Verso la riforma organica del cognome: all’esame del Senato i disegni di legge presentati

Qualcosa si muove in Parlamento a distanza di oltre cinque anni dalla sentenza della Corte costituzionale  n.286 del 2016 e a un anno dall’ultimatum che la Corte ha lanciato nel preannunciare di essere intenzionata a esaminare  l’intera  questione dell’assegnazione del cognome. 

Il 15 febbraio è iniziato innanzi alla Commissione Giustizia del Senato l’esame dei vari disegni di legge sulla riforma organica del cognome.

Non era accettabile che ancora per un tempo indefinito rimanesse  in vigore l’articolo 262 del Codice civile, una regolamentazione del cognome palesemente incostituzionale, lesiva dei diritti costituzionalmente garantiti della  tutela dell’identità personale (art. 2) e dell’uguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso (art. 3).” dichiara Rosanna Oliva de Conciliis, Presidente dell’associazione Rete per la Parità – e aggiunge: “Dobbiamo la svolta soprattutto  all’iniziativa della Corte che, di fronte all’inerzia del Legislatore, ha  sollevato l’intera  questione davanti a se stessa, un fatto rarissimo da un punto di vista procedurale e vogliamo ancora sperare che entro questa Legislatura il Parlamento approvi la necessaria riforma organica del cognome che da  anni la Rete per la Parità, con altre associazioni e con il supporto di giuriste e giuristi, richiede con forza. Una riforma che allinei l’Italia alla maggior parte degli altri paesi disponendo il doppio cognome per legge, salvo diversa concorde volontà di entrambi i genitori. Se, invece, il Legislatore continuasse a non agire, comunque una seconda sentenza della Corte colpirà e presumibilmente colpirà duro. Sarà finalmente spazzata via la lesione dei diritti all’identità di ogni persona e alla parità uomo-donna, tutelati da principi fondamentali della nostra Costituzione.” 

“La Rete per la Parità, nei suoi dieci anni dalla fondazione si è posta la modifica dell’attribuzione del cognome tra i principali obiettivi.” dichiara l’avvocata Antonella Anselmo che ha rappresentato la Rete per la Parità nel giudizio deciso con la sentenza della Corte costituzionale n. 286/2016 e aggiunge: “Finalmente vediamo concretizzarsi l’impegno delle Senatrici della Repubblica, convinte ad avviare l’iter parlamentare per la riforma organica del cognome. Iter che seguiremo con molta attenzione. È un incontro con la Storia: abbattere l’ultimo baluardo del patriarcato, un assetto arcaico che non è compatibile con i principi costituzionali e repubblicani, di dignità della persona, non discriminazione e uguaglianza tra i sessi, formale e sostanziale. L’attribuzione del cognome della madre, e non solo del padre,  è un riconoscimento formale doveroso, perché dà conto della piena identità e dignità sociale del figlio e della figlia e della parità dei genitori. Mi auguro che il legislatore ponga attenzione anche al linguaggio tecnico giuridico, necessariamente non discriminatorio e inclusivo, considerato che le rivoluzioni culturali si manifestano anche con la formulazione delle regole del patto sociale”.

Per saperne di più visita la pagina La riforma del cognome

Roma, 16 febbraio 2022

A San Valentino un dono d’amore: anche il cognome della madre insieme a quello del padre.

Giuliano Amato – un giurista attento al diritto all’uguaglianza da parte delle donne.

Domani la presentazione del libro “La riforma del cognome in Italia”

Si terrà domani, venerdì 4 febbraio, dalle 9.00 alle 13.00, la presentazione del volume “La riforma del cognome in Italia – tra diritto all’identità e promozione della parità di genere”, realizzato dall’Università di Tor Vergata, Grammatica e Sessismo e Rete per la Parità, edito da Blonk.

L’evento, che si terrà in streaming sul canale YouTube dell’Ateneo, servirà anche per inaugurare la seconda edizione del corso in “Cittadinanza Attiva e Paritaria. La decostruzione degli stereotipi sociali per prevenire e contrastare la violenza di genere”, il percorso formativo offerto dall’’Università di Roma “Tor Vergata” rivolto a coloro che desiderano acquisire una maggiore consapevolezza riguardo al tema della violenza di genere.

Programma dell’evento

Ore 9.00: Saluti istituzionali, a cura di Nathan Levialdi, Prorettore dell’Università di Roma Tor Vergata, e di Daniela di Ottavio, Delegata per l’equità ed inclusione dell’Università degli studi della Tuscia

Intervento a cura di Alessandra Filabozzi e Annalisa Fabretti

Interventi a cura dei referenti dei 4 moduli del corso CAP: Stefano Ciccone, Amalia Diurni, Pasquale Farsetti

Presentazione del volume La riforma del cognome in Italia, Milano, Blonk 2022: Carla Bassu, Rosa Oliva de Conciliis, Sonia Maria Melchiorre, Stefania Cavagnoli

Introduzione sul funzionamento della piattaforma didattica e sulla rilevazione delle presenze al corso CAP a cura di Federica Lorini

Introduce e modera Francesca Dragotto

Due importanti elezioni in contemporanea

Il 29 gennaio, con la conferma del Presidente Sergio Mattarella anche per il settennato 2022-2029, si è conclusa alla Camera la maratona di otto votazioni. Nei giorni scorsi l’altalena di notizie e dichiarazioni aveva portato a sperare che per la prima volta nella storia repubblicana potesse essere eletta una Presidente della Repubblica o del Consiglio.

Una vicenda che ha deluso le tante donne e anche gli uomini rispettosi della parità sancita dalla nostra Costituzione ma ancora lontana.

A questa delusione, però, si accompagna la constatazione positiva che la rielezione del Presidente Sergio Mattarella mantiene in questo alto ruolo un uomo “illuminato” che dedicò la Giornata dell’8 marzo 2019 al tragico tema della riduzione in stato di schiavitù delle donne e ha manifestato più volte particolare attenzione all’uguaglianza sancita dalla Costituzione. 

In particolare, nel discorso per la Festa della Repubblica del 2 giugno 2021, ha richiamato l’articolo 3 della Costituzione per una riflessione “su quanto sia lungo, faticoso e contrastato il cammino per tradurre nella realtà un diritto pur solennemente sancito” e aggiunto: “Questo principio, vero pilastro della nostra Carta, ha rappresentato e continua a rappresentare una meta da conquistare. Con difficoltà, talvolta al prezzo di dure battaglie. Per molti aspetti un cammino ancora incompiuto” citando anche la sentenza della Corte costituzionale del 1960 che aprì alle donne l’accesso a molti importanti uffici pubblici.

