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La riforma del cognome: parità uomo donna e diritto all’identità ancora in attesa

che Governo e Parlamento approvino la legge richiesta dalla Corte costituzionale

                              

Un webinar ricco di spunti, quello organizzato dalla Rete per la Parità, insieme con il CNDI – Consiglio Nazionale delle Donne Italiane e l’InterClubZontaItalia, per ricordare che a distanza di quattro anni dalla sentenza della Corte costituzionale n. 286 dell’8 novembre 2016 sul cognome materno l’Italia è ancora priva di una riforma organica del cognome. Questo grave ritardo impedisce in molti casi di avvalersi della possibilità derivante dall’immediata applicazione della sentenza di aggiungere il cognome materno. Il doppio cognome è ancora condizionato al consenso del padre, e quindi è ancora violata la parità uomo donna e non è tutelato il diritto all’identità, due principi fondamentali della Costituzione italiana. Nel mondo quasi un miliardo di persone ha il doppio cognome ma una visione anacronistica e legata a una mentalità patriarcale impedisce all’Italia di allinearsi ai tanti paesi che hanno già modificato la normativa.

L’evento è inserito tra le celebrazioni promosse dal Comitato 603360 lanciato per ricordare i 60 anni di un’altra importante sentenza della Corte costituzionale, la n. 33 del 1960, che aprì alle donne le principali carriere pubbliche, è stato introdotto e moderato da Rosanna Oliva de Conciliis, presidente della Rete per la Parità. L’associazione, da dieci anni impegnata per la riforma del cognome, ritiene che la grave emergenza causata dalla pandemia, che ha colpito in particolare le donne, debba essere motivo di maggiore attenzione ai provvedimenti necessari per assicurare alle stesse la piena cittadinanza ed eliminare dannosi stereotipi che ancora rendono le donne invisibili.

A seguire sono intervenute Daniela Monaco, presidente del CNDI e Angela Tassara, presidente InterClubZontaItalia, associazioni fondatrici della Rete per la Parità e attive per le celebrazioni dei 60 anni, come nel 2010 per quelle dei 50 anni.

Per impegni istituzionali non hanno potuto partecipare Luciana Lamorgese, Ministra dell’interno, Elena  Bonetti, Ministra per le pari opportunità e la famiglia  e Federico D’Incà, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme, che speriamo di incontrare quanto prima.

Sono poi intervenute la Ministra per le Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone, nonché le senatrici Alessandra Maiorino, prima firmataria di un DDL sulla riforma e Valeria Valente, presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio nonchè su ogni forma di violenza di genere.

Hanno portato significativi contributi legali, giuridici, scientifici e derivanti da esperienze personali, Antonella Anselmo, avvocata della Rete per la parità, Carla Bassu, professoressa associata di diritto pubblico comparato dell’Università di Sassari, Anna Finocchiaro – presidente di italiadecide e già Ministra per le pari opportunità e successivamente per i Rapporti istituzionali, Marcello Galli e Manuela Magalhães – genitori attori della sentenza della Corte costituzionale 286/2016 e Susanna Schivo – avvocata patrocinante i genitori attori.

Un’importante tappa nel difficile percorso verso la nuova legge che ha offerto preziosi spunti per la Rete per la Parità nel proseguire nell’azione di pressione e nell’offerta di collaborazione al Governo e al Parlamento iniziata dieci anni fa. L’intera registrazione della diretta è disponibile su FACEBOOK e sul sito reteperlaparita.it.

Contatti: segreteria.reteperlaparita@gmail.com e Donatella Donato, cell. 3490808986