Buon lavoro alla Commissione d‘indagine sulla violenza contro le donne.

Il 30 agosto si riunirà l’Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione bicamerale d‘indagine sulla violenza contro le donne, presieduta dall’ on.le Martina Semenzato.

Inizia la fase operativa della Commissione e immaginiamo che quel giorno sarà concordato un calendario delle riunioni con i temi da trattare. Tra i primi crediamo ci sarà quello di come impostare i lavori per seguire con la necessaria tempestività l’iter in Parlamento del Disegno di legge C 1294 “Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica”, approvato il 7 giugno scorso dal Consiglio dei ministri e depositato alla Camera in agosto.

Con il provvedimento, il Governo intende:
• velocizzare le valutazioni preventive sui rischi che corrono le potenziali vittime di femminicidio o di reati di violenza contro le donne o in ambito domestico;
• rendere più efficaci le azioni di protezione preventiva;
• rafforzare le misure contro la reiterazione dei reati a danno delle donne e la recidiva;
• migliorare la tutela complessiva delle vittime di violenza.

Il problema del deposito alla Camera anziché al Senato che avevamo segnalato in un nostro articolo sulla Stampa è stato affrontato dai 2 presidenti. Già all’inizio di settembre, alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, dovrebbe iniziare l’esame della proposta governativa in Commissione Giustizia Camera, insieme con la proposta C 439 dal titolo e contenuto analogo, di cui è prima firmataria l’ex ministra Bonetti.

Dopo l’approvazione da parte della Camera il testo potrebbe arrivare al Senato in tempi brevi, tenuto conto delle dichiarazioni sull’urgenza che accompagnarono già l’approvazione a giugno del DDL in Consiglio dei ministri, e la disponibilità anche dei gruppi dell’opposizione.

Ci auguriamo che parallelamente la Commissione possa predisporre un atto di indirizzo con le proprie indicazioni al riguardo che potrebbe essere utile, considerata la complessità dell’intervento.

Questa la composizione della Commissione:
Presidente – Martina Semenzato (Noi moderati).
Vicepresidenti – Cecilia D’Elia (PD) e Laura Ravetto (Lega).
Segretarie – Luana Zanella (deputata di Avs) e Elena Leonardi (Senatrice FDI).
Membri Senatori: Renato Ancorotti, Michaela Biancofiore, Anna Bilotti, Susanna Donatella Campione, Giulia Cosenza, Ilaria Cucchi, Anna Maria Fallucchi, Annamaria Furlan, Alessandra Maiorino, Clotilde Minasi, Daniela Sbrollini, Daniela Ternullo, Elena Testor, Paolo Tosato, Julia Unterberger, Valeria Valente.
Membri Deputati: Cristina Almici, Stefania Ascari, Maria Cristina Caretta, Maria Rosaria Carfagna, Rita Dalla Chiesa, Sara Ferrari, Antonella Forattini, Renate Gebhard, Valentina Ghio, Elisabetta Christiana Lancellotta, Simona Loizzo, Daniela Morfino, Annarita Patriarca, Paolo Pulciani, Immacolata Zurzolo.

Quelle donne uccise e i ritardi della politica

Il 21 agosto in prima pagina su La Stampa è stato pubblicato l’articolo della nostra Presidente onoraria Rosanna Oliva de Conciliis “Quelle donne uccise e i ritardi della politica” e nello spazio “In primo piano”, insieme con l’articolo di Maria Berlinguer “Schlein- Legge bipartisan sui femminicidi”, il suo commento “L’esame della norma passi subito al Senato così faremo prima ad arginare le violenze” .

Come Rete per la Parità ringraziamo ancora una volta La Stampa che sta seguendo con grande attenzione l’iter della legge contro la violenza sulle donne, a dimostrazione del ruolo prezioso e indispensabile dei mass media in questa vicenda.

Ai link sottostanti è possibile consultare gli articoli pubblicati su La Stampa in precedenza.

15 agosto 2021: una data che resterà nella storia

15 agosto del 2021, i talebani riprendevano il controllo di Kabul dopo venti anni di presenza occidentale. Non dimenticherò mai le persone in fuga che si aggrappavano agli aerei in partenza, il tentativo disperato dei genitori che passavano oltre la rete i figli, le centinaia di persone bloccate nel tentativo di fuga.

Era solo l’inizio di una crisi umanitaria e di diritti che vede i talebani, nel secondo anniversario del loro ritorno al potere, pronti, come dichiarano in un loro comunicato, a resistere a qualsiasi minaccia all’indipendenza del Paese

ANSA

Secondo l’Onu “le politiche imposte al popolo afghano hanno portato alla continua, sistematica e scioccante soppressione di una moltitudine di diritti umani, compresi i diritti all’istruzione, al lavoro e alle libertà di espressione, riunione e associazione”. È quanto hanno dichiarato 30 esperti delle Nazioni Unite che hanno rivolto un appello alla comunità internazionale a impegnarsi per sostenere il popolo afghano che vive in una gravissima crisi umanitaria. 

Si stima che 16 milioni di bambini non ricevano cibo di base o assistenza sanitaria e siano quasi 30 milioni, il massimo storico, gli afghani bisognosi di assistenza. Questa recessione economica, hanno sottolineato gli esperti, favorisce pratiche dannose, discriminatorie, oppressive e violente, come il matrimonio forzato e infantile, l’abuso e lo sfruttamento economico e sessuale, la vendita di bambini e organi, il lavoro forzato minorile, la tratta di esseri umani. 