La giornata del 29 gennaio 2022 è segnata anche da un altro importante evento: l’elezione del Giudice Giuliano Amato alla Presidenza della Corte costituzionale. Come primo atto da Presidente, ha nominato vicepresidenti le giudici Silvana Sciarra e Daria de Pretis e il giudice Nicolò Zanon. 

Giuliano Amato, un giurista anche lui attento al diritto all’uguaglianza da parte delle donne, che ha dichiarato in molte occasioni il suo fermo convincimento della necessità di attuare in pieno il principio fondamentale dell’articolo 3 della Costituzione, si è adoperato per favorirlo e lo ha trattato a lungo anche nella conferenza stampa del 29 gennaio (al minuto 52.08).

Sappiamo quindi di poter avere anche nei prossimi anni il loro sostegno nell’impegno per ottenere la parità formale e sostanziale tra uomo e donna sancita dalla nostra Costituzione. 

A entrambi l’augurio di buon lavoro. 

Rosa Oliva

Quirinale, votano solo 6 donne su 58 tra i delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica

di Rosanna Oliva de Conciliis* Pubblicato su La 27esima Ora

II 18 gennaio si sono concluse le elezioni da parte dei Consigli regionali dei 58 delegati che costituiranno, insieme con il Parlamento, l’Assemblea chiamata al voto il 24 gennaio per il prossimo presidente della Repubblica. Le delegate sono 6 su 58, pari al 10,34% (qui, nell’ultima analisi curata da Daniela Domenici che ha raccolto i dati di genere, i nomi e partiti dei delegati e delle delegate regionali).
Per prassi consolidata i grandi elettori sono scelti in base alla carica ricoperta in sede regionale e, come avviene ogni volta che si considerano le funzioni di vertice nei vari ambiti, troviamo un quadro interamente o prevalentemente maschile.
La scarsa presenza di donne delegate è la fotografia di ciò che abbiamo nelle Regioni: i presidenti delle Giunte (salvo la presidente dell’Umbria) e i presidenti dei Consiglio (salvo nelle Regioni Emilia- Romagna e Puglia) sono tutti uomini (Presidenti Giunte e Consigli regionali).

Norme di garanzia di genere

Non può passare sotto silenzio che nell’Assemblea che eleggerà il presidente della Repubblica avranno pari diritto di voto i componenti di una parte, quella parlamentare, eletti mediante un sistema elettorale che prevede norme di garanzia di genere (Legge 3 novembre 2017, n. 165 “Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.”) e un’altra, quella regionale, la cui elezione si fonda sull’art. 83, comma 2 Cost., che non contiene analoghe norme per garantire l’equilibrio di genere. Appare evidente che ènecessaria la riforma del sopracitato comma 2 dell’articolo 83 della Costituzione per modificare in tutte le Regioni le norme per l’elezione dei delegati e delle delegate regionali. Una modifica che avrebbe un effetto diretto e cogente, diversamente da quelle intervenute nel tempo agli articoli 51 e 117 della Costituzione che hanno necessariamente rimandato a leggi ordinarie nazionali o regionali. L’esperienza di questi anni segna il cammino da percorrere. Un cammino che iniziamo con l’amarezza di chi conosce bene di quanti ostacoli sia disseminato finché prevarrà̀ nei luoghi decisionali, e in particolare nelle assemblee elettive nazionali e locali, una maggioranza di uomini controinteressati a disposizioni che introducono norme di garanzia di genere (le cosiddette quote rosa).

Uguaglianza non raggiunta

Suscita sdegno dover constatare che ancora, a oltre 73 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, l’uguaglianza formale e sostanziale tra i sessi non è stata raggiunta e non è rispettato il principio fondamentale sancito dall’articolo 3, ribadito dal sopracitato articolo 51 per l’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive e, per il livello regionale, dal sopracitato art. 117. Si tratta di disposizioni ulteriormente rafforzate dalle integrazioni all’articolo 51 contenute nella Legge costituzionale n.1/2003: “La Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini per l’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive” e all’articolo 117 con la Legge costituzionale n. 3/2001: “Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”.

Una legge ordinaria non basta

Per eliminare questo deprecabile vulnus all’uguaglianza tra i sessi per le future elezioni del presidente della Repubblica, non basterebbe una legge ordinaria, come dimostrato dallo scarso effetto della Legge n. 20 del 15 febbraio 2016 che ha modificato l’art. 4 della Legge n° 165/2004e non è riuscita a far introdurre, in modo omogeneo, in tutte le Regioni norme di garanzia di genere, qualunque sia il sistema elettorale adottato. Alcune Regioni si sono opposte e si appellano alla loro autonomia. Un’autonomia che però non è assoluta, come non lo èquella del Parlamento, perché l’articolo 117 Cost. dispone che la potestà legislativa sia esercitata dallo Stato e dalle Regioni “nel rispetto della Costituzione, nonché́ dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”. Non basterebbe, quindi, una legge nazionale ordinaria e una iniziativa Regione per Regione avrebbe tempi lunghi, come dimostrato da quella per far inserire la doppia preferenza e la par condicio di genere nelle leggi elettorali regionali, ancora non conclusa a dodici anni di distanza. Una vicenda esemplare, da far conoscere, in cui la prima tappa fu raggiunta nel 2009, con l’approvazione della legge regionale della Campania che introdusse la doppia preferenza di genere e la par condicio nelle campagne elettorali (Vedi Art.4, comma 3, della L.R. Campania n.4 del 2009).

Il movimento delle donne

Da allora la mobilitazione del movimento delle donne è stata costante, come costante è stato l’impegno della Rete per la Parità e DonneinQuota. Eppure sono ancora inadempienti le Regioni autonome a statuto speciale Sicilia, Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta, nonché il Piemonte, nonostante le sopracitate norme costituzionali (articoli 3, 51 e 117) e la legge n° 20/2016. A riprova della pervicacia maschilista e del sessismo imperante, il 24 marzo 2021 il Consiglio del Friuli-Venezia Giulia (solo 6 donne su 49 consiglieri) ha bocciato ancora una volta, a distanza di due anni, la proposta di introdurre la doppia preferenza di genere. E va ricordato quanto accaduto in Liguria, Puglia e Calabria, dove l’impegno pluriennale di un movimento civico e trasversale delle donne in politica, delle associazioni e delle parti sociali, non sarebbe riuscito a produrre alcun risultato senza la diffida e l’intervento nel 2020 del Governo con i propri poteri sostitutivi (Decreto Legge). I risultati finora ottenuti, grazie a sentenze della Corte costituzionale e per l’impegno del movimento delle donne, non hanno ancora coperto tutti gli ambiti, come dimostrato proprio dalla questione che stiamo esaminando, tra l’altro finora poco approfondita anche in dottrina.

