della Rete per la Parità, in cui rappresenta il Soroptimist International d’Italia. Architetta. Progettista edilizia, urbanistica, pianificazione socio-economica. Esperienze: commissioni regionali servizi sociali/industria, comitato speciale sanità, giurie concorsi nazionali architettura, consiglio amministrazione Az. Mobilità CZ, gruppo lavoro Min. Sanità/ospedali, esperta emigrazione, socia INU/Italia Nostra CZ, promotrice Ordine Arch. Calabria/tesoriera Ordine CZ, comitato scientifico Reg. Recupero Centri Storici, Commissione PO – Dipartimento PO della Presidenza del Consiglio. E’ stata Presidente Nazionale Soroptimist d’Italia – ha fondato la rivista La voce delle donne. Fondatrice e tuttora presidente Club UNESCO Catanzaro.


Per notizie aggiornate,
su questo Convegno e sull’attività associativa, vi invitiamo a seguirci
tramite il sito reteperlaparita.it.

La registrazione audio in
http://www.radioradicale.it/scheda/412574/convegno-l-equilibrio-di-genere-nelle-giunte-e-nei-consigli-di-amministrazione

Soddisfazione dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria

Bene i nuovi regolamenti della Commissione di vigilanza Rai per contrastare la sotto rappresentazione delle donne in politica

“Finalmente non saranno solo gli uomini gli unici protagonisti delle trasmissioni e servizi che la Rai manderà in onda per la prossima tornata elettorale”. L’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria esprime la sua soddisfazione per i regolamenti appena licenziati dalla Commissione di Vigilanza Rai per le prossime scadenze elettorali che riguarderanno le Europee, le Regioni Piemonte e Abruzzo, e numerose amministrazioni comunali. “Per la prima volta infatti, richiamandosi all’articolo 51 della Costituzione e alla legge 215 del 2012, la Commissione di vigilanza intende contrastare efficacemente la sotto rappresentazione delle donne in politica, e prescrive la più ampia ed equilibrata presenza di entrambi i sessi nelle trasmissioni radio televisive del servizio pubblico.

Non più solo parità di accesso a tutte le forze politiche ma – sottolinea l’Accordo – anche alle donne e agli uomini coinvolti nella consultazione elettorale. Un risultato ottenuto grazie al lavoro di squadra tra l’Accordo, la senatrice Laura Puppato e la deputata Paola De Micheli che, con il loro lavoro, sono riuscite a coinvolgere su questa battaglia di pari opportunità l’intera Commissione di vigilanza Rai , che, lo ricordiamo, conta solo 7 donne su 40 componenti e nessuna donna nel comitato di presidenza.

“L’Accordo è fiducioso che l’Autorità di garanzia per le telecomunicazioni si adeguerà agli stessi principi nelle delibere che riguardano le sue funzioni generali di controllo e le competenze sulle altre trasmissioni radiotelevisive”.

Le Firmatarie dell’Accordo

Roma, 4 aprile 2014

Rif. Daniela Carlà – danielacarla2@gmail.com – Roberta Morroni – morronir@libero.it

Obiettivo: parità di genere. AIDOS alla CSW

La CSW (Commissione sullo status delle donne) chiede maggiori sforzi per promuovere l’uguaglianza di genere.

Al termine di due settimane di intensi negoziati, la 58 ª sessione della Commissione sullo Status delle Donne (Commission on the Status of Women, CSW) si è conclusa a notte fonda il 22 marzo a New York, presso la sede delle Nazioni Unite, con l’approvazione di un documento (Agreed Consclusions) che pone la parità di genere e i diritti umani delle donne tra le priorità assolute se si vuole raggiungere uno sviluppo che sia sostenibile.

La Commissione si è riunita quest’anno per esaminare le sfide e i cambiamenti posti dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio per migliorare la vita di donne e ragazze nei Paesi in via di sviluppo. Se in generale gli Obiettivi – che erano stati stabiliti dall’ONU nel 2000 – hanno portato ad una riduzione di alcuni aspetti della povertà, quelli che risultano più lontani dall’essere raggiunti sono proprio quelli relativi a donne e bambine, in particolare per quanto riguarda il raggiungimento della parità di genere e il miglioramento della salute materna. In vista della scadenza degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio nel 2015, il documento della Commissione rappresenta un contributo determinante per stabilire le priorità per il prossimo quadro di sviluppo globale.

