13 maggio – Sessantatreesimo anniversario della sentenza della Corte costituzionale n. 33/1960

Un’occasione per ribadire la necessità della Riforma organica del cognome

Sessantatre anni fa, il 13 maggio, la Corte costituzionale emise la storica sentenza n. 33/1960 che eliminò le discriminazioni contro le donne nelle principali carriere pubbliche.

Il prossimo 2 giugno, a settantacinque anni dalla nascita della Repubblica e dal voto delle donne italiane sul referendum e per l’elezione dell’Assemblea costituente, la Rete per la Parità ricorderà l’anniversario con un concerto dell’Artemisia Trio, integrato da video e lettura testi, presso il Museo Nazionale degli Strumenti musicali di Roma. insieme con l’AGIMUS – Associazione Giovanile Musicale

Tanti i risultati finora raggiunti lungo il difficile percorso verso la parità formale e sostanziale sancita dalla Costituzione – dichiara Patrizia De Michelis, Presidente della Rete per la Parità – ma ancora troppi gli anni necessari per realizzare l’obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030: l’uguaglianza di genere e l’empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze”.

L’evento costituisce anche un’occasione preziosa per far conoscere le recenti iniziative della Rete per la Parità – aggiunge Rosanna Oliva de Conciliis, Presidente onoraria della Rete per la Parità – tra le quali la formale richiesta al Parlamento, inviata il 27 aprile a un anno dalla sentenza n. 131/2022 della Corte costituzionale, di esaminare le proposte di riforma del cognome presentate.“

Una grave omissione, un ritardo inaccettabile – conclude Rosanna Oliva de Conciliis – un segnale di come sia ancora ostacolato il cammino verso la piena parità formale e sostanziale uomo/donna nell’ambito della completa attuazione della Costituzione. Da varie Legislature è prevalsa la volontà dei parlamentari uomini, salvo preziose eccezioni, di contrastare l’adeguamento delle norme al cambiamento sociale intervenuto. La Rete per la Parità confida che le donne in Parlamento possano insieme, superando le divisioni derivanti dalle appartenenze politiche, concorrere all’approvazione della riforma organica del cognome, nel segno di una leale collaborazione tra Corte costituzionale e Parlamento.”

Primo anniversario della sentenza della Corte costituzionale n. 131/2022

A un anno dalla seconda sentenza n. 131 del 27 aprile 2022 della Corte costituzionale e a quasi sette anni dalla prima (la n. 286 dell’8 novembre 2016), ancora non è stata approvata la Riforma organica del cognome.

La Rete per la Parità in questa data significativa ha chiesto ai Presidenti, Segretari e Capigruppo della Commissione Giustizia delle due Camere di inserire senza ulteriori ritardi all’ordine del giorno le proposte presentate all’inizio di questa Legislatura.

Un ritardo che è anche un segnale di come sia ancora pieno di ostacoli il cammino verso la piena parità formale e sostanziale uomo/donna e verso la completa attuazione della Costituzione .

Ancora una volta la Rete per la Parità evidenzia, inoltre, che la mancata modifica del regolamento dell’anagrafe e stato civile è fonte di problemi per i responsabili degli uffici anagrafici e che, nel contempo, in assenza di apposite disposizioni, i futuri genitori non sono tempestivamente informati.

Da notare che nella scorsa legislatura la Commissione Giustizia del Senato, dopo aver svolto due serie di audizioni sui disegni di legge all’esame e sulla su citata sentenza della Corte costituzionale, aveva deliberato la costituzione di un Comitato ristretto. L’iter è stato però interrotto per l’anticipata fine della Legislatura.

In questi anni la Rete per la Parità, insieme con altre associazioni e con costituzionaliste e costituzionalisti, ha approfondito gli aspetti tecnico-giuridici e sociali della vicenda ed è pronta in sede di audizione a esporre i contenuti elaborati.

Atti del convegno MAI PIÙ DENUNCE DI NASCITA PRESENTATE DAL SOLO PADRE

Doppio cognome. Mai più denunce presentate dal solo padre. 8 novembre 2016 – 8 novembre 2022

A sei anni dalla prima sentenza 286/2016 e a otto mesi dalla seconda sentenza n. 131/2022 della Corte costituzionale , ancora non è stata approvata la Riforma organica del cognome necessaria per completare l’abolizione del patronimico.