Par condicio di genere

Altro esempio di ostacoli è quello della scarsa efficacia della norma ottenuta nel 2012 per la cosiddetta par condicio di genere. Una norma che ha lo scopo di equilibrare la presenza di uomini e donne nei mass media durante le campagne elettorali, introdotta con la Legge n. 215 del 2012 che ha aggiunto nella Legge n. 28/2000 sulla par condicio politica all’articolo 1 il comma 2-bis: “Ai fini dell’applicazione della presente legge, i mezzi di informazione, nell’ambito delle trasmissioni per la comunicazione politica, sono tenuti al rispetto dei principi di cui all’articolo 51, primo comma, della Costituzione, per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini”. Negli anni, purtroppo, si sono ridimensionate le aspettative collegate a questa norma, approvata grazie all’impegno delle parlamentari e alle pressioni del movimento delle donne.

Proposta di legge costituzionale

In conclusione, solo la riforma del sopracitato articolo 83, comma 2 della Costituzione potrebbe modificare in tutte le Regioni il sistema di elezione dei delegati e delle delegate, garantendo anche in questo ambito l’equilibrio di genere. L’iter dell’approvazione èlungo e forse non si può sperare nel completamento in questa Legislatura ma è bene tener presente che alla Camera è in corso di avanzata discussione una proposta di legge costituzionale (Atto Camera 2238: “Modifiche agli articoli 57 e 83 della Costituzione, in materia di base territoriale per l’elezione del Senato della Repubblica e di riduzione del numero dei delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica”). I firmatari sono: Federico Fornaro, Maria Elena Boschi, Graziano Delrio, Renate Gebhard, Francesco Silvestri, Stefano Ceccanti, Marco Di Maio, Anna Macina. L’articolo 2 della proposta, presentata per adeguare alla riduzione del numero dei parlamentari la normativa del sopracitato articolo 83, comma 2, Cost, prevede l’elezione di due delegati per ciascuna Regione, salvo la Valle D’Aosta, e alcuni emendamenti propongono di aggiungere anche il Trentino-Alto Adige tra le Regioni con un solo delegato. Equiparazione non accettabile oltre che dal punto di vista dell’estensione territoriale e della popolazione (Trentino Alto Adige – 1.078.746 abitanti – superficie 13.607 km2; Valle D’Aosta – 124.089 abitanti – superficie – 3.263 km2), anche perché trascura la peculiarità̀del Trentino Alto Adige, contraddistinto dalla presenza di due Province Autonome basate su una rilevante diversità etnica.

Assicurare l’equilibrata presenza dei due sessi

La proposta di legge costituzionale è in fase avanzata di discussione alla prima Commissione Affari Costituzionali e preoccupa che i firmatari si siano posti il solo scopo di non subire la riduzione del proprio peso rispetto a quello delle Regioni nell’elezione del presidente della Repubblica e che non abbiano considerato che la riduzione a due delegati per Regione farebbe venire meno l’attuale giustificata diversa rappresentanza numerica della maggioranza e dell’opposizione. È altrettanto inaccettabile che non si sia colta l’occasione della modifica dell’articolo 83, comma 2 Cost. per integrarlo con una disposizione che assicuri l’equilibrata presenza dei due sessi come previsto per le assemblee elettive dagli articoli 51 e 117 della Costituzione novellati. Tornando alla questione piùgenerale, va detto che la situazione per questo caso e altri, potrebbe cambiare se si estendessero le norme di garanzia di genere anche alle alte cariche statali e locali. La situazione attuale dimostra che le donne saranno sempre pochissime se non si va verso una gestione duale, sull’esempio dei due Capitani reggenti della Repubblica di San Marino o, ancora meglio, degli scout che esprimono tra i suoi capi una capo gruppo e un capo gruppo.

Il caso di San Marino

Dalle analisi fatte da Daniela Domenici sulla presenza dei presidenti della Repubblica e presidenti del Consiglio nell’Ue, in Europa e negli altri continenti, la Repubblica di San Marino risulta tra i Paesi europei con il maggior numero di presidenti donna pur non essendo imposta la presenza di entrambi i sessi (Presidenti e prime ministre nei Paesi europei). Il tema della presenza delle donne nelle cariche apicali èall’esame del Senato grazie al Ddl S. 1785 Norme per la promozione dell’equilibrio di genere negli organi costituzionali, nelle autorità̀ indipendenti, negli organi delle società controllate da società a controllo pubblico e nei comitati di consulenza del Governo”. Prima firmataria Roberta Pinotti. Non sono previste modifiche alle norme nésull’elezione dei presidenti di Regione e dei sindaci né per rendere piùcogenti le disposizioni della Legge Delrio sulle Giunte che sono spesso disattese. Una lacuna che potrebbe essere colmata in sede di discussione.

Un’azione a largo raggio

Partendo dalla questione delle delegate regionali si è arrivati alla disamina di molte altre questioni ancora non risolte relative alla parità di genere. In conclusione, occorre un’azione a largo raggio e impegnativa, complessa e fortemente contrastata, come dimostra l’esperienza di questi anni. Un’azione che, come spesso avviene affrontando questioni relative alla parità di genere, dimostra la necessità di approfondire aspetti più generali riguardanti criticità dell’intero assetto democratico. Senza la parità di genere non c’è democrazia e la condizione delle donne è la punta di un iceberg di più profonde carenze e squilibri di democrazia.

* Rosanna Oliva de Conciliis è presidente della Rete per la Parità Italia

Le Regioni non sono un territorio per donne

di Annunziata Puglia* Pubblicato su La 27esima Ora

Sembra proprio che in Italia l’ambito regionale sia quello in cui è più difficile la realizzazione della parità di genere nella rappresentanza coniugata secondo diverse prospettive. In prossimità delle elezioni del presidente della Repubblica viene in rilievo il dato della scarsa presenza femminile tra i designati regionali ai sensi dell’articolo 83 della Costituzione. «Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta a un solo delegato».

L’elezione dei delegati regionali non è al momento ancora completata ma si prevede che la presenza femminile tra i designati non supererà la percentuale del 10%, come nelle due precedenti elezioni. Questo dato senza dubbio sconfortante e d’altra parte coerente con una realtà di rappresentanza femminile nei Consigli regionali che l’Eige (European Institute for Gender Equality) attesta per Il 2020 al 19,7 % a fronte di una presenza a livello parlamentare pari al 33,3%.