La Commissione ha espressamente chiesto un Obiettivo specifico sulla parità di genere, come era stato richiesto a gran voce dalle attiviste per i diritti delle donne.

“Un Obiettivo specifico sulla parità di genere significa che l’uguaglianza e i diritti delle donne sono importanti di per sé e devono costituire una priorità per gli investimenti governativi”, afferma Daniela Colombo, Presidente di AIDOS. “Si riconosce che uno sviluppo sostenibile e significativo deve affrontare le cause profonde della disuguaglianza di genere, che negano il diritto all’istruzione per donne e ragazze, il diritto di prendere decisioni sul proprio corpo e se e quando avere dei figli, l’accesso a pari opportunità d’impiego e pari retribuzione per il medesimo lavoro, nonché il diritto a una vita libera da ogni forma di violenza. Tutto ciò richiede una forte volontà politica e risorse adeguate”.

La Commissione ha inoltre dichiarato che l’Agenda di sviluppo per il post-2015 deve includere target specifici di genere in tutti gli altri obiettivi di sviluppo, in particolare quelli relativi all’istruzione, alla sanità, alla giustizia economica e all’ambiente. I governi sono inoltre invitati ad affrontare norme e pratiche sociali discriminatorie che favoriscono la disuguaglianza di genere, come il matrimonio precoce e forzato, le mutilazioni dei genitali femminili e altre forme di violenza contro donne e ragazze, rafforzando i meccanismi di controllo sull’applicazione dei diritti umani delle donne.

Le Agreed Conclusions hanno riaffermato la validità del Programma d’azione del Cairo (1994) e della Piattaforma di azione di Pechino (1995), richiedendo investimenti “per un’assistenza sanitaria completa e di qualità per la salute sessuale e riproduttiva”, tra cui la contraccezione d’emergenza, l’informazione e l’educazione, l’aborto sicuro, là dove è consentito dalla legge, la prevenzione e il trattamento delle infezioni sessualmente trasmissibili, compreso l’Hiv, e lo sviluppo di programmi di educazione sessuale per i/le giovani. Inoltre, le conclusioni richiamano al riconoscimento del diritto delle donne di “decidere liberamente e responsabilmente sulle questioni relative alla loro sessualità … libere da coercizione, discriminazione e violenza”.

Gli Stati membri hanno riconosciuto che i progressi verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio – che comprendono l’eliminazione della povertà e l’ampliamento dell’accesso ai servizi sanitari compresa la salute riproduttiva – sono stati ostacolati da persistenti “rapporti ineguali di potere tra donne e uomini,” leggi, norme sociali e stereotipi di genere particolarmente discriminatori.

I governi hanno espresso preoccupazione su diverse criticità legate alla parità di genere che non sono state adeguatamente affrontate dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, compresa la violenza contro le donne e le ragazze; pratiche dannose come il matrimonio precoce e forzato e le mutilazioni dei genitali femminili; il diritto alla salute sessuale e riproduttiva; la quantità di lavoro non retribuito di donne e ragazze, in particolare il lavoro di cura; il divario salariale di genere; la parità di accesso delle donne al controllo delle risorse compresa la proprietà della terra; i diritti di successione e la piena partecipazione femminile ai processi decisionali a tutti i livelli.

La Commissione ha chiesto provvedimenti per garantire l’accesso universale all’istruzione primaria, soprattutto per bambine e ragazze vulnerabili, nonché misure volte a rafforzare la partecipazione delle donne nei settori di lavoro formali e informali.

Le organizzazioni che si occupano di diritti delle donne e di salute sessuale e riproduttiva hanno espresso il loro plauso ai governi che si sono impegnati per i diritti di tutti gli individui a vivere senza violenza, discriminazione e barriere che impediscono l’accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, in particolare per le ragazze.

Tuttavia, le stesse organizzazioni hanno espresso il loro disappunto per l’azione di una piccola minoranza di governi conservatori, spronati dalla Santa Sede – che, unica religione al mondo, detiene status di osservatore speciale alle Nazioni Unite per via dello Stato del Vaticano – che ha contestato i concetti fondamentali di genere e i diritti umani delle donne durante le due settimane di negoziati.