La Rete Per la Parità ancora una volta denuncia, sulla base dell’esperienza e con la forza dell’azione finora intrapresa, la responsabilità del Legislatore per la mancata approvazione delle norme indicate dalla Corte costituzionale per completare la cancellazione dall’ordinamento di norme in contrasto con i principi fondamentali della tutela dell’identità e della parità tra i sessi.

Una lunga vicenda italiana iniziata il 1° gennaio 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione, e non ancora conclusa. Una vicenda sottovalutata nonostante la Corte costituzionale, quasi sei anni fa, nella sentenza n. 286 dell’otto novembre 2016 abbia definito indifferibile la riforma organica del cognome. La Corte quest’anno è tornata a occuparsi della questione perché chiamata a decidere su altri due ricorsi e ha emesso una seconda sentenza, la n. 131 del 27 aprile 2022, pubblicata il primo giugno in Gazzetta ufficiale, in base alla quale risulta decaduto l’automatismo del solo cognome paterno ai figli e alle figlie.

Un ritardo che è anche un segnale di come sia ancora pieno di ostacoli il cammino verso la piena parità formale e sostanziale uomo/donna e la completa attuazione della Costituzione.

La Rete per la Parità continua a chiedere almeno una modifica al regolamento dell’anagrafe e stato civile per risolvere, in attesa della legge, alcuni dei problemi che devono affrontare gli uffici anagrafici.

È necessario, inoltre, che l’ANCI intanto provveda, anche per assicurare omogeneità in tutto il territorio, a far aggiornare le notizie pubblicate su tutti i siti dei comuni per informare in tempo utile i futuri genitori e formi adeguatamente il personale addetto.

In questi anni la Rete per la Parità, insieme con altre associazioni e con costituzionaliste e costituzionalisti, ha approfondito gli aspetti tecnico-giuridici e sociali della vicenda e proseguirà nell’impegno per far rispettare la Costituzione, anche per le tante coppie italiane che testimoniano quotidianamente il rispetto reciproco, l’eguaglianza nei rapporti familiari e la condivisione della responsabilità genitoriale verso le figlie e i figli.

A breve sarà organizzato un seminario “operativo” per individuare le nuove modalità per la presentazione delle denunce e la registrazione delle nascite e delle adozioni, informare sulla possibilità del doppio cognome ora previsto per legge e facilitare la scelta da parte dei genitori.

Il 27 aprile 2023 ricorrerà il primo anniversario della sentenza n. 131/2022, l’augurio è che per quella data il Legislatore abbia adempiuto al proprio compito.

Italia, 8 novembre 2022

Doppio cognome. Mai più denunce di nascita presentate dal solo padre

Con questo titolo venerdì 30 settembre 2022 è stato organizzato dalla Commissione pari opportunità e diritti civili del comune di Milano, in collaborazione con la Rete per la Parità, un convegno che ha messo in luce la complessità del problema su cui manca sufficiente informazione nella cittadinanza e nel personale coinvolto. Sullo sfondo l’obiettivo di evidenziare la condizione attuale delle donne a distanza di 60 anni dalla sentenza n. 33/1960 della Corte costituzionale, che eliminò le discriminazioni nelle principali carriere pubbliche.

All’interno di questo quadro la riforma del cognome è una lunga vicenda italiana iniziata il 1° gennaio 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione, e non ancora conclusa. Una vicenda sottovalutata nonostante la Corte costituzionale, quasi sei anni fa, nella sentenza n. 286 dell’8 novembre 2016 abbia definito indifferibile la riforma organica del cognome. La Corte è tornata a occuparsi della questione perché chiamata a decidere su altri due ricorsi e ha emesso una seconda sentenza, la n. 131 del 27 aprile 2022, pubblicata il primo giugno in Gazzetta ufficiale, in base alla quale risulta decaduto l’automatismo del solo cognome paterno ai figli e alle figlie.

Un ritardo che è anche un segnale di come sia ancora pieno di ostacoli il cammino verso la piena parità formale e sostanziale uomo/donna e la completa attuazione della costituzione.
In questo quadro, richiamato nell’introduzione da Diana De Marchi, presidente della Commissione Pari opportunità del Comune di Milano e da Gaia Romani, assessora Servizi civici e generali (che ha portato anche i saluti del Sindaco), gli interventi successivi, pur nella condivisione sostanziale di Nomina sunt consequentia Rerum, si sono mossi sostanzialmente su due fronti.
Da un lato Donatella Martini, presidente di DonneinQuota, Marilisa D’Amico, costituzionalista e prorettrice dell’Università di Milano e Sandra Sarti, segretaria generale della Rete Per la Parità, hanno sottolineato, sulla base delle loro esperienze e con la forza della loro azione nei luoghi d’intervento, la responsabilità dei governi e dei parlamenti nei ritardi per la realizzazione di leggi per la democrazia paritaria e la necessità di promuovere nel paese informazione e cultura su iniziative che troppo spesso non vengono considerate importanti.