Una presidente donna

Va rammentato anche che su 21 Regioni solo in Umbria la presidente è donna. Anche nelle elezioni che nel settembre 2021 si sono tenute in sette Regioni, gli esiti per quanto riguarda la rappresentanza femminile non si discostano dal quadro generale sopra riassunto, connotato da un grave gender gap. Le consigliere elette sono state in Campania 8 su 50, in Liguria e 3 su 30, nelle Marche 8 su 30, in Valle D’Aosta 4 su 36, in Puglia 8 su 50, in Toscana 16 su 40 e in Veneto 17 su 50. Nessuna donna è stata eletta presidente sebbene concorressero per tale carica in cinque Regioni. Da sempre come Rete per la Parità, insieme con DonneinQuota, abbiamo posto particolare attenzione alla situazione della rappresentanza femminile nelle assemblee regionali spingendo e sostenendo tutte quelle di forme di intervento ( legislativo costituzionale e ordinario, giurisprudenziale e amministrativo) che, nel corso di un ventennio si sono susseguite al fine di garantire una effettiva parità di genere in sede di rappresentanza politica amministrativa.

Promuovere pari opportunità

Va ricordato come a tal fine siano intervenute riforme costituzionali (modifica degli articoli 51 e 117 della Costituzione), sentenze costituzionali e leggi ordinarie tese da una parte a sancire come principio cogente del nostro ordinamento l’obbligo di promuovere le pari opportunità per l’effettiva partecipazione delle donne alle cariche elettive regionali e dall’altro ad individuare gli strumenti tecnici che adeguassero gli ordinamenti regionali, e in particolare le leggi elettorali delle regioni, a tale principio, rendendolo effettivo. Basti a questo riguardo ricordare le mancate attivazioni da parte di diverse regioni pur dopo riforme costituzionali che avevano modificato gli articoli 51 e 117 della Costituzione e leggi quali la n. 215 del 2012 che aveva richiamato i legislatori regionali in modo più generico al rispetto del suddetto principio. Scarso il risultato della promozione della parità di accesso per donne e uomini alle cariche elettive che si era prefisso la legge del 2016, che modificando l’art 4 della legge n. 165 del 2004 alla lettera c- bis ha fissato in modo puntuale, in relazione ai diversi sistemi elettorali, le modalità secondo cui attuare il principio di pari opportunità uomo/donna nell’accesso alle cariche elettive regionali.

Alternanza di genere

Secondo tale legge «1) qualora la legge elettorale preveda l’espressione di preferenze, in ciascuna lista i candidati siano presenti in modo tale che quelli dello stesso sesso non eccedono i 60% del totale e sia consentita l’espressione di almeno due preferenze, di cui una riservata a un candidato di sesso diverso, pena l’annullamento delle preferenze successive alla prima; 2) qualora siano previste liste senza espressione di preferenza la legge elettorale disponga l’alternanza tra candidati di sesso diverso in modo tale che i candidati di un sesso non eccedono i 60% del totale; 3) qualora siano previsti collegi uninominali, la legge elettorale disponga l’equilibrio tra candidature presentate con il medesimo simbolo in modo tale che i candidati di un sesso non eccedono i 60% del totale». Anche a fronte di tale intervento puntuale la risposta delle diverse Regioni ordinarie per lo più con sistemi elettorali proporzionali con liste non bloccate, è risultata variegata, con leggi elettorali regionali che prevedono liste elettorali con pari numero di candidati dei diversi generi, altre leggi con liste in cui i candidati di un genere non possono superare la quota del 60%, leggi in cui nelle liste oltre alla completa parità tra candidati di genere diverso si prevede pura l’alternanza di genere nella relativa composizione.

Doppia preferenza di genere

Quanto alla doppia preferenza di genere va rilevato che anche l’applicazione di tale previsione ha incontrato difficoltà e resistenze fino a provocare un intervento sostitutivo da parte del governo nei confronti della Regione Puglia. Allo stato attuale le regioni ordinarie, ad eccezione del Piemonte, contemplano tale previsione nelle loro leggi elettorali. Le regioni a Statuto speciale, con l’eccezione della Sardegna, costituiscono invece un mondo a sé, in cui la doppia preferenza di genere non è ancora contemplata. Questa diversa coniugazione a livello nazionale del principio delle pari opportunità uomo /donna nell’accesso alle cariche elettive regionali comporta diversità di esiti, nelle varie regioni, nell’attuazione della parità di genere nella composizione delle assemblee regionali che, come detto, nel complesso si attesta a livello nazionale, all’insoddisfacente livello del 19,7% di consigliere regionali. Certo vanno registrati i progressi nel tempo realizzati, come l’incremento delle candidate nelle elezioni regionali, ma vanno anche considerate le resistenze e le difficoltà frapposte nelle Regioni alla realizzazione delle parità di genere nelle assemblee elettive, e ciò mediante disapplicazione ed elusioni dei principi costituzionali fissati al riguardo negli articoli 3, 51 e 117 della Costituzione.

Il governo del territorio resta “un affare da uomini”

Il terreno regionale appare attualmente quello più accidentato nella realizzazione di una rappresentanza di genere equilibrata nelle Assemblee elettive e la stretta contiguità tra territorio e assemblee regionali comporta un’incisività altamente negativa anche in termini culturali, oltre che politici, sulla considerazione collettiva del ruolo delle donne nella nostra società in generale e, in particolare, nel governo del territorio , che resta sostanzialmente “un affare da uomini”. È così dunque che assistiamo alla designazione dei “grandi elettori” regionali per l’elezione del presidente della Repubblica in cui le donne sono uno sparuto drappello senza che ciò provochi adeguate considerazioni e reazioni. Ma quale potrebbe essere l’intervento per ovviare a ciò? È necessario attendere l’incremento della presenza femminile nelle assemblee regionali o avanzare richieste immediate di correttivi che nella designazione dei grandi elettori regionali sia contemplata la necessità di assicurare una equilibrata rappresentanza di genere oltre che delle “minoranze”? E parlando di “minoranze”, come va intesa la minoranza di genere così rilevante nelle assemblee regionali?

Dati elaborati da Daniela Domenici, pubblicati sul sito Daniela e dintorni

*Annunziata Puglia è responsabile area Rappresentanza e Leadership della Rete per la Parità

Altri elementi per la strategia mirata a fornire i numeri a supporto dell’elezione di una donna Presidente della Repubblica o del Consiglio

Rete per la Parità ritiene che, anche in questa occasione, raccogliere e divulgare dati “di genere” sia utile per dimostrare che questa situazione deve essere modificata, visto che l’Italia si presenta come un Paese democratico e con una Costituzione molto valida. 

L’Italia, come sempre fanalino di coda in Europa, è tra gli otto Paesi che non hanno mai avuto una Presidente della Repubblica o del Consiglio.

Diramiamo i risultati delle due ricerche di Daniela Domenici pubblicate sul suo sito “Daniela e dintorni” la prima dei Paesi dell’UE che non hanno mai avuto una donna Presidente della Repubblica, e la seconda con l’elenco dei Paesi che non hanno mai avuto una donna Presidente del Consiglio. 