In particolare è stato notato che, nonostante le Nazioni Unite abbiano da venti anni affermato il divieto di discriminazioni e violenze basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, i/le delegati/e governativi/e hanno ceduto alle pressioni per escludere il riconoscimento di queste violazioni nelle conclusioni finali concordate. Una lettera di protesta in tal senso è stata inviata a tutti gli Stati membri che hanno partecipato alla CSW.

Migliorare l’Italicum. Si può

ASPETTARE STANCA e Power&Gender (entrambe associazioni che fanno parte della Rete per la Parità), in collaborazione anche con alcuni esperti e Noi Donne Media partner, hanno programmato un incontro di approfondimento sulla riforma elettorale per il Parlamento, che non ha l’iter breve che era stato preannunciato e presenta nodi non ancora risolti.

Diffondete e partecipate, se interessa seguite i successivi post che pubblichiamo sul Blog www.aspettarestanca.wordpress.com

Tavola rotonda
Migliorare l’Italicum. Si può!
Le richieste delle elettrici e degli elettori:
rappresentanza paritaria e non solo
Martedì 25 ore 15,30 – 19
Casa Internazionale delle donne – Sala Carla Lonzi
via della Lungara,19 – Roma

Sulla LEGGE ELETTORALE attualmente in discussione in Parlamento è in atto un ampio dibattito fuori e dentro le istituzioni.

Sul tema delle riforme elettorali legato alla rappresentanza a tutti i livelli, dalle elezioni comunali alle elezioni europee, molte associazioni e persone hanno dato un apporto rilevante in questi anni, e il contributo delle donne è sempre servito a perfezionare ciò che era in discussione, affinandone i contenuti.

Al lavoro di informazione, le associazioni ASPETTARE STANCA, AFFI- Power&Gender e AzioneCivica aggiungono una tavola rotonda dal titolo “Migliorare l’ Italicum. Si può! Le richieste delle elettrici e degli elettori: rappresentanza paritaria e non solo”, su temi non tutti affrontati e risolti con chiarezza nel testo attualmente in discussione in Parlamento.

Saranno proposti i contributi che scaturiscono dall’esperienza civica di associazioni di uomini e donne e di studiosi, che si confrontano e avanzano proposte concrete, per migliorare l’Italicum, tra cui Se non ora quando Libere e Rete per la Parità.

Martedì 25 febbraio 2014 dalle ore 15,30 alle ore 19 presso la Casa Internazionale delle Donne, via della Lungara 19, Roma.


Scarica la presentazione della Tavola Rotonda


PARTECIPANTI

E’ in atto un ampio dibattito fuori e dentro le istituzioni verso una nuova legge elettorale.

Da qui l’idea della associazioni proponenti di una tavola rotonda (trasmessa in diretta streaming)sui temi non tutti affrontati con chiarezza dalla legge in discussione, per capirne di più ed avanzare proposte concrete ed utili.

Intervengono esponenti di associazioni di uomini e donne e studiosi

Partecipano (in ordine alfabetico):

Antonella Anselmo
Aldo Bozzi
Agnese Canevari
Daniela Carla’ / Marisa Rodano
Antonio Dainelli
Irene Giacobbe
Tommaso Nannicini
Rosanna Oliva
Mario Segni

Media partner: Noi donne

Segreteria organizzativa:

Rete per la Parità
info.reteperlaparita@gmail.comwww.reteperlaparita.it
Ufficio stampa: Rosangela Petillo 338.7002506

Nel prossimo nuovo Governo Italiano è essenziale la Ministra per le Pari Opportunità


A Matteo Renzi
Presidente del Consiglio incaricato

CI SIAMO! E vogliamo esserci.

Nel prossimo nuovo Governo Italiano è essenziale la Ministra per le Pari Opportunità.

