Il Parlamento, in seduta comune, ha eletto i dieci componenti laici del Consiglio Superiore della Magistratura.
Sono state necessarie due riunioni: nella prima sono stati eletti nove componenti perché Fratelli d’Italia ha dovuto sostituire la candidatura di Giuseppe Valentino con quella di Felice Giuffrè per il rifiuto del M5S di votarlo a causa di un’indagine a suo carico a Reggio Calabria.
La recente riforma del CSM ha provocato un accordo bipartisan in Parlamento raggiunto superando il criterio della spartizione delle cariche senza entrare nel merito delle candidature. Infatti, per la prima volta è stato sostituito un candidato e l’accordo globale ha comportato il rispetto dell’equilibrio di genere con l’elezione del 40% delle donne tra i componenti laici.
Il risultato è dovuto al risalto dato sulla questione nei mass media e alle pressioni delle associazioni che la Rete per la Parità ha contribuito a diffondere.
La nostra associazione ha dimostrato anche che le donne competenti ci sono, attraverso le candidature di tre socie: la docente e Avvocata Marilisa D’amico e le Avvocate Antonella Anselmo e Sabrina Bernardi.
Meno soddisfacente il risultato della riforma del CSM sulla prima elezione dei componenti togati. Non è stato neanche rispettato l’equilibrio di genere: sono state elette solo quattro donne su sedici.
La Rete per la Parità augura buon lavoro all’intero nuovo CSM e in particolare alle donne, per la prima volta otto su trentatré componenti.