Con un terzo post divulgheremo i dati che Daniela Domenici sta man mano raccogliendo, sui risultati dell’elezione dei delegati regionali distinti tra eletti ed elette. E’ già arrivato il dato dell’Abruzzo: una donna su tre. 

Daniela e dintorni

E’ l’ora di una Presidente della Repubblica o del Consiglio.

Le parlamentari e le delegate regionali al voto

In Italia non c’è mai stata una Presidente della Repubblica né una Prima Ministra. 

In questi giorni si stanno moltiplicando appelli, lettere, articoli, che sollecitano l’elezione di una donna. 

Perché una donna? Perché una donna per la propria esperienza di vita e le discriminazioni subite si porrà l’obiettivo di superare le diseguaglianze, a partire da quelle tra uomo e donna, e le diseguaglianze e le discriminazioni, non solo quelle di genere, sono causa delle disparità che impediscono il pieno sviluppo delle persone e limitano l’uso di risorse utili per il Paese.

Il Paese ne ha bisogno, come ha scritto Linda Laura Sabbadini: “E’ ora che una donna rompa questo tetto di cristallo, una donna che esprima la forza delle donne, che si attivi e spinga per superare la disuguaglianza di genere e tutte le disuguaglianze, che sappia trovare la leva che solleverà l’Italia… significa porsi sulla strada di un Paese normale, significa agire per la rigenerazione della nostra democrazia in chiave antimonopolistica. Un balzo in avanti nella modernità, un balzo in avanti per tutti, non solo per le donne”. “Perché democrazia è anche alternanza, è ricchezza della differenza o non è. Parliamoci chiaro, questo è un vero vulnus per la nostra democrazia, oggi più che altro malata di “maschiocrazia”, perché si basa sul monopolio maschile del potere, che non viene combattuto dai partiti quanto sarebbe necessario. In economia il monopolio è combattuto, esiste anche un’authority che se ne occupa. In politica non si agisce abbastanza.”.

In Italia le dodici votazioni per il/la Presidente della Repubblica si sono concluse tutte con l’incarico affidato a un uomo. (I presidenti eletti sono stati undici ma Giorgio Napolitano è stato rieletto, e va aggiunto il primo, Enrico De Nicola, che assunse il ruolo per essere stato il Presidente dell’Assemblea costituente).

Anche le sessantasette nomine dei Presidenti del Consiglio italiani hanno portato tutte ad affidare l’incarico ad un uomo. (Si sono avvicendati trenta uomini, molti dei quali hanno ricoperto l’incarico più volte.)

Sono state dunque settantanove le occasioni mancate. Non è accettabile che si arrivi all’ottantesima come se nulla fosse cambiato dai primi anni della Repubblica, in cui pochissime erano le donne nelle carriere e nelle cariche pubbliche. Le donne hanno ampiamente dimostrato di avere capacità e competenze e non avrebbero bisogno di quote di garanzia di genere (le cosiddette quote rosa) se la selezione avvenisse per merito.

L’Assemblea. Il 24 gennaio, alle ore 15, cominceranno le votazioni per il/la nuovo/a Presidente della Repubblica dopo il settennato di Sergio Mattarella. Le votazioni andranno a oltranza, nelle prime tre per la fumata bianca servono 672 voti, i due terzi dei componenti dell’assemblea che sono 1.008 tra parlamentari (950) e delegate e delegati delle Regioni (58). Nelle successive votazioni è sufficiente la maggioranza assoluta, cioè 505 voti.

Le Regioni devono ancora eleggere le delegate e i delegati e i presidenti dei Consigli regionali dovranno trasmettere i loro nomi entro il 21 gennaio.

In queste ore sono molti i post sui mass media con i dati sulla composizione degli schieramenti nell’Assemblea di 1009 componenti chiamata al voto. (Vedi: Open Polis e Ettore Colombo)

Parallelamente Daniela Domenici (Sito Daniela e dintorni https://danielaedintorni.com/) ha elaborato dati che evidenziano quante sono le donne chiamate al voto tra deputate, senatrici e delegate regionali.

Le parlamentari sono 340 su 950, che corrisponde al 36,2%, percentuale mai raggiunta in passato ma che ancora non rispetta il principio costituzionale (articolo 51) per l’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza.

Ecco come sono distribuite nei rispettivi gruppi politici:

M5S, 69 su 158 alla Camera e 31 su 74 al Senato, totale 100 su 232, il 43,1%

Lega, 38 su 133 alla Camera e 22 su 64 al Senato, totale 60 su 197, il 31,97%

Partito Democratico, 33 su 95 alla Camera e 12 su 38 al Senato, totale 45 su 133, il 33,83%

Gruppo Misto alla Camera, 27 su 66, il 40,9%

Fratelli d’Italia, 13 su 37 alla Camera e 4 su 21 al Senato, totale 17 su 58, il 29,31%

Gruppo Misto al Senato, (in questo gruppo, presieduto da Loredana De Petris di LEU, c’è la Senatrice a vita Liliana Segre) sono 18 su 48, il 37,5%

Forza Italia, 29 su 79 alla Camera e 16 su 50 al Senato, totale 45 su 129, il 35,65%

Italia Viva, 10 su 29 alla Camera e 7 su 15 al Senato, totale 17 su 44, il 38.63%

Coraggio Italia, (solo alla Camera) 7 su 21, il 33,33%

Liberi e Uguali, (solo alla Camera) 2 su 13 il 15,38%

Gruppo per le Autonomie – SVP – PATT – UV al Senato, (in questo gruppo c’è la Senatrice a vita Elena Cattaneo) 2 su 9, il 22,22%

Le Senatrici a vita sono 2 su 6 Senatori (un terzo).

Due Senatori a vita, Renzo Piano e Carlo Rubbia, non appartengono a nessun gruppo. (Link 1; link 2; link 3)

Infine, i Consigli regionali devono ancora eleggere 58 tra delegati e delegate. (I presidenti dei Consigli regionali dovranno trasmettere i loro nomi entro il 21 gennaio.) La volta scorsa erano soltanto 6 su 58, il 10,34%.

In un post a parte esamineremo i dati negli altri Paesi, distinti tra quelli che non hanno mai avuto né una donna Capo di Stato né del Governo e quelli che non hanno mai avuto una donna Capo di Stato.

Dalle riflessioni sul lavoro svolto alle prospettive per il futuro

Sul finire del 2021 la riflessione sull’attività del Comitato Scientifico coinvolge tutta l’azione della Rete per la Parità, essendo quello del CS un ruolo di collaborazione e supporto scientifico e tecnico delle proposte e dei rapporti pubblicati sulle materie di competenza, nonché di proposizione di temi e ricerche su cui impegnare la RxP.

