Qualcosa si muove in Parlamento a distanza di oltre cinque anni dalla sentenza della Corte costituzionale n.286 del 2016 e a un anno dall’ultimatum che la Corte ha lanciato nel preannunciare di essere intenzionata a esaminare l’intera questione dell’assegnazione del cognome.
Il 15 febbraio è iniziato innanzi alla Commissione Giustizia del Senato l’esame dei vari disegni di legge sulla riforma organica del cognome.
“Non era accettabile che ancora per un tempo indefinito rimanesse in vigore l’articolo 262 del Codice civile, una regolamentazione del cognome palesemente incostituzionale, lesiva dei diritti costituzionalmente garantiti della tutela dell’identità personale (art. 2) e dell’uguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso (art. 3).” dichiara Rosanna Oliva de Conciliis, Presidente dell’associazione Rete per la Parità – e aggiunge: “Dobbiamo la svolta soprattutto all’iniziativa della Corte che, di fronte all’inerzia del Legislatore, ha sollevato l’intera questione davanti a se stessa, un fatto rarissimo da un punto di vista procedurale e vogliamo ancora sperare che entro questa Legislatura il Parlamento approvi la necessaria riforma organica del cognome che da anni la Rete per la Parità, con altre associazioni e con il supporto di giuriste e giuristi, richiede con forza. Una riforma che allinei l’Italia alla maggior parte degli altri paesi disponendo il doppio cognome per legge, salvo diversa concorde volontà di entrambi i genitori. Se, invece, il Legislatore continuasse a non agire, comunque una seconda sentenza della Corte colpirà e presumibilmente colpirà duro. Sarà finalmente spazzata via la lesione dei diritti all’identità di ogni persona e alla parità uomo-donna, tutelati da principi fondamentali della nostra Costituzione.”
“La Rete per la Parità, nei suoi dieci anni dalla fondazione si è posta la modifica dell’attribuzione del cognome tra i principali obiettivi.” dichiara l’avvocata Antonella Anselmo che ha rappresentato la Rete per la Parità nel giudizio deciso con la sentenza della Corte costituzionale n. 286/2016 e aggiunge: “Finalmente vediamo concretizzarsi l’impegno delle Senatrici della Repubblica, convinte ad avviare l’iter parlamentare per la riforma organica del cognome. Iter che seguiremo con molta attenzione. È un incontro con la Storia: abbattere l’ultimo baluardo del patriarcato, un assetto arcaico che non è compatibile con i principi costituzionali e repubblicani, di dignità della persona, non discriminazione e uguaglianza tra i sessi, formale e sostanziale. L’attribuzione del cognome della madre, e non solo del padre, è un riconoscimento formale doveroso, perché dà conto della piena identità e dignità sociale del figlio e della figlia e della parità dei genitori. Mi auguro che il legislatore ponga attenzione anche al linguaggio tecnico giuridico, necessariamente non discriminatorio e inclusivo, considerato che le rivoluzioni culturali si manifestano anche con la formulazione delle regole del patto sociale”.
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Roma, 16 febbraio 2022