Perché?

perché la voce delle Donne Italiane e i loro problemi di Cittadine, devono trovare non solo ascolto, ma avere valore di priorità del Paese e, come tali, seguiti da indispensabili e adeguate soluzioni, nel rispetto dei principi costituzionali e delle direttive europee;

perché questa lunga ed intensa crisi non solo economica – ma anche sociale, culturale, etica, sta colpendo in modo significativo soprattutto le Donne, nella vita pubblica e privata: precariato e disoccupazione femminile, disparità di carriera e di retribuzione sul lavoro, atti di violenza contro le Donne e femminicidio, distorta rappresentazione sui media delle Donne e delle loro vicende, smantellamento o riduzione dei servizi sociali, esigua presenza delle Donne nelle Istituzioni e nei luoghi decisionali…sono solo alcuni esempi;

perché le politiche di genere non diventino solo un bel vessillo di proclamata “modernità”, contemplandole nei punti programmatici al momento della costituzione del Governo e poi trascurate, ma siano un concreto impegno di tutti i Ministri;

perché è importante avere una figura di riferimento, di stimolo e di coordinamento, per politiche delle Pari Opportunità e delle azioni positive in tutte le attività e gli atti di Governo – in una logica di gender mainstreaming, con la valutazione delle diverse implicazioni per uomini e donne di ogni azione politica, compresa la legislazione e i programmi, in tutti i settori e livelli;

perché le politiche generali, per essere davvero tali e portare benefici collettivi, devono tener presenti tutte le prospettive, basilare quella di genere. Basti pensare alla recente vicenda sull’attribuzione del cognome ai figli/figlie, già oggetto di condanna della Corte di Strasburgo all’Italia per violazione del principio di parità, del cui DDL approvato dal CdM, pur lodevole per la tempestività ma criticabile nei contenuti e modalità, non si è avuto più notizia (sull’argomento incombe altresì un giudizio della Corte Costituzionale e
un ulteriore ritardo comporterà gli inevitabili effetti della condanna);

perché è essenziale che il punto di vista delle Donne, la democrazia pari, diventino un esempio per le nuove generazioni di uomini e donne, nell’auspicabile funzione anche pedagogica della politica e delle più alte Istituzioni della Repubblica Italiana;

perché deve essere istituzionalizzato il rapporto e reso continuativo il dialogo con il mondo dell’Associazionismo Femminile, così come diventa ormai indispensabile nella logica di rinnovamento, cambiamento, efficienza generali, il ripensamento di tutti gli Organismi di Pari Opportunità.

Se non sono sufficienti questi “perché”, ne abbiamo tanti altri.

Quelli delle Donne Italiane, oltre la metà del Paese.

Roma, 17 febbraio 2014

NOI RETE DONNE
AFFI – ASSOCIAZIONE FEDERATA FEMMINISTA INTERNAZIONALE
SE NON ORA QUANDO
AGI (Ass. Giuriste Italiane – sez. romana)
AIDOS
ASPETTARE STANCA
ASSOCIAZIONE ALMA CAPPIELLO
ASSOCIAZIONE BLOOMSBURY
ASSOCIAZIONE DONNE BANCA D’ITALIA
ASSOLEI
CENTRO ITALIANO FEMMINILE
COMMISSIONE DIRITTI E PARI OPPORTUNITÀ ASS. NE STAMPA ROMANA
CONSIGLIERA NAZIONALE PARITA’
CONSULTA DONNE DI COLLEFERRO
COORDINAMENTO ITALIANO LOBBY EUROPEA DELLE DONNE
COORDINAMENTO NAZIONALE DONNE ANPI
CORRENTE ROSA
CRASFORM Onlus
DOLS DONNE ONLINE
DONNE CHE SI SONO STESE SUI LIBRI E NON SUI LETTI DEI POTENTI
DONNE E INFORMAZIONE
DONNE IN QUOTA
DONNE IN RETE PER LA RIVOLUZIONE GENTILE
DONNE PER MILANO
DONNE ULTRAVIOLETTE
FIDAPA
FONDAZIONE ADKINS CHITI – Donne in musica
FONDAZIONE NILDE IOTTI
GIO (Osservatorio studi di genere, parità e pari opportunità)
GIULIA (Giornaliste Unite Libere Autonome)
IL CORPO DELLE DONNE
IL PAESE DELLE DONNE
INGENERE
LA META’ DI TUTTO
LE NOSTRE FIGLIE NON SONO IN VENDITA
LIBERA DONNA
LIBERE TUTTE – Firenze
LUCY E LE ALTRE
MOUDE (Movimento Lavoratrici dello spettacolo)
MOVIMENTO ITALIANO DONNE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA
NOID TELECOM
NOI DONNE
NOIDONNE 2005
PARIMERITO
PARI O DISPARE
PROFESSIONAL WOMEN’S ASSOCIATION
RETE ARMIDA
RETE PER LA PARITA’
SOLIDEA
TAVOLA DELLE DONNE sulla violenza e sicurezza città di Bologna
TUTTEPERITALIA
UDI
USCIAMO DAL SILENZIO
WOMEN IN THE CITY

