Anna Maria Isastia: Donne al potere e Covid-19
Fa impressione l’assenza di donne in questo periodo in Italia tra coloro che stanno decidendo delle nostre vite e del nostro futuro.
Eppure le donne al comando fanno la differenza perché vedono le cose da un altro punto di vista e basta scorrere le pagine dei quotidiani per rendersene conto. Il giornalista Antonio Polito scrive sul Corriere della sera che “I paesi che hanno resistito meglio al coronavirus hanno una cosa in comune: sono governati da donne”.
In Nuova Zelanda al governo c’è una donna giovane e decisa che ha messo subito il paese in lockdown ed è riuscita in dieci giorni a contenere la pandemia. Jacinta Arden ha avuto la sensibilità di rivolgersi anche ai bambini spiegando loro la situazione.
La presidente di Taiwan Tsai Ing-wen si è mossa prima di tutti a dicembre 2019, controllando tutti i passeggeri provenienti da Wuhan e prendendo una serie di misure tempestive, con il risultato che nell’isola cinese i morti sono stati finora 6 e adesso Taiwan esporta mascherine in tutto il mondo.
La premier islandese Katrìn Jakobsdòttir ha ordinato test gratuiti per tutti, facendo del suo paese un ‘caso chiave’ che permetterà agli scienziati di conoscere meglio il virus e la sua diffusione.
La più giovane donna leader di governo al mondo Sanna Marin, finlandese, a capo di un esecutivo a prevalenza femminile, ha usato gli influencer per convincere i ragazzi a restare a casa.
La prima ministra norvegese Erna Solberg ha dato largo spazio alla comunicazione e ha tenuto un discorso rivolto direttamente ai bambini per spiegare loro la situazione e tranquillizzarli. Il 20 aprile riapriranno gli asili nido e una settimana dopo le scuole. Diffuso lo smart working. Una app in preparazione permetterà di segnalare se ci si avvicina ad un soggetto infetto.
Mette Frederiksen a capo del governo in Danimarca ha dedicato una conferenza stampa alle domande dei bambini e ha già riaperto le scuole elementari e gli asili, pur con molte attenzioni: un solo alunno per banco, distanza di due metri tra uno studente e l’altro, pause per il lavaggio delle mani. Lo smart working ha fatto aumentare la produttività mentre una app monitora la diffusione del coronavirus in Danimarca.
Stiamo parlando dei quattro paesi nordici che sono più avanti degli altri: Islanda, Finlandia, Norvegia, Danimarca, cui si affiancano altri due Stati piccoli ma significativi come Taiwan e Nuova Zelanda, molto vicini al centro della pandemia che sembra abbiano saputo gestire molto bene.
Accanto a loro la Germania che sta rispondendo molto bene al Covit-19. La Germania è un paese ricco, ben organizzato, con un sistema mutualistico che si sta dimostrando migliore di quello inglese e di quello italiano. La Germania ha una disponibilità di letti in terapia intensiva che è la più alta d’Europa e ha un’ottima rete di poliambulatori sul territorio detti Mvz. Quello che la sanità lombarda non ha e che si stava smobilitando in tutta Italia in nome di una razionalizzazione suicida di cui stiamo vedendo le conseguenze oggi.
La Germania però ha anche Angela Merkel che si è rivolta con decisione e senza tentennamenti alla sua gente, ha chiarito subito che la pandemia andava affrontata con serietà “scavalcando così la lunga fase di negazionismo e incertezza altrove fatale”. La cancelliera tedesca non ha chiuso i Kindergarten perché se i genitori lavorano devono poter portare i figli al nido. L’industria non ha mai chiuso. Le aziende sono state lasciate libere di decidere, a condizione di rispettare le norme sanitarie. Il governo ‘consiglia urgentemente’ l’uso di mascherine sui mezzi di trasporto (non ci sono ordini tassativi). Dal 20 aprile la Germania riparte con prudenza. La competenza e serietà con cui Merkel sta guidando la nazione in questo periodo hanno portato il suo gradimento all’80%.
Antonio Polito ci dice che non si può dire che i Paesi diventano migliori se sono diretti da donne. “Ma forse si può dire che sono diretti da donne perché sono Paesi migliori, e hanno sistemi di selezione più aperti ed egualitari. Se davvero ci avviamo a una depressione stile Anni ’30, mi sentirei più tranquillo con una leadership al femminile: nella lista dei tiranni del Novecento non c’è neanche una donna”.
Diventa quindi importante per noi in Italia chiedere che alle donne siano dati più spazi e maggiori responsabilità pubbliche perché l’abuso di “posizione dominante maschile” danneggia tutti e tutte.
Anna Maria Isastia
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