L’azione del Comitato Scientifico s’intreccia con quella degli organismi aderenti alla Rete per la Parità, anche attraverso la collaborazione comune ad eventi e progetti.

Molte le tematiche in ottica di genere trattate negli eventi degli ultimi due anni, unite dal filo rosso della centralità del ruolo delle donne per il raggiungimento di obiettivi innovativi. Ecco i principali:  

5 ottobre 2021 “Donne, la medicina delle differenze, salute e servizi socio-sanitari integrati nel territorio” nell’ambito del Festival dello Sviluppo sostenibile 2021, evento organizzato dal Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 5 Parità di genere.

8 ottobre 2021 “La certificazione di parità di genere nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: come inciderà sul mercato del lavoro e sugli acquisti pubblici?” Rete per la Parità, rappresentata da Teresa Gualtieri, presidente del Comitato Scientifico, e Fondazione Ecosistemi hanno affrontato nell’ambito del Festival dello Sviluppo sostenibile dell’ASviS, il tema del gender procurement e della responsabilità sociale d’impresa con  riferimento alle questioni di genere inserite nel PNRR: promozione di opportunità occupazionali, tutela del lavoro dignitoso, osservanza dei diritti sociali e lavorativi.

Il tema era già stato trattato nel precedente Festival, il 30 giugno del 2020, a cura degli stessi Organismi, nel Convegno “L’introduzione del Gender procurement negli appalti pubblici”. – FICLU – eventi su bullismo, Uomo e Biosfera MaB, Cambiamenti climatici e Forestazione urbana, transizione ecologica, giornata mondiale filosofia, città creative, identità culturale/patrimonio immateriale/transumanza/via della seta, attività Centro Internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali ICCROM, donne per la tutela dell’ambiente e della biodiversità

18 marzo 2021– La parità di genere è un traguardo ancora lontano? – Comune di Parma, insieme al Consiglio Nazionale Donne Italiane e Rete per la Parità, con il patrocinio dell’Università di Parma

27 aprile 2021– “Donne e carriere in Italia: dalla Sentenza n. 33 del 1960 agli obiettivi dell’Agenda 2030 – Università “MAGNA GRÆCIA” di Catanzaro, Rete per la Parità e Federazione Italiana delle Associazioni e Club per l’UNESCO.

29 aprile 2021  – Progetto “A scuola contro la violenza” – Corso di formazione “Per combattere la violenza sulle donne più cultura e informazione” – Toponomastica femminile e IIS Codogno.

8 maggio 2021– Tavola rotonda “60 anni di parità” – FILDIS – Federazione italiana Laureate e Diplomate Istituti superiori.

8 maggio 2021 – “Diplomatiche, magistrate, prefette: la parità di genere” – Soroptimist International Italia e Rete per la Parità.

19 maggio 2021– “La sentenza della Corte costituzionale n. 33/1960 per l’accesso femminile alle carriere pubbliche” – Università di Cassino. 

20 maggio 2021 – “Verso la Parità formale e sostanziale: gli strumenti. A 60 anni dalla sentenza della Corte costituzionale n. 33/1960 che aprì le principali carriere pubbliche alle donne.” – Rete per la Parità.  

22 giugno 2021 – “La sentenza della Corte costituzionale n. 33/60 del 13 maggio 1960. Prospettive e punti di vista a 60 anni dalla pubblicazione”  Zonta Torino.

18 agosto 2021- Una delegazione in rappresentanza delle oltre 80 associazioni di donne e terzo settore, tra cui reti e associazioni come Donne per la salvezza, Le Contemporanee, ASviS, Fuori Quota, Soroptimist International Italia, Rete per la Parità (rappresentata dalla Consigliera  Gabriella Anselmo), Casa Internazionale delle Donne Roma, Associazione Orlando Bologna, Differenza Donna, Pangea, Be Free e molte altre, è ricevuta  in Farnesina dal Sottosegretario Benedetto Della Vedova con delega ai diritti umani e da alcuni funzionari, a seguito della lettera aperta del 17 agosto lanciata da Le Contemporanee per l’attivazione di corridoi umanitari per accogliere rifugiati afghani in Italia.

1°settembre – Rete per la Parità aderisce alla chiamata lanciata dell’associazione femminista afghana Revolutionary Association of the Women of Afghanistan – RAWA per sostenere le donne dell’Afghanistan attraverso la mobilitazione online il #1settembre e nelle strade il #25settembre! con la manifestazione nazionale a Roma Piazza del Popolo “Donne in piazza” .

27 settembre 2021– In occasione delle elezioni amministrative e regionali in Calabria del 3-4 ottobre 2021 Rete per la Parità e DonneinQuota ricordano l’importanza della Doppia preferenza di genere, strumento fondamentale in un Paese fortemente maschilista come il nostro, per ottenere un’equa rappresentanza femminile all’interno delle istituzioni.

8 novembre 2021 – “Cinque anni devono bastare per la Riforma del cognome”. Sala Zuccari – Palazzo Giustiniani, presso il Senato della Repubblica, su iniziativa della Sen.ce Valeria Fedeli, la Rete per la Parità, il CNDI-Consiglio Nazionale delle Donne Italiane e l’InterClub ZontaItalia organizzano, come nei precedenti anniversari, un convegno per celebrare la sentenza della Corte costituzionale n.286/2016 che ha sancito ‘incostituzionalità dell’attribuzione del solo cognome paterno. Un titolo eloquente quello del convegno promosso da Rete per la ParitàCNDI e InterClub ZontaItalia, su iniziativa della Sen.ce Valeria Fedeli, per sottolineare la necessità di intervenire in favore della tutela dell’identità e del principio della pari dignità e uguaglianza tra i sessi. 

24 novembre 2021  “Con le donne afghane contro ogni violenza nel mondo” – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con la partecipazione di #NoPeaceWithoutJustice. Emma Bonino, Maria Edera Spadoni, Lia Quartapelle, Valeria Manieri, Fondazione Pangea Onlus, Rete per la Parità Casa Internazionale delle Donne Save the Children, Action Network, Soroptimist International d’Italia ASviS, NOVE Onlus, UCID Laura Boldrini Roberta Pinotti e tantissime altre. Trasmesso in live streaming su www.Corriere.it e su www.radioradicale.it.

16 dicembre 2021– Al Viminale sottoscritto un protocollo d’intesa per favorire interventi di assistenza e accoglienza nei confronti delle cittadine e dei cittadini afghani evacuati dal loro Paese. Per la Rete per la Parità hanno aderito FICLU – Federazione Italiana dei Club e dei Centri per l’Unesco (presidente Teresa Gualtieri), FILDIS – Federazione Italiana Laureate e Diplomate Istituti Superiori (presidente Mariella Ubbriaco) e Forum Internazionale delle Donne del Mediterraneo (presidente Maria Paola Azzario). La loro disponibilità, insieme con quella delle altre partecipanti al progetto in quanto aderenti a Le Contemporanee e al CNDI, nonché dei club del Soroptimist, garantisce concretezza alla disponibilità offerta.