Rif. Daniela Carlàdanielacarla2@gmail.com
Roberta Morronimorronir@libero.it

COGNOME MATERNO: LA PAROLA ORA PASSA ALLA CORTE COSTITUZIONALE

Si avvicina l’obiettivo della Rete per la Parità, individuato da anni, di arrivare a una legge sui cognomi che rispetti la parità tra i genitori e il diritto delle figlie e dei figli a uno status corrispondente alle origini, e metta l’Italia al passo con gli altri Paesi.

Apprezzabile l’iniziativa immediata del Governo dopo la condanna di Strasburgo di approvare un DDL sui cognomi. Si spera nel tavolo tecnico interministeriale istituzionale preannunciato dalla viceministra Guerra per integrarne e migliorarne i contenuti.

Va anche conosciuta la contemporanea decisione della Corte D’Appello di Genova di accogliere la questione di legittimità costituzionale, sollevata da Susanna Schivo, avvocata di Genova, componente del Comitato scientifico della Rete per la Parità, che patrocina una coppia e ha portato il ricorso contro l’attuale normativa italiana sui cognomi delle figlie e dei figli davanti alla Corte Costituzionale, che a breve dovrà occuparsene.

Davvero straordinaria la concomitanza delle notizie da Strasburgo e da Genova.

Ecco il link alla sentenza di Strasburgo, che al più presto dirameremo anche nel testo in italiano, non ancora disponibile

Ecco il testo del Comunicato stampa dell’avv. Susanna Schivo:
COMUNICATO STAMPA

“Con un tempismo casuale ma davvero straordinario, la Corte di Strasburgo ha deciso in questi giorni che l’inesistenza nel nostro ordinamento di una deroga all’automatica attribuzione del cognome paterno ai figli legittimi all’atto della nascita è gravemente “discriminatoria verso le donne” e costituisce violazione della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. Infatti, proprio nei prossimi mesi la Corte Costituzionale è chiamata a decidere in merito alla questione sollevata dalla Corte di Appello di Genova, con ordinanza depositata il 28 novembre scorso – lo afferma l’avv. Susanna Schivo del Foro di Genova, che ha patrocinato la richiesta di due coniugi nel giudizio sorto dopo il rifiuto di veder assegnati al proprio figlio entrambi i cognomi, come viene identificato quest’ultimo in Brasile, paese d’origine della madre.

A differenza della sentenza della Corte di Strasburgo, che non ha efficacia immediata e diretta nel nostro ordinamento – commenta il legale – la decisione della Corte Costituzionale potrebbe definitivamente eliminare la disciplina discriminatoria ad oggi vigente, consentendo finalmente a ciascun genitore di identificare la prole all’atto della nascita anche con il proprio cognome”.

Aggiunge ancora l’avv. Susanna Schivo: “In tempi ancora più brevi l’Italia potrebbe allinearsi agli altri paesi europei, se il Parlamento decidesse di discutere la normativa richiesta da più parti da oltre trent’anni (la prima proposta risale al 1979), che aveva portato in una passata legislatura anche ad una bozza di riforma del Codice civile”.

Per chiarimenti contattare l’Avv. Susanna Schivo al n. 329/1981508 o via email all’indirizzo avv.susannaschivo@libero.it.

Convegno 3 dicembre 2013 “SE NON E’ PARITARIA NON E’ DEMOCRAZIA”

Convegno 3 dicembre 2013 ‘SE NON E’ PARITARIA NON E’ DEMOCRAZIA.LE RIFORME DELLE LEGGI ELETTORALI EUROPEA, NAZIONALE E REGIONALI’

L’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria il 3 dicembre 2013 dalle 15.00 alle 18.00, organizza l’iniziativa pubblica su ‘SE NON E’ PARITARIA NON E’ DEMOCRAZIA.LE RIFORME DELLE LEGGI ELETTORALI EUROPEA, NAZIONALE E REGIONALI’, presso la sede del Parlamento Europeo- Sala delle Bandiere in via IV Novembre n. 149 – Roma.

Interverrà la Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli.


Info e contatti :

danielacarla2@gmail.com

morronir@libero.it

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