Dall’altro lato gli interventi dei referenti per Anusca e per la Prefettura di Milano, e del dirigente dell’Area Servizi al Cittadino del Comune di Milano hanno posto l’attenzione sui problemi che stanno già sorgendo e potranno continuare a sorgere negli uffici anagrafici e sulla necessità di adeguata informazione/formazione del personale.

Nell’attesa che parlamento e governo prendano posizione, i comuni possono fare tanto, come ha dimostrato l’intervento appassionato e documentato della sindaca di Termini Imerese, Maria Terranova, Vicepresidente Anci.
Sarà importante raccogliere i dati aggregati dei comuni italiani per avere un quadro completo delle scelte compiute dai neogenitori dopo il cambio normativo e per individuare cosa fare per ridurre le problematiche.

Rosanna Oliva de Conciliis, presidente onoraria della Rete per la Parità, ha ripreso in finale la dimensione propositiva di avanzamento sostenuta dalla Rete per la Parità, proprio perché è necessario validare le ragioni delle tante coppie italiane che testimoniano quotidianamente il rispetto reciproco, l’eguaglianza nei rapporti familiari e la condivisione della responsabilità genitoriale verso le figlie e i figli. In attesa della normativa indicata dalla Corte per completare la sentenza, è importante tirare le fila sullo stato dell’arte nelle anagrafi comunali e trovare insieme le modalità per facilitare l’immediata applicazione delle norme modificate.

Foto di Maria Rosa Del Buono

Non è rinviabile la tutela dell’identità e il rispetto dell’uguaglianza uomo-donna, garantiti dai principi fondamentali della Costituzione. La Rete per la Parità s’impegna a far affrontare in un prossimo seminario “operativo” le problematiche legate all’introduzione nelle pratiche riguardanti le registrazioni sia di nascita che di adozione di modifiche che rendano effettivo il doppio cognome per legge e più conosciuta e più agevolmente fruibile la scelta da parte dei genitori dell’attribuzione del cognome.

di Maria Rosa Del Buono per VitamineVaganti – Toponomastica femminile

Doppio cognome per legge. Storica sentenza della Corte costituzionale: il patronimico è sostituito dal doppio cognome

Oggi, 27 aprile, in Camera di consiglio, la Corte ha deciso sulla propria ordinanza di autoremissione n.18/2021 che sospese il giudizio riguardante il ricorso di due genitori che, nonostante fossero di comune accordo, non avevano potuto ottenere di far imporre alla figlia il solo cognome della madre e sollevò dinanzi a sè questione di legittimità costituzionale.

Questa volta la Corte non si è limitata al petitum: ha dichiarato illegittima la norma generale che impone l’attribuzione del solo cognome paterno anziché dei cognomi di entrambi i genitori anche nel caso, che non era stato oggetto della sentenza n. 286 del 2016, dell’assenza di un accordo tra i genitori.

“Sull’ordinanza – ricorda la presidente della Rete per la Parità – l’associazione, insieme con InterclubZontaItalia ha presentato una memoria come amici curiae, pienamente allineata al risultato di oggi. Una sentenza storica che contempera due esigenze che sembravano di difficile composizione: riconosce a figli e figlie entrambe le origini, materna e paterna, ed elimina la discriminazione contro le madri, ma permette anche scelte diverse ai genitori, se d’accordo. Governo e Parlamento – aggiunge – devono ora regolare gli aspetti connessi, come la possibilità, nel caso di cognomi composti da più parti, di utilizzarne solo una parte e la trasmissione del cognome alla generazione successiva”.

Rosanna Oliva de Conciliis ieri, 26 aprile, aveva partecipato al primo ciclo di audizioni in Commissione Giustizia al Senato che ha all’esame sei disegni di legge e denunciato ancora una volta gli inaccettabili ritardi nell’approvazione della riforma del cognome, e sostenuto che all’impegno del Parlamento deve affiancarsi quello del Governo, per individuare una linea d’azione finalizzata ad assicurare l’approvazione e l’applicazione della Riforma entro la Legislatura nonostante la necessità di coinvolgere le amministrazioni a vario titolo interessate, innanzitutto il Ministero della Giustizia e quello dell’Interno.