Da non dimenticare l’intensa attività della Rete per la Parità nell’ASviS che oltre all’organizzazione di eventi nei Festival per lo Sviluppo sostenibile 2020 e 2021 è presente in vari Gruppi di lavoro.         

In particolare, ho contribuito personalmente nel Gruppo di lavoro Goal 11 – “Città e Comunità Sostenibili” – alla stesura dei Rapporti sui territori 2020 e 2021 e alla predisposizione dei position paper. 

Inoltre, nel Sottogruppo Aree interne e montagna – predisposizione position paper; 

nel Sottogruppo target 11.1 Rigenerazione urbana e politiche abitative; 

nel Sottogruppo mobilità – predisposizione position paper city logistic.

Infine nel Gruppo trasversale Cultura – predisposizione box cultura per lo sviluppo sostenibile nel Rapporto ASVIS 2021.

Questi i principali eventi, approfondimenti e azioni della Rete per la Parità organizzati nel 2021 anche grazie all’iniziativa  di Organismi componenti del Comitato scientifico.

Il quadro dell’azione del Comitato Scientifico nella RXP sarebbe tuttavia parziale se si dimenticasse il percorso culturale svolto, in oltre dieci anni, come attività di supporto al lavoro della Rete per la Parità.

I temi trattati e le attività proposte costituiscono argomenti di riflessione sull’impegno assunto dal Comitato Scientifico nei confronti non solo della Rete per la Parità, ma anche delle donne italiane e della società intera. 

Si tratta di azioni e approfondimenti di vario genere, accomunati dall’essere non solo interpreti dell’attualità, ma spesso dall’anticipare problemi che dopo anni sono diventate emergenze, e lo sono ancora… purtroppo, perché si tratta di obiettivi tuttora non raggiunti dalle donne in Italia.

Un veloce excursus dei temi emersi:

2011

  • necessità di studi di genere, anche con riferimento ai cambiamenti di sesso e all’omosessualità, con il contributo dell’Università Federico II di Napoli; 
  • la condizione delle donne scienziate e del mondo scientifico, mediante confronti con il CNR;
  • azione per far ripristinare la norma che imponeva il meccanismo della data certa per le dimissioni (l’intervenuta eliminazione consentiva di nuovo ai datori di lavoro, a discapito soprattutto delle lavoratrici, di ‘imporre’ all’atto dell’assunzione la firma di una lettera di dimissioni senza data (le c.d. dimissioni in bianco). La Rete per la Parità ha presentato, tra l’altro, una petizione alla Camera e al Senato per chiedere una legge (successivamente promulgata), per reintrodurre l’obbligo della data certa per le dimissioni.  

2012

  • pressione per diffondere buone pratiche linguistiche, inoltre prosegue l’azione sul tema del doppio cognome delle figlie e dei figli;  
  • invecchiamento società, tecnologie welfare e inclusione, salute
  • riforma elettorale – quote rosa nei CdA, contrasto alla mancata libera concorrenza di genere;
  • richiesta alla Ministra Fornero di introdurre nuove disposizioni sulle dimissioni per eliminare il fenomeno delle dimissioni in bianco – Legge n.92/2012 (c.d. Legge Fornero) che introduce nuove modalità per le dimissioni e prevede sanzioni amministrative nel caso di mancato rispetto da parte del datore di lavoro (lettera della Rete per la Parità del 9.01.2012 alla Ministra Fornero, con richiamo alla petizione presentata alla Camera il 30 giugno 2011, n.1263 e al Senato il 5 luglio 2011, n.1325).

2013

  • presentato al Ministero del Lavoro il progetto “Donne e uomini in azienda senza discriminazioni: crescere insieme per un futuro migliore” (azioni positive finanziate dalla Legge n. 125/91). Elaborato dalla  RxP con Confsal e Università di Milano, con l’adesione preventiva di importanti aziende, ma  i fondi previsti dalla Legge n. 125/91 sono stati congelati e mai più riattivati;
  • analisi del Rapporto BES (Benessere Equo e Sostenibile); 
  • controllo di Responsabilità Sociale delle imprese: all’impresa economica   deve essere  chiesto di assumere un ruolo sociale, di farsi carico degli impatti negativi derivanti dalla propria attività dando conto degli effetti ambientali, economici, sociali. 

2014

  • emergenze umanitarie, violenze in Iraq per mano dell’ISIS; 
  • programma Mare Nostrum, salvaguardia dell’ambiente e protezione animali; 
  • linguaggio, toponomastica femminile;
  • rappresentanza di genere;
  • pensione anticipata e prepensionamento donne – Legge di stabilità e Jobs act per “innovazione sociale” e volontà di investire sulle persone, sviluppo cittadinanza attiva, rafforzamento del senso di appartenenza alla società civile, crescita di nuova coscienza partecipativa e intergenerazionale dedita alla cura del bene comune; 
  • “innovazione aperta”: apertura e democratizzazione dell’innovazione, persone come fonte di saggezza, idee e soluzioni;
  • “Task force Codice rosa” insieme all’associazione Donne Medico, affinché il percorso rosa diventasse organizzato e obbligatorio in tutti gli ospedali d’Italia; 
  • il “Progetto cicogna” (protocollo d’intesa tra Soroptimist, Asl, Questura a favore delle immigrate clandestine in gravidanza – percorsi privilegiati per permessi per la madre e il marito, cure mediche); 
  • Terza generazione di diritti delle donne” – entrata in vigore del D.L.4.03.14, n. 24 – 2011/36/UE, per la prevenzione e repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, che fa riferimento ai fenomeni dello sfruttamento lavorativo, sessuale, della prostituzione minorile, della violenza sulle donne. 