“Le politiche imposte al popolo afghano hanno portato alla continua, sistematica e scioccante soppressione di una moltitudine di diritti umani, compresi i diritti all’istruzione, al lavoro e alle libertà di espressione, riunione e associazione”. 

Gli esperti si sono espressi sulla base di “rapporti coerenti e credibili di esecuzioni sommarie, sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie, torture e sfollamenti arbitrari”. “I più colpiti sono le donne e le ragazze, le minoranze etniche, religiose e di altro tipo, le persone con disabilità, le persone Lgbt+ . Anche i difensori dei diritti umani e altri attori della società civile, giornalisti, artisti, educatori ed ex funzionari governativi e di sicurezza”. 

“Le donne sono state persino private dell’opportunità di trovare conforto in alcuni dei loro spazi, come i saloni di bellezza frequentati e gestiti da donne, a cui è stato recentemente ordinato di chiudere i battenti” hanno spiegato gli esperti.  Inoltre, le autorità de facto hanno introdotto l’uso di punizioni crudeli e indegne, come la lapidazione, la fustigazione e la sepoltura sotto un muro, in violazione degli standard internazionali sui diritti umani, hanno detto, aggiungendo che l’idea di un talebano “riformato” si è dimostrata sbagliata.

Come evidenziato nell’analisi dell’ISPI. integrata dal commento di Giuliano Battiston, l’occidente, dopo due anni non ha ancora individuato quale strategia adottare che vada al di là delle restrizioni.

Due anni di dominio talebano in Afghanistan  | ISPI (ispionline.it)

L’Afghanistan a due anni dal ritorno dei talebani | ISPI (ispionline.it)

Rosanna Oliva de Conciliis, presidente onoraria della Rete per la Parità

Il femminicidio non va in ferie

Di seguito il commento della Presidente onoraria della Rete per la Parità, Rosanna Oliva de Conciliis, pubblicato su La Stampa lo scorso 4 agosto.

Come Rete per la Parità ringraziamo La Stampa per la grande attenzione che dedica al tema del contrasto alla violenza contro le donne che, giorno dopo giorno, assume aspetti sempre più drammatici ed inquietanti.

Abbiamo letto proprio ieri l’articolo da voi pubblicato, a firma di Linda Laura Sabbadini che invita a tenere alta l’attenzione sul tema con fondate argomentazioni. Condividiamo, inoltre, pienamente, quanto esposto da Elisa Ercoli, Presidente di Differenza Donna, nell’appello da Voi pubblicato il 31 luglio scorso.

La Rete per la Parità, Associazione di promozione sociale, che dal 2010 persegue l’obiettivo della parità formale e sostanziale uomo-donna sancita dalla nostra Costituzione – ha sempre posto il tema della violenza contro le donne tra quelli di prioritaria rilevanza e ha  monitorato nelle varie legislature l’impegno assunto al riguardo dal Governo e dal Parlamento.

In particolare, ha seguito anche  il DDL approvato dal Consiglio dei Ministri il 5 giugno scorso, iniziativa lanciata con grande enfasi dai Ministri Pari Opportunità, Giustizia e Interno.  Al riguardo l’8 giugno Rete per la Parità ha diramato sul proprio sito e sui social, una nota di commento riguardante l’iter del provvedimento, il suo contenuto e le integrazioni indispensabili, ed ha sostenuto l’urgenza di rendere operativa la Commissione Parlamentare di indagine sul femminicidio.

Un’anticipazione dell’iniziativa del Governo è stata pubblicata sul sito della Presidenza del Consiglio e oggetto delle dichiarazioni dei tre Ministri che si auguravano un sollecito iter del provvedimento in Parlamento. In realtà se c’è qualcuno da sollecitare è proprio il Governo, perché a distanza di circa due mesi, il DDL di iniziativa governativa non risulta ancora tra quelli all’esame delle Camere. Il Parlamento sta per andare in ferie, ma in ferie non vanno certo le donne sottoposte a violenza e al rischio di essere uccise. Anche il Governo per tradizione non va in ferie e, come Rete per la Parità, non vogliamo neanche immaginare che alla ripresa dei lavori il DDL non sia stato ancora depositato. Sarebbe questa la dimostrazione che il Governo ha altre priorità e sul contrasto alla violenza si limita agli annunci.

Nel frattempo, le Camere hanno insediato la Commissione parlamentare di indagine sul femminicidio, a distanza di cinque mesi dalla legge istitutiva (febbraio 2023) e dopo essere stata annunciata con molta enfasi proprio in occasione del 25 novembre 2022, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne.

Invece la Commissione è diventata operativa solo il 27 luglio con l’elezione dell’Ufficio di Presidenza. Anche in questo caso, però, la situazione appare preoccupante. Nonostante la positiva esperienza nella scorsa legislatura della Commissione di indagine sul femminicidio istituita presso il Senato avesse dimostrato che l’unanimità è necessaria nell’impegno su un tema così vasto, trasversale e importante come la violenza contro le donne, questa nuova Commissione bicamerale parte col piede sbagliato. La Presidente Martina Semenzato di Noi Moderati è stata, infatti, eletta senza la partecipazione al voto delle parlamentari del Movimento 5 Stelle. La Commissione doveva andare alle opposizioni, ma questa  maggioranza ha voluto farla propria.

La Rete per la Parità si augura, che la Commissione possa, nonostante tutto, lavorare efficacemente come la precedente.