Online il volume “La riforma del cognome in Italia – tra diritto all’identità e promozione della parità di genere”

È disponibile online il volume La riforma del cognome in Italia – tra diritto all’identità e promozione della parità di genere, realizzato dall’Università di Tor Vergata, dall’Università della Tuscia e dalla Rete per la Parità, edito da Blonk.

Clicca qui per scaricare gratuitamente l’ebook in formato Pdf

La prima presentazione si è svolta il 4 febbraio scorso a cura dell’Ateneo di Tor Vergata all’interno dell’inaugurazione della seconda edizione del corso in “Cittadinanza Attiva e Paritaria. La decostruzione degli stereotipi sociali per prevenire e contrastare la violenza di genere”, il percorso formativo rivolto a coloro che desiderano acquisire una maggiore consapevolezza riguardo al tema della violenza di genere.  E’ possibile rivedere la presentazione sul canale YouTube dell’Ateneo.

Verso la riforma organica del cognome: all’esame del Senato i disegni di legge presentati

Qualcosa si muove in Parlamento a distanza di oltre cinque anni dalla sentenza della Corte costituzionale  n.286 del 2016 e a un anno dall’ultimatum che la Corte ha lanciato nel preannunciare di essere intenzionata a esaminare  l’intera  questione dell’assegnazione del cognome. 

Il 15 febbraio è iniziato innanzi alla Commissione Giustizia del Senato l’esame dei vari disegni di legge sulla riforma organica del cognome.

Non era accettabile che ancora per un tempo indefinito rimanesse  in vigore l’articolo 262 del Codice civile, una regolamentazione del cognome palesemente incostituzionale, lesiva dei diritti costituzionalmente garantiti della  tutela dell’identità personale (art. 2) e dell’uguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso (art. 3).” dichiara Rosanna Oliva de Conciliis, Presidente dell’associazione Rete per la Parità – e aggiunge: “Dobbiamo la svolta soprattutto  all’iniziativa della Corte che, di fronte all’inerzia del Legislatore, ha  sollevato l’intera  questione davanti a se stessa, un fatto rarissimo da un punto di vista procedurale e vogliamo ancora sperare che entro questa Legislatura il Parlamento approvi la necessaria riforma organica del cognome che da  anni la Rete per la Parità, con altre associazioni e con il supporto di giuriste e giuristi, richiede con forza. Una riforma che allinei l’Italia alla maggior parte degli altri paesi disponendo il doppio cognome per legge, salvo diversa concorde volontà di entrambi i genitori. Se, invece, il Legislatore continuasse a non agire, comunque una seconda sentenza della Corte colpirà e presumibilmente colpirà duro. Sarà finalmente spazzata via la lesione dei diritti all’identità di ogni persona e alla parità uomo-donna, tutelati da principi fondamentali della nostra Costituzione.” 

“La Rete per la Parità, nei suoi dieci anni dalla fondazione si è posta la modifica dell’attribuzione del cognome tra i principali obiettivi.” dichiara l’avvocata Antonella Anselmo che ha rappresentato la Rete per la Parità nel giudizio deciso con la sentenza della Corte costituzionale n. 286/2016 e aggiunge: “Finalmente vediamo concretizzarsi l’impegno delle Senatrici della Repubblica, convinte ad avviare l’iter parlamentare per la riforma organica del cognome. Iter che seguiremo con molta attenzione. È un incontro con la Storia: abbattere l’ultimo baluardo del patriarcato, un assetto arcaico che non è compatibile con i principi costituzionali e repubblicani, di dignità della persona, non discriminazione e uguaglianza tra i sessi, formale e sostanziale. L’attribuzione del cognome della madre, e non solo del padre,  è un riconoscimento formale doveroso, perché dà conto della piena identità e dignità sociale del figlio e della figlia e della parità dei genitori. Mi auguro che il legislatore ponga attenzione anche al linguaggio tecnico giuridico, necessariamente non discriminatorio e inclusivo, considerato che le rivoluzioni culturali si manifestano anche con la formulazione delle regole del patto sociale”.

Per saperne di più visita la pagina La riforma del cognome

Roma, 16 febbraio 2022

A San Valentino un dono d’amore: anche il cognome della madre insieme a quello del padre.