2015

  • anno significativo per la programmazione sociale, a tutti i livelli, entro cui era stato previsto di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell’ONU, ed è stata stilata l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile, il documento che indica la via da seguire dopo il 2015. 
  • ricorrenza del 20° anniversario del documento di Pechino: stato degli interventi contro la violenza sulle donne – uomini vitale importanza nell’azione,  promozione di “mascolinità positiva”, gli uomini devono cambiare mentalità” – diritti delle donne e “crisi multiple”: “la sfida non è semplicemente programmare il futuro, ma la vera sfida è che questo futuro lo conosciamo solo in parte….una bambina che ora ha 10 anni, per esempio, che tipo di vita potrà e desidererà condurre quando ne avrà 25?” 
  • Bilancio sociale per le PA con le articolazioni in bilancio di genere e generazionale, forma specializzata e innovativa di rendicontazione e risposta ai limiti informativi dei bilanci e dei consuntivi tradizionali . 
  • Urbanistica di genere – città per le donne/condivisa. Attivare politiche di genere per la città, pensando alla donna in tutti i momenti della vita. Considerato che la materia dell’urbanistica è demandata alle Regioni, è stato proposto di promuovere l’emanazione di una direttiva di indirizzo da parte dello Stato, per impegnare  le Regioni ad attuare e istituzionalizzare un approccio duale nella pianificazione urbanistica e nella progettazione urbana, essenziale per il miglioramento della qualità della vita dell’intera società. Raccolta delle buone pratiche finalizzate a “rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” (Goal 11 Agenda 2030), inserite nei rapporti ASVIS grazie anche ai contributi forniti dalla Rete per la Parità. Varie azioni della RxP sul tema anche in collaborazione con organismi diversi, tra cui Università di Milano e Reggio Calabria.
  • Azione nelle scuole per contrastare la campagna contro il “gender” (frainteso e strumentalizzato). Il Comitato Scientifico ha approfondito i chiarimenti del MIUR – nota del Dip. del 15 /09/2015 in merito al comma 16 della L.107/2015 di riforma su “La Buona Scuola”.
  •  Intelligenza Artificiale, stereotipi maschili che influenzano gli algoritmi. 

2016 

Progetto STEM presentato dalla Rete al Dipartimento delle Pari Opportunità/MIUR – RxP è inserita nell’Elenco di soggetti interessati a collaborare con il Dipartimento su iniziative volte alla promozione delle PO nella cultura scientifica e tecnologica.

2017

  • Prosegue l’impegno all’interno dell’Accordo di Azione comune per la democrazia paritaria, che esercita pressioni per ottenere norme di garanzia di genere nelle leggi elettorali nazionali e regionali;
  • Ribadita, con il supporto scientifico delle docenti dell’Università di Milano presenti nel CS, la necessità di una norma che renda obbligatorio il bilancio sociale e di genere negli enti pubblici.

2018

  • Riflessione un po’ amara: “Due anni non sono bastati per applicare e attuare la sentenza 286/2016 della Corte costituzionale sul cognome della madre”; 
  • Donne e STEM – Lavoro agile e opportunità del telelavoro
  • NEET – Rapporto Federculture 2018;
  • Donne e tutela ambientale (fuori dalla plastica tema dell’anno);
  • Violenza e Droga, Salute e stili di vita: temi dibattuti con l’Associazione Donne Medico; la RxP ha offerto supporto al loro progetto in fase di elaborazione relativo alla medicina di genere, in attuazione degli articoli 1 (sperimentazione dei farmaci), 2-comma c e 3 della legge 3/2018 (Legge Lorenzin), che contengono richiami alla medicina di genere. Dibattito scaturito dalla verifica che nel bilancio di genere 2018 (elaborato dal MEF Ragioneria Generale dello Stato e dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio) ancora mancava un riferimento alla medicina di genere. Il Bilancio di Genere è rilevante per: mercato del lavoro, conciliazione tra vita privata e vita professionale, tutela del lavoro, previdenza e assistenza, istruzione e interventi contro gli stereotipi di genere, partecipazione ai processi decisionali economici, politici e amministrativi, contrasto alla violenza di genere, salute, stile di vita e sicurezza, presenza femminile nel settore pubblico. Inoltre, il Comitato Scientifico ha osservato che il tema della città in ottica di genere, cioè della spesa per servizi e attrezzature pubbliche in ottica di genere era assente dal bilancio di genere dello stato; erano solo rilevabili alcuni dati nei diversi capitoli, ma mancava una visione complessiva e coordinata della programmazione per le città, come teatro e contenitore, che con la sua struttura influenza nel bene e nel male tutte le attività sociali. 
  • riflessione sulle tipologie dei bandi delle amministrazioni pubbliche carenti di norme a favore della partecipazione delle donne, dalla quale scaturiranno gli interventi svolti per due anni della RxP sul gender procurement; ancora oggi è fra i temi caldi, insieme a quelli degli Acquisti verdi e della responsabilità delle imprese.

2019

Il Comitato Scientifico sottolinea come la RxP sia sempre in anticipo sulle problematiche che vengono portate all’attenzione dell’opinione pubblica:

  • uso abnorme della plastica, cambiamenti climatici e connessioni con gli stili di vita e la salute e sul bilancio di genere. 
  • finanza sostenibile in relazione al bilancio di genere e di sostenibilità, con riferimento alla Risoluzione del Parlamento Europeo (politiche di genere e politiche fiscali) del 15/01/ 2019. 
  • diritto all’ambiente delle bambine e dei bambini – la FICLU, aderente alla RxP, ha dedicato l’annuale suo concorso nazionale sui Diritti Umani allo specifico tema dei diritti dell’infanzia. 

2020

“Finanza inclusiva”, il tema si divide in due filoni: competenze per lavorare nel mondo della finanza e competenze che consentono di gestire la propria vita.

La finanza è sostenibile se sostiene il progresso sociale, economico e ambientale. E le donne sono in prima linea per l’attuazione, perché si dedicano a settori di nicchia e quindi sono più propense ad approfondire. Il tema si intreccia strettamente con quello della responsabilità delle imprese.

Andiamo all’avvio del nuovo anno nel segno di un impegno del Comitato Scientifico ancora più forte, per elaborare la programmazione 2022, forti delle tante azioni intraprese e dei risultati raggiunti, attraverso:

  • riunioni del CS più frequenti, almeno tre volte all’anno;
  • formazione di gruppi di lavoro tematici per proseguire negli approfondimenti e azioni sui principali temi emersi;
  • integrazione di forme di diffusione e visibilità (Gruppi Facebook, WhatsApp, altri social);
  • rafforzamento del CS con l’iscrizione di nuovi Organismi all’associazione e la partecipazione di due rappresentanti per Organismo;
  • incremento partenariati, collaborazioni con Università e centri di ricerca;
  • accrescimento/perfezionamento delle attività degli  organismi che ne fanno parte; 
  • modalità innovative per fare massa critica, divulgando notizia delle attività della RxP e delle componenti, per muovere l’opinione della gente in tema di Pari Opportunità; 
  • partecipazione ai bandi nazionali ed europei, eventualmente affiancando imprese e istituzioni, svolgendo come RxP il ruolo di “esperte/consulenti di genere”; 
  • valorizzazione della potenzialità di una rete di organismi: caratteristica della Rete per la Parità è la forza che può avere nell’essere movimento di opinione e gruppo di pressione, certamente maggiore di quella delle sue singole componenti.

Impegniamoci insieme. Buon lavoro. 

Teresa Gualtieri 

Presidente del Comitato Scientifico della Rete per la Parità